
La pubblicazione Il design e il suo doppio, firmata da Giovanni Innella e Marco Petroni, si distingue per la sua capacità di problematizzare la disciplina del design, di rifiutare ogni tentazione celebrativa, di affrontare con lucidità le sue ambivalenze. Partendo dalla produzione di Innella, il volume raccoglie una serie di saggi e interventi critici che intendono esplorare la natura attuale del design, vale a dire un campo ibrido, attraversato da tensioni politiche, culturali, economiche e simboliche.
Il libro “Il design e il suo doppio”
Tra saggio, catalogo e diario di viaggio, racconta le vicende progettuali di Innella, un designer atipico, formatosi tra il Politecnico di Torino e la Design Academy Eindhoven, cresciuto in periferia tra rap e cyberpunk, e, oggi, figura nomade e lucidamente critica della scena internazionale. Strutturato in tre capitoli – veri e propri “spazi analogici”, chiosa Petroni – il testo è un invito ad attraversare con Innella territori diversi: dalla teoria alla pratica, dalla forma all’etica.
Cos’è il “doppio” del design?
Il primo capitolo ripercorre la sua formazione, il bisogno di ridefinire il design come strumento critico capace di confrontarsi con le sfide dell’Antropocene, dal cambiamento climatico alle derive tecnologiche. È qui che prende corpo Il design e il suo doppio, dal titolo della sua tesi di laurea, sviluppata alla Design Academy di Eindhoven, che scava nelle icone del modernismo per mostrarne i limiti e le contraddizioni. Il riferimento al drammaturgo francese Antonin Artaud e alla sua celebre opera Il teatro e il suo doppio, suggerisce una lettura inquieta e destabilizzante del design contemporaneo. Il “doppio” non è solo ciò che il design rappresenta, ma anche ciò che nasconde o rimuove: le sue implicazioni ideologiche, i meccanismi di potere che veicola, la costruzione di narrazioni normate e spesso escludenti. Innella e Petroni, con sguardo critico e decostruttivo, curano un’antologia che mette in dialogo autori differenti riuscendo a tracciare una mappa concettuale del design come dispositivo culturale complesso.
Il design tra colonialismo e capitalismo
In tale chiave, non mancano riflessioni più ampie sul colonialismo e sul capitalismo, sulla sostenibilità e sull’etica del progetto, sulla marginalità e sull’inclusione, tutte affrontate con l’urgenza di ripensare radicalmente le pratiche e i presupposti del design. Uno dei meriti principali del libro è la sua apertura verso un pensiero critico transdisciplinare, che interroga il design oltre i suoi confini professionali. Nel secondo capitolo, il progetto si fa geografia mobile: in un mondo sempre più instabile, economicamente, climaticamente, politicamente, Innella attraversa luoghi e immaginari, restituendo il design come gesto sincretico, radicalmente contemporaneo. Opere come GeoMerce, Burkina Chair e 162°C Trading Power, parlano di risorse, disuguaglianze, saperi marginali. Qui, il designer diventa interprete di una complessità globale, abitando quella “grande cecità” di cui parla il citato Amitav Ghosh.
Il design secondo Giovanni Innella
Infine, il terzo capitolo riporta, con aggiuntivi strumenti interpretativi, nuovamente agli oggetti di Innella, al set di piatti Corredo, prodotto tra Deruta e il Giappone, o al tavolo mobile Rolling Stones, che smontano l’autoreferenzialità del design di prodotto, rivelandone le storture e le derive narcisistiche. L’oggetto torna a essere strumento critico, dispositivo relazionale, pretesto per nuove liturgie quotidiane. A completare il volume, una costellazione di voci autorevoli, da Louise Schowenberg a Justin McGuirk, da Silvio Lorusso a Domitilla Dardi, Elena Dellapiana, Craig Bremer, Paul Rodgers, Mischer’Traxler, non illustrano ma dialogano, rafforzando la natura corale e aperta del progetto.
Marilena Di Tursi
Giovanni Innella, Marco Petroni
Il design e il suo doppio
Postmedia Books, Milano 2025
296 pp.
EAN:9788874904242
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati