10 mostre di design da vedere nel 2024 in Italia e all’estero

Dai mostri sacri come Alessandro Mendini e Gae Aulenti alla creatività latinoamericana del Dopoguerra, da Barbie al potenziamento del corpo umano attraverso la tecnologia: ecco gli argomenti di una serie di mostre da non perdere nei prossimi mesi, in Italia e all’estero

I primi giorni dell’anno sono spesso quelli in cui si comincia a fare programmi per i mesi successivi, anche per quanto riguarda gli appuntamenti culturali da seguire. Per questo, abbiamo selezionato una serie di mostre organizzate da musei italiani e internazionali che cattureranno l’attenzione degli appassionati di design, permettendo loro di approfondire figure centrali della storia del progetto oppure di riflettere su temi di attualità e personaggi pop dal punto di vista insolito della cultura materiale. 

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L’omaggio a un “drago” del progetto. Alessandro Mendini alla Triennale di Milano

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Tutto su Gae Aulenti (sempre alla Triennale)

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Lo sguardo di designer e grafici su Pinocchio all’ADI Design Museum

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Il mondo di Barbie al London Design Museum

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Il futuro dell’energia al Vitra Design Museum

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Focus sul design sudamericano al MoMA di New York

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Gli oggetti che salvano la vita al Mudac di Losanna

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l gadget che (forse) ci trasformeranno in superuomini al CID del Grand Hornu, in Belgio

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Dall’intimità dai paraventi ai social media al MAD di Parigi

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Il design danese moderno in mostra a Copenaghen

Io non sono un architetto, sono un drago”, scriveva Alessandro Mendini in uno dei suoi diagrammi filosofici, raffigurando se stesso come un curioso ibrido con la testa di un designer, le mani di un artigiano, il corpo di un architetto, il petto di un manager, la pancia di un prete, i piedi di un artista, le gambe di un grafico e la coda di un poeta. Dopo Enzo Mari e Angelo Mangiarotti,  la Triennale di Milano dedicherà, insieme a Fondation Cartier pour l’art contemporain,  un’ampia retrospettiva a un altro grande progettista del Novecento analizzando le sue molte sfaccettature e il suo ruolo nella storia del pensiero e del costume. Curata da Fulvio Irace e messa in scena da Pierre Charpin, che lavorò a stretto contatto con Mendini per l’allestimento della mostra Quali cose siamo nel 2010, la mostra aprirà a ridosso del Salone del Mobile e sarà affiancata da un’installazione immersiva di Philippe Starck. Negli stessi giorni è prevista anche l’inaugurazione de La casa imperfetta, incentrata sull’opera recente della designer francese Inga Sempé, sul suo tratto delicato e sul suo senso del colore.  

Io sono un Drago. La vera storia di Alessandro Mendini
Triennale Milano, dal 13 aprile al 13 ottobre 2024

www.triennale.org 

Alessandro Mendini, Fondation Cartier pour l'art contemporain, Paris, 2012.© Christian Kettiger
Alessandro Mendini, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Paris, 2012.© Christian Kettiger

Strano ma vero, a una delle architette e designer italiane più famose nel mondo non era mai stata dedicata una mostra importante nella sua città. A poco meno di dodici anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 31 ottobre 2012, Gae Aulenti rimane una presenza forte nel mondo del design italiano e una fonte di ispirazione – la sua celebre lampada Pipistrello, per esempio, disegnata per Martinelli Luce alla fine degli anni Sessanta, è ancora in produzione ed è da poco stata presentata in una nuova versione giallo brillante –, ma il lavoro di ricerca sulla sua figura è ancora agli inizi. La mostra annunciata dall’istituzione milanese per la tarda primavera, con la curatela di scientifica di Giovanni Agosti, dovrebbe contribuire ad avviare questo cammino restituendo al pubblico la complessità di un percorso professionale che si è sviluppato con successo in molti ambiti diversi, dall’architettura al furniture design e alla scenografia.

Gae Aulenti (titolo da definire)
Triennale Milano, da maggio a ottobre 2024

www.triennale.org

Ritratto di Gae Aulenti, courtesy Triennale Milano
Ritratto di Gae Aulenti, courtesy Triennale Milano

Sempre a Milano, c’è tempo fino al 4 febbraio per vedere le riletture contemporanee del personaggio di Pinocchio, tra i più apprezzati dai bambini di svariate generazioni, a opera di 31 designer e altrettanti grafici italiani. Tutti e 62 i progetti sono stati realizzati appositamente per la mostra Carissimo Pinocchio, curata da Giulio Iacchetti (secondo il quale Geppetto è stato il primo designer italiano e suo figlio è “un’icona simbolo di italianità come la moka Bialetti, la lampada Arco e la poltrona Sacco”) in occasione dei 140 anni dalla prima edizione del libro di Carlo Collodi. 

Carissimo Pinocchio, designer e grafici italiani ridisegnano il burattino più famoso del mondo

ADI Design Museum, Milano. Fino al 4 febbraio 2024

adidesignmuseum.org

Lorenzo Palmieri, specchio Pinocchio. Courtesy ADI Design Museum
Lorenzo Palmieri, specchio Pinocchio. Courtesy ADI Design Museum

L’uscita di Barbie nelle sale cinematografiche, a metà luglio 2023, ha innescato un fenomeno di costume a livello mondiale portando il rosa shocking a spopolare un po’ ovunque, dalle passerelle agli interni domestici. Quello tra la celebre bambola e il mondo del design è però un legame di vecchia data, nel senso che i suoi vestiti, le case e le auto sono quasi sempre in sintonia con l’estetica dominante del periodo in cui vedono la luce e seguire la loro evoluzione nel tempo, dagli anni Cinquanta in poi, permette di apprezzare i mutamenti del gusto. A un anno esatto dal lancio del film di Greta Gerwig, e in concomitanza con il 65esimo compleanno di Barbie, il London Design Museum racconterà questa storia in una grande mostra, allestita con materiali provenienti dall’archivio della Mattel in California e oggetti rari prestati da collezionisti.

Barbie®: The Exhibition
London design Museum, dal 5 luglio 2024

designmuseum.org 

La Barbie Dream House del 1962. Photo credit: Mattel, Inc
La Barbie Dream House del 1962. Photo credit: Mattel, Inc

Il tema dell’energia è centrale in qualsiasi discorso sul futuro del pianeta, che si parli del possibile esaurimento del petrolio e degli altri combustibili fossili, della necessità di ridurre l’impatto ecologico delle attività umane o delle tensioni geopolitiche innescate dalla distribuzione iniqua delle risorse energetiche. È anche, naturalmente, una questione di grande importanza per i professionisti dell’architettura e del design, che hanno la possibilità – e in un certo senso la responsabilità – di proporre soluzioni plausibili: oggetti che raccolgono energie rinnovabili prodotte dal sole o dal vento, mezzi di trasporto ed edifici “intelligenti”. La mostra Transform! Designing the Future of Energy, in programma al Vitra Design Museum di Weil am Rhein a partire dal 23 marzo, esplora alcuni esiti interessanti della riflessione di architetti e designer del passato e del presente sull’energia. Si va dalla Solar Do Nothing Machine di Charles e Ray Eames, una scultura cinetica del 1957 alimentata dall’energia solare, al progetto X_Land dello studio parigino XTU Architects, che immagina una futura riconversione delle piattaforme petrolifere offshore dismesse in meravigliose ville affacciate sull’oceano. 

Transform! Designing the Future of Energy
Vitra Design Museum, Weil am Rhein (Germania). Dal 23 marzo al 1° settembre 2024

vitra.com

XTU Architectes, X_Land, Rendering, 2020 © XTU architects
XTU Architectes, X_Land, Rendering, 2020 © XTU architects

I quattro decenni compresi tra il 1940 e il 1980 sono stati burrascosi per molti paesi dell’America Latina, che hanno visto l’alternarsi, speso rapido, di colpi di stato, esperimenti democratici e regimi autoritari. In quel periodo, segnato da drammi politici e importanti cambiamenti sociali, la casa è stata una sorta di laboratorio in cui venivano testati nuovi stili di vita e in cui idee immateriali come l’identità nazionale, la modernità o il dissenso trovavano una forma di espressione. Il MoMA di New York ha invitato la curatrice messicana Ana Elena Mallet a imbastire un percorso dedicato al design latinoamericano del Dopoguerra, mettendo insieme pezzi arcinoti come la Bowl Chair di Lina Bo Bardi, una “scodella” imbottita sorretta da una struttura metallica, o il sistema di sedute Malitte di Roberto Matta, ricomponibile in una sorta di puzzle, e altri più confidenziali. 

Crafting Modernity. Design in Latin America, 1940-1980
MoMA – Museum of Modern Art, New York (USA). Dall’8 marzo al 22 settembre 2024

Moma.org

Lina Bo Bardi (Brazilian, born Italy. 1914–1992). Bowl Chair. 1951. Steel and fabric, 21 5/8 × 33 1/16 × 33 1/16″ (55 × 84 × 84 cm). The Museum of Modern Art, New York. Committee on Architecture and Design Funds.
Lina Bo Bardi (Brazilian, born Italy. 1914–1992). Bowl Chair. 1951. Steel and fabric, 21 5/8 × 33 1/16 × 33 1/16″ (55 × 84 × 84 cm). The Museum of Modern Art, New York. Committee on Architecture and Design Funds.

I survivalisti, detti anche prepper negli Stati Uniti, sono coloro che si preparano ad affrontare una catastrofe costruendo rifugi e aggeggi in grado di aiutarli a sopravvivere in un contesto ostile. La loro bibbia è il saggio Self Reliance di Ralph Waldo Emerson, un inno alla fiducia in se stessi e all’anticonformismo scritto intorno alla metà dell’Ottocento. La mostra Prepper’s Pantry: Objects that Save Lives, presentata in anteprima lo scorso aprile durante la design week milanese e in programma al Mudac di Losanna a partire da settembre, usa i “preparatori compulsivi” come un pretesto per parlare di cultura materiale. La curatrice Anniina Koivu ha selezionato infatti una serie di oggetti, d’autore o dal design anonimo, pensati per garantire la sopravvivenza di chi li usa lontano dalla civiltà. 

Prepper’s Pantry: Objects that Save Lives

Mudac – Musée cantonal de design et d’arts appliqués contemporains, Losanna (Svizzera). Dal 13 settembre 2024

mudac.ch

Anteprima della mostra durante la design week di Milano ad aprile 2023. Photo credit Melania Della Grave
Anteprima della mostra durante la design week di Milano ad aprile 2023. Photo credit Melania Della Grave

I superpoteri ai quali fa riferimento, a partire dal titolo, una delle mostre più interessanti in programma al Centro di innovazione e di design del Grand-Hornu, nel Belgio francofono, sono quelli che in un prossimo futuro potrebbero essere forniti a esseri umani del tutto comuni da una serie di gadget o di device ipertecnologici. Il corpo umano, come annota il curatore e scenografo Benjamin Stoz, viene sempre più immaginato come uno strumento migliorabile o un luogo di sperimentazione artistica e progettuale sul superamento dei limiti biologici. “Qual è il ruolo del designer in una società che vuole trasformarci in superuomini?” è il quesito al centro della mostra che aprirà il 24 marzo nell’affascinante complesso di archeologia industriale che ospita il CID.

Superpower Design
CID – Centro di innovazione e di design del Grand-Hornu (Belgio). Dal 24 marzo al 25 agosto 2024

Cid-grand-hornu.be

Lanzavecchia + Wai, Metamorfosi Vegetali, photo credit Davide Farabegoli
Lanzavecchia + Wai, Metamorfosi Vegetali, photo credit Davide Farabegoli

C’è molta Italia in questa rassegna tematica annunciata per la metà di ottobre al Museo delle arti decorative di Parigi, dalla curatela di Fulvio Irace all’allestimento di Italo Rota passando per la presenza di numerose opere di collettivi radicali come Superstudio e Archizoom. Il tema principale è l’intimità, vista di volta in volta, a seconda del momento storico e delle fluttuazioni del gusto, come un bene da difendere o come qualcosa da esibire con orgoglio. Gli oggetti di uso quotidiano realizzati da artigiani, designer e artisti dal diciottesimo secolo a oggi, in particolare quelli legati al sonno, alla cura della persona o alla sessualità, sono in questo senso rivelatori, poiché raccontano di un braccio di ferro lungo oltre tre secoli tra due esigenze contrapposte: il bisogno di isolamento e il desiderio di essere visti.

L’intime, de la chambre aux réseaux sociaux (La sfera intima, dalla camera da letto ai social)

Museo delle Arti Decorative, Parigi (Francia). Dal 16 ottobre 2024

Madparis.fr

I membri del gruppo Memphis in posa sul letto Tawaraya Boxing Ring di Masanori Umeda (1981) © Masanori Umeda © Studio Azzurro, courtesy Memphis, Milano, www.memphis-milano.com
I membri del gruppo Memphis in posa sul letto Tawaraya Boxing Ring di Masanori Umeda (1981) © Masanori Umeda © Studio Azzurro, courtesy Memphis, Milano, www.memphis-milano.com

Per gli appassionati di design nordico che si trovassero a passare per Copenaghen a partire dal mese di maggio, il Design Museum Danmark sta preparando una corposa esposizione che abbraccia cinque decenni, dal 1920 al 1970, e racconta un periodo caratterizzato dalla ricerca di un’eleganza sobria ed essenziale, interrogandosi su quali fattori abbiano portato il design danese a conquistare la ribalta internazionale. Nel percorso saranno ovviamente le sedie a essere protagoniste, con 125 esemplari tra i quali figureranno alcuni tra i pezzi più iconici della storia, per esempio la Panton Chair di Verner Panton e la Egg Chair di Arne Jacobsen. 

Danish Modern
Design Museum Danmark, Copenaghen (Danimarca). Dal1° maggio 2024

designmuseum.dk

Danish Modern, Designmuseum Danmark.Photo Christian Hoyer
Danish Modern, Designmuseum Danmark.Photo Christian Hoyer
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L’omaggio a un “drago” del progetto. Alessandro Mendini alla Triennale di Milano

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Tutto su Gae Aulenti (sempre alla Triennale)

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Lo sguardo di designer e grafici su Pinocchio all’ADI Design Museum

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Il mondo di Barbie al London Design Museum

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Il futuro dell’energia al Vitra Design Museum

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Focus sul design sudamericano al MoMA di New York

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Gli oggetti che salvano la vita al Mudac di Losanna

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l gadget che (forse) ci trasformeranno in superuomini al CID del Grand Hornu, in Belgio

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Dall’intimità dai paraventi ai social media al MAD di Parigi

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Il design danese moderno in mostra a Copenaghen

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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