
Maria Grazia Chiuri lascia Dior dopo nove anni di direzione creativa della linea Donna della maison. Annunciata a sorpresa nel 2016, diventando la prima donna a capo della casa di moda, ha sviluppato fin dal primo istante una visione globale del fashion che passa dall’arte alle collaborazioni con chi questa la fa. Come conferma il recente documentario Her Dior, diretto dal regista francese Loïc Prigent.
Il rapporto tra Maria Grazia Chiuri, Dior e l’arte
Non ha mai perso occasione per coinvolgere le artiste più disparate, affermate o emergenti che esse siano. Spesso queste collaborazioni sono sfociate in installazioni, allestimenti, abiti e accessori, sostenendo un femminismo molto caro alla Chiuri. Nel corso degli anni la continua relazione bilaterale ha vissuto momenti importanti. Se ne potrebbero selezionare tanti, come l’abito realizzato da Dior in collaborazione con Claire Fontaine per Chiara Ferragni alla 73esima edizione del Festival di Sanremo. Fu la stola-manifesto con ricamato il claim ‘Pensati libera’ a far parlare utilizzando semplici ma forti parole arrivano da un’opera di Claire Fontaine.
Le artiste che hanno collaborato con Dior
Prima dell’abito, ci furono gli allestimenti di Judy Chicago, Silvia Giambrone e Lucia Marcucci. Eppure non ci sono solo pittrici o creative a tutto tondo in questa lunga collaborazione, ma anche scrittrici. Fu la Chiuri a riportare in passerella le T-shirt con messaggi politici, come quella con la frase dell’autrice Chimamanda Ngozi Adichie. La maglia “We Should All Be Feminists”, presentata durante la sfilata Primavera Estate 2017, è stata per anni tra i capi più popolari della Maison francese, sancendo il successo della stilista pugliese.
Il futuro di Maria Grazia Chiuri
Perché Maria Grazia Chiuri ha sviluppato un approccio fondamentalmente femminista alla moda, che valorizza il corpo lasciandolo libero di essere qualsiasi cosa. Essendo l’abbigliamento uno strumento di affermazione personale, questo è il modo migliore per esprimere la libertà della donna nel vestirsi e presentarsi come vuole. Adesso si vocifera che le redini della maison verranno prese dal fashion designer Jonathan Anderson, già nominato direttore creativo di Dior Men. Che ne sarà, dunque, della visione di Chiuri, lavoratrice indefessa per 17 anni davanti ai riflettori, sulle passerelle di Fendi, Valentino e della maison francese guidata per quasi un decennio?
Giulio Solfrizzi
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