Palazzo Strozzi fa divulgazione tra Digital Art e NFT

Sei tra i più importanti artisti digitali al mondo portano a Firenze le proprie opere (o le creano apposta) in occasione della mostra “Let’s get digital: NFT e nuove realtà dell’arte digitale”

Un’aura di pace invade il cortile di Palazzo Strozzi: una grande onda azzurra prende possesso di un megaschermo che sembra appoggiato nel chiostro, milioni di pixel si accavallano in moto perpetuo gli uni sugli altri mescolando come nel delirio tutte le opere del Rinascimento. L’opera site specific Machine Hallucinations – Renaissance Dreams dell’artista Refik Anadol (Istanbul, 1985) apre la nuova esposizione dell’istituzione fiorentina dedicata all’arte digitale e ai Non Fungible Token. Lets get digital: NFT e nuove realtà dellarte digitale è il titolo della mostra che, dal 18 maggio al 31 luglio 2022, si prefigge di aprire al grande pubblico il sempre meno misterioso mondo dell’arte digitale con spiegazioni ed esempi diretti. “È una mostra che parla di futuro”, dice il direttore di Palazzo Strozzi Arturo Galansino, che ha curato la mostra insieme alla direttrice del MoCDA – Museo d’Arte Digitale Contemporanea Serena Tabacchi. “È dopotutto questo lo spirito della nostra serie dedicata all’arte digitale, ‘Palazzo Strozzi Future Art’, iniziata con l’intervento di JR e il progetto Alter Eva”.

LA MOSTRA LET’S GET DIGITAL A PALAZZO STROZZI

Con le opere di sei tra le più rilevanti voci dell’arte digitale al mondo, l’esposizione guida il pubblico tra il cortile e la Strozzina (lo spazio interrato sotto il museo) attraverso una selezione di opere dal mondo dell’arte digitale con l’aiuto di una serie di parole chiave. In poche sale la mostra riesce a schivare il doppio rischio di essere o paternalisticamente banale o ciecamente iper-specialistica guidando con leggerezza i visitatori da uno schermo all’altro. Il pubblico con più dimestichezza riconoscerà l’ormai celebre Everyday di Beeple, presente con una serie di opere che tra il caustico e il pop commentano la modernità (è la testa di Elon Musk ad animare il Gigachad che porta a spasso un Doge). A queste opere si accostano l’eterno ritorno dell’Eroding and Reforming Best of Rome (One Year) di Daniel Arsham, la famosa casa marziana di Krista Kim (la prima mai fatta in forma di NFT), le robo-donne Eva 0 ed Angel del collettivo Anyma (che regalano a chi visita la mostra un NFT no profit detto POAP – Proof of attendance protocol). Pièce de résistance, l’opera video-poetica Arcadia realizzata da Andrés Reisinger insieme alla poetessa Arch Hades e il compositore RAC sull’angoscia del vivere contemporaneo: l’installazione a tre canali (che spezzano il video originale) presenta una serie di immagini impossibili – mele che passano attraverso le pareti, bicchieri senza gravità e nature artificiali – riecheggiando le parole appena intelligibili dell’autrice mentre commenta la solitudine e la frammentazione dell’umano moderno.

Beeple (Mike Winkelmann) Everydays: GIGACHAD, 2021 Video files (NFT) RFC Collection - Pablo Rodriguez-Fraile & Desiree Casoni Courtesy the artist

Beeple (Mike Winkelmann), Everydays: GIGACHAD, 2021, Video files (NFT), RFC Collection – Pablo Rodriguez-Fraile & Desiree Casoni, Courtesy the artist

SPIEGARE L’ARTE DIGITALE PER APRIRLA AL PUBBLICO: PARLA SERENA TABACCHI

L’arte digitale crea un contatto diretto con il pubblico”, spiega la curatrice Tabacchi, “e lo fa attraverso una tecnologia innovativa, la blockchain. L’idea di questa mostra è quella di spiegare e avvicinare il pubblico alla digitalizzazione attraverso l’arte, sia di materiale fisico che non fisico”. Da quando nel 2018 la tecnologia per creare queste opere è diventata più accessibile, e quindi non solo riservata ai coder, gli artisti sono entrati in un mondo più accessibile e decentralizzato: “Come una biblioteca è un modo per catalogare le informazioni in modo centralizzato e localizzato, con un forte impatto in termini di sostenibilità ambientale e accessibilità, così la blockchain cattura questi dati e li rende accessibili: un artista ora può certificare in modo legittimo e trasparente la sua opera d’arte digitale rendendola unica”. Proprio a mimare questa accessibilità la mostra illustra con parole chiave scritte a muro – per esempio NFT e blockchain, ma anche criptoarte e minting – mostrando come questa rivoluzione tocchi “mercato, estetica e condivisione grazie alla tecnologia”, chiosa Tabacchi. Il paradosso finale? Le spesse mura di Palazzo Strozzi tagliano fuori internet. Ma non temete”, ridono i curatori, “c’è il wi-fi”.

– Giulia Giaume

 

 

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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