Una mostra riporta simbolicamente Ettore Sottsass nella sua amata isola di Filicudi
L’atmosfera selvaggia dell’isola eoliana, sospesa tra cielo e mare, è stata per anni il rifugio creativo del grande artista, luogo in cui il maestro del design ha concepito alcuni dei suoi più iconici capolavori, oggi riproposti in mostra allo Studio Casoli

Ettore Sottsass (Austria, 1917 – Milano, 2007) è tornato sull’isola. Il celebre maestro del design, fondatore del gruppo Memphis e geniale interprete dei linguaggi visivi, è di nuovo a Filicudi. Isola amatissima e rifugio creativo, per ventisei anni è stata uno dei luoghi elettivi del grande architetto e della moglie Barbara Radice, che ricorda: “nel 1983 mettono in vendita una casa su quest’isola. Lui mi manda a vederla e io sbarco a Filicudi in un giorno di maggio profumato di ginestre. In realtà la casetta era un rudere, ma me ne sono subito innamorata. Gli ho detto: Ettore, dobbiamo comprarla”.
Filicudi il rifugio solitario di Ettore Sottsass
E qui d’estate, nel suo rifugio solitario senza acqua né luce, quasi sospeso fra cielo e mare, Ettore Sottsass lavora: immerso nell’atmosfera selvaggia e arcaica dagli echi mitologici, scrive, disegna, dipinge e progetta arredi, destinati a diventare dei veri e propri pezzi cult. Proprio alcuni dei suoi “capolavori” sono esposti nella mostra che lo Studio Casoli gli ha dedicato nel borgo di Pecorini e che è stata recentemente inaugurata, presentando una selezione di opere dagli Anni Sessanta in avanti. Nella piccola galleria sul mare creata da Sergio Casoli quattro anni fa e divenuta in breve tempo un punto di riferimento per il mondo dell’arte contemporanea, l’omaggio al maestro assume i toni di un racconto vivace che restituisce tutta la contemporaneità, l’ironia e la leggerezza dei suoi lavori creativi: vi sono le lampade progettate per Artemide, come il modello Hera in termoplastica colorata quest’anno riproposto al Salone del Mobile. Vi sono lo specchio Dioniso, il superbox Torno subito e la consolle Tartar, ideata nel 1985 per Memphis, che combina forme geometriche elementari e superfici dai colori audaci. E ancora vi si ritrova la fascinazione del designer per le culture tribali e il senso magico dei totem primitivi con la serie di vasi Shiva, in ceramica smaltata.
Lo sguardo pittorico di Ettore Sottsass
A Filicudi Sottsass, come ricorda la moglie Barbara, girava sempre con una Leica al collo. E il suo “sguardo pittorico”, come lo definisce Casoli, appare nelle foto in banco e nero scattate sull’isola, che catturano frammenti di luce, architetture minime e pietre antiche, inclusa l’immagine della strada sterrata per la casa filicudara, scelta come immagine di locandina: “Ettore Sottsass”, spiega Emilie Ryan, direttrice dello Studio Casoli e curatrice della mostra “ha sempre immaginato il design come atto rituale: il gesto di accendere una luce o disporre una pietra, una azione che supera l’utile per toccare il simbolico. Un percorso per suggestioni, una riflessione sulla capacità degli oggetti di custodire storie, creare relazioni e proteggere, strumenti per abitare poeticamente il tempo”.
Il lungo rapporto tra Ettore Sottsass e lo Studio Casoli
Per lo Studio Casoli, che ha lavorato in collaborazione con lo Studio Sottsass, l’esposizione rinsalda un legame nato nel 2001, quando negli spazi della sua galleria milanese in corso Monforte, Sergio Casoli aveva ospitato la mostra di mobili e vetri creati da Sottsass per il Salone del Mobile. Oggi invece è il mare blu delle Eolie ad accogliere il ritorno simbolico di Ettore Sottsass e di chi come lui resta ammaliato dal magnetismo di questa terra vulcanica. La mostra apre una stagione espositiva che avrà poi come protagonista l’artista tedesco Kai Altoff: “Non è facile fare mostre”, sottolinea Casoli “in un luogo così potente dal punto di vista naturalistico, perché devono reggere il confronto con la bellezza dell’isola. Ma quando reggono, diventa un’occasione autentica per godere dell’arte”.
Eletta Flocchini
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