A che punto è la transizione sostenibile nella moda? Una lista delle iniziative più recenti

Il mondo della moda è in continuo divenire. Alcune realtà hanno anche percorso una transizione sostenibile. Ma le evoluzioni sono molte e ogni tanto bisogna mettere ordine. Ecco le news sulla moda ecosostenibile da non perdere

La sostenibilità, per credo o per necessità, ma senz’altro per fortuna, è sulla bocca di tutti. Richiede ai produttori un salto evolutivo e creativo perché il design gioca un ruolo importante nella durabilità di un capo. Richiede una completa riorganizzazione dei nostri modelli di produzione e lavorazione. E richiede investimenti. Necessita di una visione culturale. Un cambio di mentalità che porta con sé il peso di una scelta, di chi è disposto a limitare le logiche di mercato a ciò che è strettamente necessario per dar peso ai contenuti, al pensiero dietro ogni produzione dal suo inizio al suo fine vita. Il tutto, fino ad oggi, senza il supporto delle istituzioni e in controtendenza con i competitor che li circondano, che cedono, chi più e chi meno, alla contaminazione delle fibre sintetiche, della sovrapproduzione e della dislocazione della catena produttiva in paesi remoti, pagando salari insufficienti e utilizzando gli stessi paesi o i vicini come discarica tessile. Lo stesso salto evolutivo è richiesto ai consumatori. Come in tutti gli ambiti che riguardano l’acquisto, oggi la sfida è l’informazione, la forza dedicata a non essere persuasi dal greenwashing, e quindi un lavoro di ricerca, che significa un investimento di tempo e di economia per assicurarsi quello che in passato avremmo dato per scontato: un indumento sano da indossare, senza tracce di fibre sintetiche derivanti dal petrolio, e anche un prodotto frutto di salari dignitosi che dureranno nel tempo.

Lo stato della moda sostenibile

Esigere trasparenza, le nuove affascinanti fibre e materie sostenibili presenti sul mercato, le produzioni lente a km zero, Metaverso, Web 3.0 e Intelligenza Artificiale a sostegno dei processi di sostenibilità, le certificazioni, i luoghi dove potersi informare e i documentari a cui poter accedere: se oggi tutto questo non ha ancora avuto il tempo di risolvere la nostra situazione ambientale e sociale, ha avuto il ruolo fondamentale di coinvolgere produttori e consumatori all’interno di un processo di cambiamento culturale, permettendo di immaginare un futuro diverso e circolare. Servono le leggi per plasmare la società in cui viviamo e finalmente dall’Europarlamento è arrivato il via libera il 12 marzo 2024 alla Direttiva Green Claims contro il greenwashing e il 13 marzo alla proposta di revisione della direttiva quadro sui rifiuti relativamente ai tessili, che riguarda la responsabilità estesa per i produttori che dovranno coprire i costi del fine vita dei beni prodotti. La legislazione volge al termine, ma i voti espressi in plenaria sono giuridicamente vincolanti nella legislatura successiva. Intanto, le immagini delle discariche in Cile, Ghana, Bangladesh, Indonesia e India raccontano una tragica crisi legata ai rifiuti tessili, di cui siamo responsabili e che ben si evince dai dati della commissione europea: l’UE genera 5 milioni di tonnellate di indumenti tra abiti e calzature scartati ogni anno, circa 12 kg a persona, di cui riesce a riciclare 1% del materiale presente. E nell’attesa che vengano definiti i meccanismi e gli obiettivi che regolano la gestione e la prevenzione dei rifiuti tessili entro il 31 dicembre 2024, vediamo alcune notizie che danno speranza in una moda veramente sostenibile.

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La petizione per chiedere a Zara di rinunciare alla “moda aerea” ha raggiunto l’AD di Inditex

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I 10 anni di Fashion Revolution Week

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L’Intelligenza Artificiale per un’economia circolare e scalabile

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Lottozero: un percorso di progresso

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I webinar mensili del Movimento Moda Responsabile

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Il programma di accelerazione al femminile

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Esiste una piattaforma di e-learning a sostegno della circolarità nella moda

Nonostante gli abiti e le scarpe non siano beni deperibili, quelli del fast fashion viaggiano rapidamente in aereo da un paese all’altro, creando danni per l’ambiente. Nel 2022 l’Unione Europea da sola ha importato ed esportato oltre 700.000 tonnellate, che corrispondono alla capacità di carico giornaliera di 7.000 grandi aerei cargo o 20 voli cargo merci. A fare luce sull’uso dannoso del trasporto aereo da parte dell’industria del fast fashion, l’ultimo report del settore elaborato da Public Eye e diffuso in Italia da Abiti Puliti, la coalizione italiana di Clean Clothes Campaign, dal quale emerge che Inditex è l’azienda con il trasporto più cospicuo. Insieme, Abiti Puliti e Public Eye hanno lanciato una petizione per chiedere a Zara di rinunciare alla moda aerea. Abbiamo anche noi condiviso sull’ultimo Focus Moda di Artribune la petizione che ha raggiunto oltre 26mila firme, che sono state consegnate a Oscar Garcia Maceiras, Amministratore Delegato di Inditex con la speranza che la pressione comune possa orientare le scelte del colosso spagnolo.

Zara
Zara

La Fashion Revolution Week è la campagna annuale che riunisce il più grande movimento di attivismo della moda per una settimana di azione, in occasione dell’anniversario del crollo della fabbrica Rana Plaza a Dacca in Bangladesh, la strage industriale più dannosa della storia. Quest’anno la campagna, coincidendo con il 10° anniversario del movimento, è durata dieci giorni dal 15 al 24 aprile con moltissime attività locali in tutto il mondo. Il tema quest’anno era incentrato su Come essere un rivoluzionario della moda. E l’intera comunità, triplicatasi negli ultimi cinque anni, si è riunita per il primo Mend In Public Day il 20 aprile 2024 a Londra, per una giornata d’azione globale. Durante la Fashion Revolution Week, questa immensa e coesa comunità riunisce a livello globale le attività di tutti i movimenti nazionali e internazionali, le organizzazioni, le attività, gli artigiani e i designer che condividono l’attivismo verso la transizione sostenibile, ribellandosi alla sovrapproduzione e al consumo sconsiderato che sta causando una crisi dei rifiuti, paralizzando le comunità del Sud globale e inquinando gli ambienti di tutto il mondo.

Courtesy Fashion Revolution
Courtesy Fashion Revolution

Atelier Riforma lancia la tecnologia Re4Circular, di cui è stato depositato il brevetto. La start up innovativa femminile trasforma gli scarti del settore moda in una risorsa, mettendo in contatto le realtà che si occupano della raccolta degli indumenti usati con le realtà della moda circolare, che ne necessitano nella loro attività di rivendita, riciclo o upcycling. Re4Circular utilizza lIntelligenza Artificiale per la catalogazione automatica e la digitalizzazione dei capi post-consumo, estraendo dall’immagine di ciascun indumento tutti i dati utili al suo recupero. Non è una tecnologia utilizzata internamente, ma uno strumento a disposizione di qualsiasi realtà ne abbia bisogno. Un modello di business scalabile, in grado di applicare l’approccio circolare a una scala possibilmente molto ampia. E se online li troviamo su Re4Circular, in presenza li troviamo all’interno di Green Pea, a Torino, con uno spazio dedicato ad abiti vintage, l’upcycling e di seconda mano.

RE4CIRCULAR. Courtesy Atelier Riforma
RE4CIRCULAR. Courtesy Atelier Riforma

La squadra tutta al femminile con sede a Prato ha incentrato il proprio hub creativo sul tessuto e sulla sostenibilità. È laboratorio tessile, spazio espositivo, residenza d’artista, coworking, studio di progettazione e consulenza: un progetto collaborativo volto a incoraggiare multiculturalismo, intersezione delle discipline e sviluppo dei talenti emergenti, rivitalizzando uno dei principali distretti tessili d’Europa. Oggi la Lottozero Library, nata come collezione privata ad uso interno, è aperta al pubblico aderendo alla rete bibliotecaria della provincia di Prato. Conta quasi 900 volumi specializzati nei settori della moda, dell’arte tessile e del design, inclusi saggi sull’arte contemporanea dedicati alla sperimentazione sui tessuti.

Lottozero Library esterni. Courtesy Lottozero. Ph. ©Agnese Morganti
Lottozero Library esterni. Courtesy Lottozero. Ph. ©Agnese Morganti

Un nuovo movimento tutto italiano composto da brand, produttori, aziende, cooperative e professionisti si unisce per condividere e promuovere un’industria della moda più sostenibile ed etica, stilando il proprio Manifesto per la moda responsabile in Italia. L’obiettivo principale? Promuovere la trasparenza e le buone pratiche nelle aziende, il senso di responsabilità nelle istituzioni e la consapevolezza nelle persone. Ai 19 soci fondatori si uniscono rapidamente 11 soci firmatari e 33 supporter. Tra le ultime novità, il lancio a inizio anno di webinar tematici, aperti a tutti e tenuti da esperti interni ed esterni al Movimento per approfondire i temi chiave e di attualità per il settore della moda e la sua sostenibilità. Il primo ha approfondito il tema della tracciabilità, della trasparenza e DPP, il secondo il tema dell’eco-design e il prossimo è previsto a maggio 2024. Ma non solo, è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione contro il fast fashion organizzata dagli studenti del corso di Graphic Design di RUFA – Rome University of Fine Arts – in collaborazione con esperti del Movimento Moda Responsabile e dell’associazione no-profit Rén Collective che sarà pubblicata come campagna social sui rispettivi profili e in una landing page dedicata. Gli studenti hanno lavorato per sviluppare quattro concept creativi che mettono in luce le problematiche ambientali e sociali legate alla produzione e al consumo sconsiderato nell’industria della moda.

Partecipanti Movimento Moda Responsabile. Courtesy MMR
Partecipanti Movimento Moda Responsabile. Courtesy MMR

Le startup italiane scalabili fondate da donne hanno un valore d’impresa pari al 16%, mentre la media europea si ferma all’8%, così l’Italia risulta seconda solo alla Finlandia (Dealroom.co). Chi investe e supporta questa azione è Women in Action. Il programma di LifeGate Way, polo di open innovation, che in collaborazione con la società di investimenti e consulenza Ventive ha lanciato un concorso dedicato a tutte le donne, di qualsiasi età ed esperienza professionale, che desiderano innovare nell’ambito della sostenibilità ambientale, sociale e individuale. Sono sette le realtà selezionate, che da marzo hanno attivamente iniziato a beneficiare del programma che prevede il supporto economico e gli strumenti necessari per l’avvio del proprio business. Dovevano essere cinque in tutto, ma per la quantità di candidature e la qualità delle stesse sono diventate sette, tra cui le studentesse Giulia Vaccani con Amico WC e Simona Rotante con GreenEats, le startup Diamante, Empethy e SoDe, e i due team di neo imprenditrici domus. e Geen.

LifeGate Way
LifeGate Way

Sette partner provenienti da cinque paesi dell’UE, Italia – con Lottozero – Spagna, Grecia, Polonia e Lituania, hanno collaborato alla creazione della piattaforma di e-learning a sostegno della circolarità del sistema moda, finanziata dall’Unione Europea, gratuita e accessibile a tutti. Tecofash si rivolge ai professionisti delle PMI, delle start up, agli studiosi e ai curiosi trasmettendo modelli di business circolari e innovazione ambientale e sostenibile attraverso la cooperazione e la formazione transnazionale e intergenerazionale. Un elenco di corsi, applicazioni nel mondo reale, casi di studio, esercizi e sessioni interattive.

Lottozero Library. Courtesy Lottozero. Ph. ©Agnese Morganti
Lottozero Library. Courtesy Lottozero. Ph. ©Agnese Morganti
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La petizione per chiedere a Zara di rinunciare alla “moda aerea” ha raggiunto l’AD di Inditex

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L’Intelligenza Artificiale per un’economia circolare e scalabile

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Lottozero: un percorso di progresso

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I webinar mensili del Movimento Moda Responsabile

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Il programma di accelerazione al femminile

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Esiste una piattaforma di e-learning a sostegno della circolarità nella moda

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Margherita Cuccia

Margherita Cuccia

Textile designer con particolare attenzione alla sostenibilità. Insegna Design del Tessuto, all’Università Iuav di Venezia all’interno del triennio in Moda e Arti Multimediali. Insegna all’Accademia di Costume e Moda di Roma, Merceologia Tessile, all’interno del triennio in Costume e Moda…

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