Un viaggio tra le botteghe storiche di Firenze che resistono al tempo
Dalla profumeria più antica del mondo ai telai del Settecento: le botteghe artigiane fiorentine, come nel resto del Paese, sono custodi di un sapere che rischia di scomparire. Per questo sono essenziali le iniziative volte a promuoverle e preservarle

Quasi impercettibile nel vortice della modernità, c’è un patrimonio che rischia di svanire tra serrande abbassate e insegne dimenticate, quello dell’artigianato italiano. Una rete di oltre 1,3 milioni di imprese artigiane che, secondo i dati di Confartigianato Imprese, rappresentano quasi il 22% del tessuto produttivo nazionale. Eppure, negli ultimi dieci anni, l’Italia ha perso più di 165.000 botteghe artigiane, in particolare nei centri storici delle grandi città, dove il turismo di massa e l’omologazione dei consumi stanno logorando l’identità locale. La sopravvivenza di queste realtà, non è solo una questione economica, ma un atto culturale, una forma di resistenza estetica, sociale e tradizionale. In questo scenario di fragilità e trasformazione, ogni laboratorio che chiude è un sapere che si perde e ogni bottega che resiste è una testimonianza concreta di una tradizione che, invece, non vuole scomparire.
Un viaggio nell’artigianato di Firenze
Con l’obiettivo di tutelare e valorizzare questa eredità, nasce Scopri le Botteghe Fiorentine. Conosci la vera Firenze, un’iniziativa realizzata nell’ambito della campagna #EnjoyRespectFirenze, promossa dal Comune di Firenze e dalla Fondazione Destination Florence. Un invito a percorrere la città con occhi nuovi, lasciandosi guidare da un “Dante contemporaneo” tra le vie meno battute del centro, alla scoperta di botteghe autentiche e storie straordinarie. Firenze non è solo un museo a cielo aperto, è un ecosistema vivo, fatto di relazioni, saperi e fragili equilibri. La campagna, che mira a promuovere un turismo più consapevole e rispettoso, si pone l’obiettivo di proteggere il tessuto sociale e culturale della città, riconoscendo negli artigiani non solo dei lavoratori ma dei custodi della memoria collettiva.
Il laboratorio di Paolo Penko a due passi dal Duomo di Firenze
Il percorso si apre con una tappa dal retrogusto antico, tra metalli preziosi e gesti tramandati da generazioni. Paolo Penko, nel suo laboratorio a pochi passi dal Duomo, crea gioielli ispirati all’arte rinascimentale utilizzando tecniche storiche come la granulazione, l’incisione a bulino e la fusione a cera persa. La bottega, che quest’anno celebra i suoi quarant’anni, è riuscita a rivoluzionare la tradizione accorciando la filiera produttiva: oggi il banco da orafo è collocato proprio all’ingresso, visibile dalla strada, eliminando la storica separazione tra laboratorio e punto vendita. Negli anni Ottanta, infatti, l’orafo lavorava appartato al piano superiore, mentre la gioielleria al piano terra fungeva solo da vetrina e spazio di vendita. Ogni oggetto prodotto in questo spazio è più di un monile: è una narrazione silenziosa, un frammento di bellezza che attraversa il tempo. Penko, che spesso realizza riproduzioni di gioielli rinascimentali per mostre e film, come i 530 gioielli artigianali realizzati per il film Conclave, è uno degli ultimi rappresentanti di un mestiere che coniuga alta maestria e visione artistica.

I telai del XVII Secolo dell’Antico Setificio Fiorentino
La seconda tappa si cela dietro un portone anonimo dell’Oltrarno, eppure è una delle esperienze più sorprendenti del percorso. Nell’Antico Setificio Fiorentino, fondato nel 1786, si tessono ancora oggi sete pregiate su telai del XVIII Secolo, molti dei quali mossi da un meccanismo unico al mondo: il sistema a “macchina Jacquard” funzionante a schede perforate. Qui, ogni filo racconta la memoria di una Firenze elegante e silenziosa, lontana dalle rotte turistiche, profondamente legata alla propria identità. I tessuti nati in questo laboratorio, come le sete, vestono palazzi storici, set cinematografici e dimore di lusso in tutto il mondo. Ma ciò che davvero colpisce è la dedizione degli artigiani, la cura con cui ogni passaggio del processo produttivo viene rispettato, come in una liturgia. All’interno dell’Antico Setificio Fiorentino, i telai a mano risalenti alla metà del Settecento vengono ancora utilizzati per tessere damaschi e broccatelli, mentre quelli meccanici di metà Ottocento sono destinati alla produzione di tessuti in tinta unita, a righe o a quadri. Un prezioso archivio storico conserva antichi disegni tessili, spesso reinterpretati in chiave contemporanea per dare nuova vita alla tradizione. Dal 2010 il setificio è stato acquistato dall’imprenditore fiorentino Stefano Ricci, che ne ha rilanciato il valore mantenendo intatta la sua anima artigianale.
A Firenze si può acquistare un profumo nella Farmacia più antica del mondo
L’ultima tappa porta i visitatori all’interno di un luogo magico: l’Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, fondata nel 1221 dai frati domenicani. Considerata la farmacia più antica del mondo, questa istruzione fiorentina è un crocevia di arte, scienza e spiritualità. Tra alambicchi, spezierie, sale affrescate e distillati botanici, si compie un viaggio sensoriale che riporta a un’epoca in cui curare significava anche raccontare storie. La sala più antica dell’Officina si affaccia sul chiostro dell’omonima basilica ed è oggi adibita a spazio museale, dove sono esposte ampolle, creme, strumenti e reperti storici, in attesa della creazione di un vero e proprio archivio originale. Nella sala principale, invece, il soffitto custodisce un affresco del 1848 che raffigura i quattro continenti raggiunti nei secoli dall’Officina – Europa, America, Asia, Africa. Ogni profumo, ogni essenza nasce da una ricetta secolare. Tra le fragranze più celebri, Melograno e Acqua della Regina, quest’ultima creata dal profumiere Renato Bianco per Caterina de’ Medici: un’essenza storica che ancora oggi racconta il legame profondo tra la città e l’arte della profumeria. Visitare l’Officina significa immergersi in un tempo sospeso, dove la tradizione convive con la ricerca contemporanea.
Erika del Prete
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[LP1]ma non era virgilio la guida?
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