Il nuovo Alexander McQueen di Seán McGirr è nostalgico e debutta alla Paris Fashion Week

Era il debutto più atteso della Paris Fashion Week Donna. Il risultato è una collezione nostalgica ma speranzosa, un ritorno alle origini del brand ma in chiave personale. Qui il racconto della sfilata

Alexander McQueen è tornato, ma senza eccessi e in un’ottica di vendita dei capi d’abbigliamento: questo traspare dalla collezione autunno inverno 2024 di Seán McGirr, il nuovo direttore creativo del brand del defunto stilista inglese. Dopo il saluto di Sarah Burton, che per 20 anni ha cercato di attingere dall’archivio Alexander McQueen, qualcosa doveva cambiare. Così è arrivata la nomina di un giovane fashion designer irlandese formatosi alla Central Saint Martins di Londra, mentre McQueen era ancora un mito poco prima di morire suicida e lasciare il suo braccio destro al timone del brand. Il risultato è stato però una perdita di personalità e un susseguirsi di dubbi, tra cui: il marchio Alexander McQueen può ancora avere un senso senza l’omonimo creativo? Forse sì, ma mantenendo un approccio nostalgico.

Chi è lo stilista Seán McGirr

Partiamo dall’esperienza di Seán McGirr, che è stato responsabile del ready-to-wear di JW Anderson dal 2020 fino all’attuale incarico, occupandosi della linea uomo e donna. Prima ha lavorato per il womenswear di Dries Van Noten e per Uniqlo insieme a Christophe Lemaire. Sua nonna aveva una sartoria dove ha aiutato per un breve periodo. E proprio l’approccio sartoriale emerge dagli abiti strutturati e definiti, comunque caratteristiche imprescindibili se si parla di Lee Alexander McQueen. 

Alexander McQueen, sfilata a Parigi 2 marzo 2024
Alexander McQueen, sfilata a Parigi 2 marzo 2024

La collezione autunno inverno 2024 di Alexander McQueen

Per ricominciare, e rimanere legato a un passato che però è tale per un motivo, il neo direttore creativo ha riletto la collezione Birds primavera estate 1995 del brand, aggiungendo un omaggio al padre meccanico, tra colori che ricordano le auto sportive più famose attraverso abiti rigidi ma sfuggenti e metallici. Il défilé si compone di capi ben cuciti e inaspettati nei dettagli: dai baveri asimmetrici alle spalle anticonvenzionali per la sporgenza smussata, fino alle tasche nascoste. Poi un’esplosione di pelo, dettagli luccicanti, colori, maglioni surreali dalle maxi taglie (che ritornano continuamente), drappeggi e top drammatici e “decrescenti” che coprono il viso e ricordano la struttura della Divina Commedia di Dante: una sorta di ménage à trois tra Seán McGirr, con tutta la sua esperienza, Alexander McQueen e la contemporaneità. Il risultato è un archivio vivente e personale, con un occhio agli accessori da vendere nei negozi. Viene da chiedersi dove sia finita l’essenza dello stilista defunto, comunque nella speranza in un rinnovato futuro. È difficile non snaturare l’azienda o sé stessi, cercando di mantenere (o di raggiungere?) un equilibrio tra elementi spesso distanti e incongruenti.  

Giulio Solfrizzi 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulio Solfrizzi

Giulio Solfrizzi

Barese trapiantato a Milano, da sempre ammaliato dall’arte del vestire e del sapersi vestire. Successivamente appassionato di arte a tutto tondo, perseguendo il motto “l’arte per l’arte”. Studente, giornalista di moda e costume, ma anche esperto di comunicazione in crescita.

Scopri di più