Le sfide per la trasformazione digitale dei musei

Tra i numerosi effetti prodotti, l’emergenza legata al Covid ha avuto anche quello di accelerare i processi di digitalizzazione nelle aziende, nella scuola, nella pubblica amministrazione e nel mondo della cultura. Se è vero che questi processi erano in atto già prima dello scorso marzo, la loro diffusione procedeva molto a rilento. Ad esempio, le […]

Tra i numerosi effetti prodotti, l’emergenza legata al Covid ha avuto anche quello di accelerare i processi di digitalizzazione nelle aziende, nella scuola, nella pubblica amministrazione e nel mondo della cultura. Se è vero che questi processi erano in atto già prima dello scorso marzo, la loro diffusione procedeva molto a rilento. Ad esempio, le aziende faticavano ad accettare l’idea dello smart working e anche nella pubblica amministrazione l’erogazione dei servizi digitali incontrava numerose resistenze culturali e organizzative.
Il mondo delle istituzioni culturali non faceva eccezione. Tuttavia, di fronte all’emergenza e alla chiusura repentina e imprevista delle attività, le istituzioni culturali hanno reagito immediatamente portando online alcuni dei loro contenuti. Se questa reazione è stata inizialmente piuttosto estemporanea, nei mesi successivi si è avviata una riflessione più strutturata sulle modalità più efficaci con cui le istituzioni culturali possono proporre contenuti digitali.

MUSEI, DIGITALE E PUBBLICO

Al fine di stimolare il confronto e la condivisione delle esperienze avviate nell’ultimo anno, GATE 4.0, Distretto Advanced Manufacturing di Regione Toscana, insieme all’Università di Pisa e all’Università di Modena e Reggio Emilia, ha promosso il Talk Together “La Cultura sarà virtuale? I musei e la sfida del digitale”. L’incontro si è tenuto il 4 febbraio e ha visto la partecipazione di Chiara Bodei (Sistema Museale d’Ateneo Università di Pisa), Michela Cicchinè (Lucca Center of Contemporary Art) e Marta De Michelis (Museo Salvatore Ferragamo). Dall’incontro è emerso come gli istituti museali hanno inizialmente cercato di reagire alle difficoltà del periodo implementando soluzioni finalizzate a interagire con il proprio pubblico di riferimento, impossibilitato a recarsi fisicamente al museo a causa delle restrizioni in atto. In particolare, i musei hanno utilizzato gli strumenti digitali (Facebook, Instagram, YouTube, Twitter) per promuovere la diffusione di contenuti, ad esempio creando appuntamenti fissi con gli utenti mediante l’utilizzo di dirette oppure cercando di intrattenerli con quiz e post di approfondimento. È questo, ad esempio, il caso del Lucca Center of Contemporary Art, che sul proprio canale YouTube ha pubblicato una serie di contenuti tra cui gli approfondimenti sulle esposizioni fatti dal proprio direttore insieme a un’attrice (al fine di rendere più dinamica la presentazione).
I partecipanti al Talk Together hanno evidenziato però come le iniziative digitali possano avere un impatto più profondo nel momento in cui queste vengono avviate in modo più organico. In quest’ottica, le pratiche e le soluzioni digitali possono essere strumenti che permettono ai musei di adattarsi all’evoluzione del contesto di riferimento. Negli ultimi anni, infatti, è in corso un dibattito sulla trasformazione del ruolo del museo da “contenitore” ed “espositore” di patrimonio culturale a spazio di attivazione di progettualità e relazioni con i diversi soggetti dell’ecosistema di riferimento. In questo senso, i musei sono chiamati a interagire con diversi pubblici in un’ottica sia di accountability nei confronti della comunità di riferimento sia di creazione di opportunità per la sperimentazione di attività che vadano oltre la fruizione della collezione permanente. L’idea è quella di aprire maggiormente i confini dei musei, attivando collaborazioni strutturate con soggetti esterni (aziende, artisti, associazioni, mondo della ricerca, ecc.), rendendoli veri e propri laboratori per la creazione di nuove esperienze e prodotti culturali.

Di fronte all’emergenza e alla chiusura repentina e imprevista delle attività, le istituzioni culturali hanno reagito immediatamente portando online alcuni dei loro contenuti”.

In questo passaggio le tecnologie digitali possono svolgere un ruolo importante. Esse, infatti, possono essere d’aiuto sia per creare diverse “narrazioni” del museo rispetto ai potenziali pubblici di riferimento sia per creare nuove forme di fruizioni culturali ispirate al principio del “digital by design”, cioè all’utilizzo delle tecnologie digitali per la produzione di contenuti ad hoc. Un esempio in tal senso è il Venice VR Expanded, un’iniziativa della Mostra del Cinema di Venezia che costituisce un prodotto culturale digitale con forme di distribuzione e fruizione differenti da quelle tradizionali e che è stato ospitato anche in diverse realtà museali (un’iniziativa collegata è il Virtual Reality Movie Festival, che ha visto una delle prime edizioni pilota a Pisa durante l’internet festival co-promosso dal Festival dei Popoli di Firenze).
Un’altra area di attività in cui le tecnologie digitali possono avere un elevato potenziale di applicazione è quella dell’educational. In tal senso, il digitale può essere non solo un modo per favorire l’erogazione di laboratori didattici online, ma anche per la produzione di contenuti digitali ad hoc che possono offrire una nuova esperienza museale a ragazzi e ragazze in età scolare. Se tutti sono stati concordi nel ribadire che l’esperienza fisica non potrà mai essere sostituita dal digitale (anche se si sono rivelati molto interessanti gli esperimenti di Virtual Tour organizzati sia dal Museo Ferragamo sia dal Sistema Museale d’Ateneo con riferimento al Museo degli Strumenti per il Calcolo), è chiaro che esperienze digitali positive possono rappresentare un modo per ingaggiare nuovi pubblici e invogliare a visitare fisicamente i musei non appena possibile.

DIFFICOLTÀ E SFIDE

Le difficoltà di intraprendere un percorso del genere non sono poche. Tra queste si segnala il gap di competenze. Se infatti i musei vogliono perseguire una nuova funzione sociale e culturale allargando il campo delle proprie attività e portando avanti processi di trasformazione digitale di ampio respiro, è fondamentale la disponibilità di persone adeguatamente formate che sappiano abbinare competenze digital alla conoscenza delle specificità delle realtà museali. Una possibile soluzione può essere quella di attivare relazioni con altri soggetti operanti nell’ecosistema di riferimento (soprattutto università e imprese) al fine di avviare processi di formazione e sviluppo di iniziative comuni che, dopo un primo momento di prototipizzazione, possano essere realizzate su scala più ampia.

Maria Cristina Bonti, Costina Andreea Calota, Fabrizio Montanari, Diego Teloni

https://distrettogate40.it

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Fabrizio Montanari

Fabrizio Montanari

Fabrizio Montanari ha conseguito il Ph.D. in Business Administration presso l’Università Bocconi. Attualmente è Professore Associato di Organizzazione Aziendale presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, dove è responsabile scientifico dell’Unità di Ricerca OPERA del centro di ricerca…

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