Presente (e futuro?) delle gallerie virtuali. Intervista a Dario Buratti

Dario Buratti, titolare di VR Cult, interviene sull’utilizzo della realtà virtuale da parte di gallerie e musei.

Secondo appuntamento con la rubrica dedicata all’uso della realtà virtuale, accelerato dal lockdown, nell’ambito espositivo. Stavolta a prendere la parola è Dario Buratti, titolare di VR Cult.

Sono molti i musei e le gallerie che si stanno attrezzando anche con sedi virtuali?
Sicuramente esiste un interesse, sia da parte di artisti che da parte di gallerie che da parte di entità come la Quadriennale di Roma, di poter operare all’interno di spazi virtuali.

Quali esempi si distinguono in questo panorama?
Se parliamo del panorama italiano possiamo dire che ultimamente si sono viste molte esperienze interessanti come quelle presentate al MiC [Musei in Comune di Roma, N.d.R.] di Marina Bellini su Second Life o anche le esperienze di Patrick Moya. O ancora i grandi spazi espositivi su Sansar, che comunque hanno proposto eventi legati al design, al cinema e più in generale all’arte ‒ noi stessi abbiamo proposto esperienze del genere, sia in passato che in questo periodo.

Puoi citare qualche tuo progetto di musei, gallerie o di mostre virtuali?
Attualmente è disponibile il grande spazio espositivo che abbiamo creato io e Marina Bellini su Sansar dedicato all’arte e che in questo momento presenta la mostra di Musante e Matteo Guariso. Io mi sono occupato dell’architettura e della configurazione della scena mentre lei degli allestimenti della mostra di Musante, l’allestimento di Guariso l’ho curato io direttamente. Inoltre abbiamo fondato Dogma VR Factory, sempre su Sansar, che sta per ospitare le mostre personali di Barry William Hale, di Saturno Buttò e di Miguel Angel Martin.

VR CULT Art Gallery

VR CULT Art Gallery

Rispetto a dieci anni fa, nel campo degli spazi virtuali per esposizioni si sono fatti grossi progressi? E di che tipo?
Indubbiamente. Innanzitutto abbiamo visto l’evoluzione di device per la fruizione di spazi virtuali come i visori VR, i quali permettono di raggiungere un livello di esperienza immersiva sicuramente più profondo e ovviamente abbiamo assistito alla nascita di piattaforme social VR che permettono una navigazione di questo tipo e con un grado di realismo molto più convincente.

In futuro pensi che avranno maggior diffusione le visite virtuali non interattive o piuttosto quelle interattive nei mondi virtuali?
La seconda ipotesi, certo. Va solo trasmesso meglio al pubblico il concetto di “immersività” perché ne comprenda la differenza ‒ e questo può essere fatto solo permettendogli di sperimentare di cosa si tratta.

Che cosa pensi di un approccio con visite miste, con visitatori del museo reale che incontrano altri visitatori nella versione virtuale del museo?
Quello dei crossover è un tipo di esperienza sicuramente interessante e che andrebbe sviluppato. Io personalmente non sono a conoscenza di eventi del genere realizzati in gallerie d’arte o musei, a parte ovviamente quelli di MOYA che sperimenta sempre nuove esperienze. Ho visto crossover di altro genere, anche quello che fece Moioli durante una presentazione in Brera nel 2011, credo SL/RL.

VR CULT Art Gallery

VR CULT Art Gallery

Per le gallerie non interattive si usa molto Unity. Ci sono altri motori grafici adatti per questo scopo?
Certo. Unreal Engine potrebbe essere una buona alternativa.

Quali sono i mondi virtuali più adatti per creare spazi espositivi?
Secondo il mio parere sono tre: Second Life, Sansar, Sinespace.

Quando si diffonderanno i visori tipo Oculus per visite nelle gallerie e nei musei?
Sempre a parere mio, quando raggiungeranno un grado di miniaturizzazione ed ergonomia più user friendly. Il prezzo è relativo, tuttavia rimarranno sempre dispositivi di nicchia finché non entrerà sul mercato a pieno titolo la Realtà Aumentata. È anche una questione di contenuti.

Mario Gerosa & Gianpiero Moioli

https://atlas.sansar.com/experiences/colpowexler/vr-cult-the-events-hub

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Mario Gerosa

Mario Gerosa

Mario Gerosa (1963), giornalista professionista, studioso di culture digitali, cinema e televisione, si è laureato in architettura al Politecnico di Milano. È stato caporedattore di AD e di Traveller e ora è freelance. Dopo aver scritto il primo libro uscito…

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