L’immagine realizzata con l’Intelligenza Artificiale scambiata per un reperto archeologico

Nei giorni successivi al ritrovamento archeologico di San Casciano ai Bagni, l’artista Fabrizio Ajello ha realizzato un’immagine ispirata alle statue con un programma di Intelligenza Artificiale. La “fotografia” circola online e diventa rapidamente virale, mescolandosi agli scatti reali. Il protagonista della storia ci spiega come è andata

In merito alla faccenda della statuetta etrusca “fake” circolata negli ultimi giorni sui social è venuto il momento di fare un po’ di chiarezza. L’immagine in questione, infatti, non è uno scatto che immortalerebbe una delle ventiquattro statuette riemerse dal fango dei Bagni di San Casciano, bensì il prodotto di un’elaborazione Text to Image da me realizzata per un progetto artistico che indaga le dinamiche di interpolazione, rimediazione e diffusione che governano i social oggi (ab)usati un po’ da tutti.

Fabrizio Ajello, Giovinetto polidattilo

Fabrizio Ajello, Giovinetto polidattilo

DALL’ARCHEOLOGIA ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Ricostruiamo i fatti: l’8 novembre la notizia del ritrovamento straordinario di una serie di reperti archeologici di epoca etrusco-romana lascia estasiata l’Italia intera, per poi fare il giro del mondo. Nei giorni precedenti stavo lavorando con l’applicazione AI Midjourney sfruttando l’opzione v4, che consente la generazione di immagini di qualità superiore alle versioni precedenti. Ebbi l’idea di provare a realizzare un’immagine che potesse raccordare e fondere insieme la ieraticità dei reperti del passato con l’immagine di un giovane alla deriva tra fango e onde. Dopo una lunga notte di prompt (ossia le istruzioni/indicazioni testuali che rendono possibile il “dialogo” con Midjourney e dunque la produzione di immagini) sono riuscito a raggiungere un risultato che ritenevo estremamente interessante, anche se con aberrazioni tipiche dei programmi TTI ‒ il numero eccessivo di dita ad esempio ‒ e così decisi di pubblicarla, lo stesso giorno della notizia del ritrovamento, sul mio profilo personale di Facebook e Instagram. L’unica indicazione che accompagnava l’immagine era “#trovate”. Una didascalia ambigua, non lo nego, ma in nessun modo si faceva cenno ai reperti di San Casciano. Il termine trovate mi convinceva in virtù del gruppo di quattro risultati che trovavo particolarmente riusciti e che avrei voluto postare singolarmente nei giorni seguenti. Ma, nel frattempo, qualcosa aveva preso il sopravvento e nelle ore successive l’immagine del mio giovinetto polidattilo diventa virale rimbalzando su tutti i social. I commenti che la accompagnano sono i più variegati: dal complottismo alla critica feroce, dalla battuta sagace ai complimenti per l’errore grossolano.

E.L.: ma la mano sinistra ha sette dita…
M.F.: beh, sì, può essere. Erano statue votive e probabilmente il pio donatore aveva questa anomalia.
F.P.: Caspita, erano bravi a lavorare il bronzo, ma in anatomia erano “0”, questo bronzo ha 7 dita nella mano sinistra.
R.L.: Che viso straordinario, proprio tipico degli etruschi, che sembravano degli elfi.
O.P.: Questa potrebbe essere l’immagine attuale di una piccola vittima del Mediterraneo. La storia si ripete sempre.

F.P: per le mani e i piedi già conoscevano i programmi di intelligenza artificiale?
L.R.: O è un fake o è un alieno.

G.I: All’area 51 l’hanno sempre saputo che l’Etruria era uno dei porti di attracco di civiltà aliene. Finalmente vengono fuori le prove.
A.I.: questa sconvolgente scoperta invita ad una riflessione profonda, sono sicuro che a breve verrà fuori che si tratta di un fake, così da insabbiare le prove di una civiltà scomparsa e misteriosa che potrebbe invece svelare molti misteri sul nostro passato.

La circolazione sui social del Giovinetto polidattilo

La circolazione sui social del Giovinetto polidattilo

LA SPINOSA QUESTIONE DEI SOCIAL NETWORK

Ovviamente in molti hanno compreso che si trattava di un errore clamoroso, ma vorrei chiarire che non ho assolutamente e in nessun modo sostenuto che l’immagine del giovinetto polidattilo fosse uno dei reperti rinvenuti. L’immagine è rimbalzata velocemente su diversi profili personali, anche di raffinati intellettuali e di gruppi.
Ad esempio su Facebook Labodif, con 28.357 like, 1.101 commenti e 6.662 condivisioni in poche ore, è forse il primo profilo a postare l’immagine incriminata con riferimenti diretti allo scavo di San Casciano (il post è stato di recente rimosso). A seguire: ANTICAE VIAE, Viaggiare insieme, Anartist, Nuovi Mondi, Astronomia e Scienza. Persino alcuni amici addetti ai lavori sono incappati in condivisioni ‒ per così dire ‒ ingenue. Ovviamente può succedere a chiunque (o forse no?) ed è uno dei trick ma anche delle potenzialità dei social network: rapidi, pervasivi, fluidi, ambigui. D’altronde, come scrive il filosofo Byung-Chul Han nel suo recente saggio Perché oggi non è possibile una rivoluzione, “nell’ipercomunicazione digitale tutto si mischia con tutto. In fin dei conti l’immagine del giovinetto polidattilo è un’operazione artistica che ha preso il sopravvento, senza imporsi e senza dichiarazioni fuorvianti, in un momento di grande emotività per la strepitosa scoperta archeologica, ma è anche forse uno tra i primi esempi di utilizzo di Midjourney (prima o poi sarebbe successo grazie ad app TTI come Stable Diffusion, DALL-E, e così via) per un processo di testing nei confronti del funzionamento dei social e della diffusione di immagini/notizie che molto spesso sfuggono al controllo proprio per le caratteristiche peculiari di queste applicazioni.
Lo scrollare repentino e il cercare l’immagine che altri non hanno, quella “più forte”, anche se a volte per certi versi incredibile, comporta errori di lettura e conseguenti quanto doverose smentite. Aggiungo che le peculiarità delle immagini che reputo più interessanti sono proprio l’irrequietezza e l’indipendenza da chi le compone e le condivide. In fin dei conti esse riescono a far emergere altro, a rimettere in discussione, ad aprire uno spazio di dubbio. Se “nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso”, come affermava il sociologo Guy Debord, il giovinetto polidattilo è solo il testimone dei continui inciampi del nostro sguardo nell’intricatissima selva social.

Fabrizio Ajello

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