La moda del 2025 in 5 momenti da ricordare 

Il fashion system è cambiato nell’arco dell’anno appena trascorso. E questo continua a generare incertezza sulle previsioni per il 2026. Intanto ripercorriamo il 2025 attraverso gli avvenimenti più significativi

Chi l’avrebbe mai detto che il 2025 si sarebbe rivelato ancora più tormentato dell’anno precedente per il mondo della moda. A ben vedere, potrebbe essere letto come una naturale estensione del 2024: molte dinamiche — talvolta malsane — si sono infatti protratte nei dodici mesi appena conclusi. Il risultato non poteva che essere un’ulteriore, profonda rivoluzione del sistema moda e della sua organizzazione, così come l’abbiamo conosciuta per decenni. Eppure, anno nuovo significa anche nuovi propositi. 

Francesca Bellettini
Francesca Bellettini

La rivoluzione in casa Kering 

A inaugurare questo nuovo capitolo è stata, infatti, la rivoluzione in casa Kering. Il secondo gruppo del lusso più importante al mondo ha cambiato guida, nominando Luca de Meo — ex Renault — come nuovo CEO. Una decisione che ha inevitabilmente innescato un forte scossone interno. Francesca Bellettini è stata infatti chiamata a ricoprire il ruolo di CEO e Presidente di Gucci, con l’arduo compito di risollevare la complessa situazione del marchio. Non a caso, nel febbraio 2025 Sabato De Sarno ha lasciato la direzione creativa, cedendo il testimone, a sorpresa, a Demna, reduce dall’esperienza in Balenciaga. Una scelta tutt’altro che casuale: Gucci resta il fiore all’occhiello di Kering, il brand che più di ogni altro determina l’andamento dell’intero gruppo, seguito da Saint Laurent. 

Versace SS26
Versace SS26

L’espansione del Gruppo Prada 

Sul fronte opposto, il Gruppo Prada ha continuato a macinare risultati record, affermandosi come uno dei fenomeni più rilevanti della moda contemporanea. Questo slancio ha portato a un investimento di peso: l’acquisizione di Versace. Un’operazione che ha segnato la fine di un’era, con Donatella Versace non più alla direzione creativa e l’uscita di scena anche di Dario Vitale, rimasto in carica appena otto mesi. Una notizia che ha deluso chi aveva apprezzato la svolta autenticamente rétro dello stilista, ex Miu Miu. L’acquisto della Maison della Medusa da parte di Prada ha aperto però un nuovo capitolo, lasciando il settore con il fiato sospeso: chi raccoglierà l’eredità di Gianni, poi di Donatella e infine di Dario? Una figura che, anche in questo caso, sarà chiamata a risollevare una situazione tutt’altro che semplice, a colpi di creatività. A guidare Versace oggi è Lorenzo Bertelli, figlio di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, nominato presidente esecutivo. 

Sabato De Sarno. Photo Giorgia Solmonte
Sabato De Sarno. Photo Giorgia Solmonte

Il valzer dei direttori creativi (ancora una volta) 

Inevitabile, dunque, che anche nel 2025 il valzer dei direttori creativi sia tornato a dominare la scena, sulla scia di quanto già accaduto nel 2024 e nel 2023. Da Olivier Rousteing, che ha salutato Balmain dopo 14 anni, a Pierpaolo Piccioli approdato in Balenciaga; da Maria Grazia Chiuri in Fendi a Jonathan Anderson in Dior, fino a Matthieu Blazy in Chanel. E questi sono solo alcuni dei movimenti più “rumorosi” dell’anno. Elencarli tutti richiederebbe tempo: ciò che è certo è che il settore ha attraversato una vera tempesta, capace di far saltare una decina di sedie e di portare alla ribalta nuovi volti, futuri autori della moda che verrà.

Sfilata Giorgio Armani Privé Primavera Estate 2025. Courtesy Giorgio Armani
Sfilata Giorgio Armani Privé Primavera Estate 2025. Courtesy Giorgio Armani

La morte di Giorgio Armani, la fine di un’epoca 

A scuotere profondamente il 2025 è stata anche la scomparsa di Giorgio Armani, avvenuta il 4 settembre. Re indiscusso del Made in Italy, artefice dell’eleganza milanese e figura cardine della moda italiana. Ha inventato il greige, destrutturato l’abito formale alleggerendolo, portato l’Italia nell’Haute Couture francese, dominato i costumi del cinema hollywoodiano e costruito un gruppo miliardario. In teoria e in pratica, un mito. Un’icona che se ne va proprio mentre il sistema moda attraversa un cambiamento radicale, non troppo distante da quello che lui stesso aveva contribuito a innescare tra gli Anni Ottanta e Novanta. 

Matthieu Blazy. Photo David Sims
Matthieu Blazy. Photo David Sims

Il debutto di Matthieu Blazy in Chanel 

Infine, ultimo in ordine cronologico ma non per importanza, il debutto di Matthieu Blazy in Chanel. L’appuntamento più atteso dall’annuncio della sua nomina, perché Chanel resta Chanel. È la maison che le donne sognano di indossare dagli Anni Venti del secolo scorso: per il tailleur, i profumi, le borse. Un ideale di femminilità che sembrava essersi assopito e che, quasi per magia, Blazy è riuscito a risvegliare. Oggi non si parla d’altro che della casa fondata da Coco Chanel, complice il successo delle prime due collezioni, che hanno iniziato ad adattare i codici storici della maison al presente. Un’operazione che ricorda, per visione e ambizione, quella compiuta da Karl Lagerfeld a cavallo tra due secoli. 

Giulio Solfrizzi 

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Giulio Solfrizzi

Giulio Solfrizzi

Barese trapiantato a Milano, da sempre ammaliato dall’arte del vestire e del sapersi vestire. Successivamente appassionato di arte a tutto tondo, perseguendo il motto “l’arte per l’arte”. Studente, giornalista di moda e costume, ma anche esperto di comunicazione in crescita.

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