Best of design 2023. Tutto il meglio in otto passaggi

Creativi emergenti, tendenze, mostre, ricorrenze e tanto altro ancora: vi proponiamo una breve sintesi di quello che è successo nel mondo del progetto e degli spunti più interessanti che sono emersi negli ultimi dodici mesi

Che anno è stato per il design? Come sempre, non è facile dare una risposta univoca quando si parla di una disciplina che ha per natura confini labili e tiene insieme mondi diversi: industria e gallerie, serialità e pezzi unici, grandi musei pubblici e università. Guardando indietro, però, spiccano alcune esperienze di successo che possiamo portare con noi anche nell’anno nuovo, per lo meno come fonte di ispirazione, e una serie di questioni di fondo che hanno occupato la mente dei progettisti nel 2023 e che con ogni probabilità rimarranno al centro dell’attenzione generale anche nei prossimi mesi. 

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Un anniversario. iMaestri di Cassina

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Una mostra. Alberto Meda alla Triennale

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Un’installazione. Ron Gilad per Nemo Lighting al Fuorisalone

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Una designer emergente. Audrey Large

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Un festival. Lake Como Design Festival

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Un materiale. La lana

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Immagine: Una tendenza. Disegnare con l’AI

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Un tema di attualità. Rendere “bella” la plastica riciclata o di risulta

Tra le ricorrenze del 2023 spiccava il cinquantesimo anniversario del lancio di una collezione che ha contribuito a scrivere la storia del design italiano: iMaestri di Cassina, presentata ufficialmente nel 1973 con pezzi di Gerrit Thomas Rietveld e Charles Rennie Mackintosh. L’approccio, semplice ma al tempo stesso pionieristico, consiste nel rieditare prodotti firmati da grandi designer del periodo modernista attualizzandoli e preparandoli a entrare nelle case di una nuova borghesia colta in cerca di definire la propria identità estetica. Un lavoro che riunisce la gestione dell’archivio e la parte produttiva in un unico movimento, richiedendo ricerche approfondite sia sugli aspetti tecnici che sul contesto storico e antropologico in cui questi progetti videro la luce, e che nell’ultimo anno solare è stato celebrato sia con una bella mostra allestita durante il Salone del Mobile che con un sontuoso volume fotografico (I. Mietton, a cura di, Echoes, Cassina. 50 Years of iMaestri, Rizzoli).

www.cassina.it

Echoes, 50 years of iMaestri, uno scatto della mostra a palazzo Broggi
Echoes, 50 years of iMaestri, uno scatto della mostra a palazzo Broggi

“Intelligente” è l’aggettivo chiave, che può essere usato indifferentemente per definire il lavoro di uno dei più grandi designer italiani viventi, esposto da ottobre (e fino al 24 marzo 2024) alla Triennale di Milano con la curatela di Marco Sammicheli, e l’allestimento studiato dallo stesso Alberto Meda con Riccardo Blumer e basato sullo svelamento delle astuzie progettuali nascoste all’interno di oggetti come la lampada Fortebraccio (firmata per Luceplan nel 1998, con Paolo Rizzatto) e la sedia Physix. L’intervento dei visitatori di Alberto Meda. Tensione e leggerezza non è soltanto incoraggiato ma è indispensabile: solo interagendo con i pezzi in esposizione, tirando una corda collegata a un sistema di carrucole oppure suonando quelli che sembrano i tasti di uno xilofono, è possibile rendersi conto della straordinaria flessibilità della lampada o del fatto che ogni componente della poltrona da ufficio prodotta da Vitra nel 2011 contenga una diversa percentuale di fibra di carbonio. Uno stratagemma ludico che permette al messaggio di arrivare al pubblico più velocemente, e con maggiore efficacia, di un testo esplicativo o di un intero trattato.

Alberto Meda. Tensione e leggerezza unimmagine dellallestimento. Photo credit Gianluca Di Ioia Best of design 2023. Tutto il meglio in otto passaggi
Immagine: Alberto Meda. Tensione e leggerezza, un’immagine dell’allestimento. Photo credit Gianluca Di Ioia

Sul fronte degli allestimenti, e a proposito di effetto sorpresa, una delle cose più belle viste al Fuorisalone di quest’anno è stata la rilettura poetica e surreale di una serie di prodotti scelti sul catalogo di Nemo Lighting da parte di Ron Gilad. Nelle mani del designer e artista israeliano, che per l’occasione si è fatto anche attore usando il suo corpo e la sua voce come ingredienti principali delle installazioni, le lampade dell’azienda fondata da Franco Cassina si sono trasformate in piscine in cui nuotare, in un proiettore sotto il quale ambientare un remake ironico della performance The artist is present di Marina Abramovic, o ancora in un lampione stradale dalla cui luce un piccolo avatar di Gilad si riparava indossando un paio di occhiali da sole. Metafisico e spiazzante, ma anche divertente.

Enlightment, Ron Gilad per Nemo Lighting
rongilad.it
nemolighting.com

Ron Gilad per Nemo Lighting, MDW 2023. Photo Alberto Strada (2)
Ron Gilad per Nemo Lighting, MDW 2023. Photo Alberto Strada

Appena premiata come “Emerging Designer of the Year” dalla rivista britannica Dezeen, Audrey Large è un’emergente solo dal punto di vista anagrafico, essendo nata a Bordeaux nel 1994, mentre il suo nome è sulla bocca di collezionisti e appassionati già da alcuni anni. Il suo materiale d’elezione è il PLA o acido polilattico, un polimero termoplastico con cui produce oggetti che sfuggono a qualunque categoria estetica e costringono l’osservatore a interrogarsi sul rapporto tra naturale e artificiale. Nell’anno che sta per finire la giovane francese ha fatto uno step ulteriore a livello di notorietà, con una grande installazione al primo piano del Nilufar Depot della sua mentore italiana, la gallerista Nina Yashar, e perfino una monografia dedicata al suo lavoro, cosa che non accade spesso ai creativi under 30, soprattutto in Italia. Il libro si intitola Audrey Large. Metamorphosis signals ed è curato dai fondatori dello studio di architettura BRH+, Barbara Brondi e Marco Rainò, nell’ambito della partecipazione della designer al programma di residenze creative IN Residence.

audreylarge.com

Audrey Large libro Best of design 2023. Tutto il meglio in otto passaggi
Un’opera di Audrey large, immagine tratta dal libro Audrey Large. Metamorphosis signals, Quodlibet Studio, 2023

Tra i festival che abbiamo apprezzato c’è stata la quinta edizione della manifestazione comasca, con una serie di proposte eterogenee e accessibili a pubblici diversi, dallo specialista al semplice curioso, ma legate tra loro da un solido filo tematico (la natura, in questo caso, in particolare nella lettura di Plinio Il Vecchio). Oltre alla coerenza della proposta, che caratterizza il festival fin dai suoi esordi, ci è piaciuta la capacità di attivare luoghi diversi della città, dal medievale Palazzo del Broletto alla sempre sontuosa Villa Olmo, mettendo insieme design e promozione del territorio. Con l’aiuto della curatrice Giovanna Massoni, poi, la selezione di design contemporaneo internazionale legata al sito Catawiki si è allontanata dal modello classico dell’esposizione pre-asta per diventare un vero e proprio osservatorio sulla creatività contemporanea.

lakecomodesignfestival.com

Lake Como Design Festival 2021. History Repeating. Come i designer guardano alla storia. Exhibition view at Teatro Sociale, Como 2021
Lake Como Design Festival 2021. History Repeating. Come i designer guardano alla storia. Exhibition view at Teatro Sociale, Como 2021

I meno giovani ricorderanno senz’altro i materassi di lana della loro infanzia. Quelli delle nonne, che di tanto in tanto venivano smontati per permettere all’imbottitura di prendere aria e ritrovare la sua vaporosità. Se l’immagine dei fiocchi di lana distesi al sole sui balconi appartiene al passato, questo materiale, usato dall’uomo fin dall’antichità, sta tornando nelle case spinto da una nuova generazione di designer che vede in esso un’alternativa sostenibile agli schiumati sintetici. Il duo Formafantasma, per esempio, fin dall’inizio tra i più attenti al ciclo di vita dei prodotti e alla responsabilità, anche sociale, del design, ha portato avanti insieme a Tacchini il progetto Flock, basato sull’uso della lana di pecora. I due creativi hanno ripensato “dall’interno” gli imbottiti dell’azienda brianzola, sostituendo le schiume industriali con un mix di lana di pecora e lattine naturale. Diversi attori si stanno muovendo nella direzione di una rivalorizzazione e di un uso innovativo della lana sia a livello internazionale che ultralocale. In Inghilterra, Solidwool si serve di una speciale bioresina per rendere il materiale abbastanza duro e resistente da poter essere usato per una seduta. Nell’Alta Murgia barese, ad Altamura, il progetto Pecore Attive sposa la cura del territorio, con le sue antiche tecniche di produzione e tessitura, con una visione contemporanea.

tacchini.it
solidwool.com
pecoreattive.it

08 PS TACCHINI TACCHINI FLOCK BY FORMAFANTASMA ©Andrea Ferrari Best of design 2023. Tutto il meglio in otto passaggi
Tacchini Flock by Formafantasma. Photo credit Andrea Ferrari

L’intelligenza artificiale, con i suoi tanti utilizzi e i programmi che escono in continuazione, è uno degli argomenti più caldi dell’anno anche per quanto riguarda il design. Le risposte dei professionisti possono essere anche molto diverse: c’è chi approfitta della capacità degli algoritmi di assimilare e rielaborare dati in maniera quasi istantanea partendo da semplici istruzioni per delegare loro alcune fasi della progettazione, per esempio la produzione di rendering, chi collabora con la macchina alla ricerca della forma più essenziale possibile (è l’approccio adottato da alcuni anni da Philippe Starck nell’ambito della sua collaborazione con Kartell, con una serie di arredi battezzati proprio A.I.) e chi, invece, se ne serve per esplorare nuove possibilità estetiche. Tra gli studi più attivi in questo senso c’è Oio, fondato da due italiani e basato a Londra e Belgrado, che fa lavorare insieme uomini e macchine. I cucchiai della collezione Spawn (un termine che mi inglese indica i girini, o comunque i piccoli di certe specie di pesci e rettili, e che ha un suono simile a quello di spoon, cucchiaio), per esempio, riprendono forme proposte dall’intelligenza artificiale ma sono realizzati da una squadra di artigiani.

www.oio.studio

The Last Pencil mudac at Dropcity Milano 04.2023 © Melania Dalle Grave DSL Studio scaled 1 Best of design 2023. Tutto il meglio in otto passaggi
The Last Pencil, progetto sull’intelligenza artificiale di Studio Oio per il MUDAC di Losanna. MDW 2023. Photo credit Melania Dalle Grave, DSL Studio

Fino a non molto tempo fa uno dei limiti più importanti della plastica riciclata, soprattutto per quanto riguarda il suo uso in ambito domestico, era di natura estetica. Era difficile, infatti, ottenere colori brillanti e omogenei senza innesti di materiale non rigenerato e quindi creare prodotti 100% green che reggessero il confronto con i loro omologhi tradizionali. Nell’ultimo anno, diversi progetti hanno dimostrato che si può fare del colore un punto di forza anche garantendo processi di produzione circolare, e perfino utilizzare gli scarti così come sono, trasformando le loro caratteristiche in una cifra estetica.

Due esempi? Il tavolino Superpop di Paolo Cappello per Miniforms è realizzato interamente in plastica riciclata e riciclabile. La “questione cromatica” è affrontata separando con attenzione i materiali di scarto nelle prime fasi della produzione, e poi fondendo a bassa temperatura granuli di colori diversi per arrivare a un effetto finale che ricorda i pavimenti a terrazzo veneziani. Il progetto Unico di Pedrali e DWA Design Studio, presentato a EDIT Napoli, si concentra sulla valorizzazione degli scarti di lavorazione che si ottengono durante lo stampaggio delle sedie in plastica, in particolare nel momento della transizione tra un colore e l’altro. Qui la soluzione arriva dall’artigianato: gli sfridi vengono utilizzati in quanto tali, con le loro cromie irregolari, e lavorati al tornio dando vita a pezzi che sono sempre diversi e quindi unici.

www.miniforms.com
pedrali.com

superpop indoor Best of design 2023. Tutto il meglio in otto passaggi
Paolo Cappello per Miniforms, Superpop. Courtesy Miniforms
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Una mostra. Alberto Meda alla Triennale

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Un festival. Lake Como Design Festival

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Un tema di attualità. Rendere “bella” la plastica riciclata o di risulta

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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