The Shape of Things to Come: la Dubai Design Week traccia la via araba al post-pandemia

Resort e discoteche a prova di virus, uso dello spazio pubblico e nuovi materiali basati su risorse locali. Venti studi di architettura e design mediorientali propongono le loro soluzioni ai problemi posti dall’emergenza sanitaria e immaginano il futuro della regione.

Come vivremo dopo la pandemia? In che modo cambieranno – se mai cambieranno – le città, gli spazi di vita e di lavoro, il tempo libero? Sapremo disegnare una nuova normalità che risponda sia alla necessità di sperimentare una dimensione collettiva dell’esistenza che all’esigenza di rimanere a distanza di sicurezza dagli altri?

Dubai Design Week, The Shape of Things to Come_Jundo by MMAC

Dubai Design Week, The Shape of Things to Come_Jundo by MMAC

LE TEMATICHE DELLA DUBAI DESIGN WEEK

Nel corso degli ultimi sei mesi, queste domande sono rimbalzate di bocca in bocca, di articolo in articolo, di bacheca social in bacheca social. Architetti, designer, teorici hanno provato a rispondere, ciascuno con i propri strumenti e con esiti eterogenei (ricordiamo per esempio le barriere di plexiglass che, secondo alcuni, ci avrebbero permesso di abbronzarci su arenili Covid-free), ma le soluzioni realmente implementate sono state in definitiva piuttosto rudimentali, per lo meno alle nostre latitudini. La nostra quotidianità è cambiata radicalmente, mentre i luoghi dove si svolge sono rimasti sostanzialmente gli stessi, segnaletica e distributori di gel disinfettante a parte. La Dubai Design Week, al via il 9 novembre (e fino al 14) in forma ibrida fisica e digital, torna su questi interrogativi e prova a delineare una via mediorientale al post-pandemia con una mostra dal titolo The Shape of Things to Come allestita nel Dubai Design District. Qui, venti progetti proposti da studi di architettura e interior design dell’area che si estende dal Libano al Golfo Persico provano a immaginare il mondo che verrà sfruttando le specificità locali.

Dubai Design Week, The Shape of Things to Come_EVOLVE_A nightclub from the future rabih geha architects

Dubai Design Week, The Shape of Things to Come_EVOLVE_A nightclub from the future rabih geha architects

DUBAI DESIGN WEEK 2020

Le loro riflessioni sono incentrate sulla risposta alla pandemia, ma possono rivelarsi utili indipendentemente dalla durata dell’emergenza, come esercizio di design thinking mediorientale e valorizzazione di alcuni elementi propri della cultura e dell’ambiente locali. Lo studio emiratino BEYRAC, per esempio, ragiona su come sia possibile trasformare il clima caldo della penisola arabica in un punto di forza con l’aiuto di una serie di strutture in materiale fibrorinforzato, a forma di vela o di conchiglia, in grado di ottimizzare la circolazione dell’aria abbattendo la temperatura esterna di circa dieci gradi e rendendo gli spazi aperti utilizzabili tutto l’anno. I progettisti sauditi di Sibyl Design Studio hanno scelto come spazio di indagine i flussi pedonali nelle metropoli della regione, mentre AMA e il Middle East Architecture Network hanno immaginato rispettivamente un resort galleggiante formato da singole unità abitative pensate in modo da garantire il distanziamento e stampate in 3D utilizzando come materiale principale il carbonio di risulta dell’industria nautica, e una villa concepita per isolarsi nella natura sul Jebel Jais, la montagna più alta degli Emirati. Lo studio libanese Rabin Geha Architects immagina una soluzione per uno dei settori più penalizzati dal Coronavirus, quello delle discoteche. Il loro club garantisce il rispetto delle distanze tra piccoli gruppi di avventori grazie a un sistema di quinte, e compensa la minore convivialità con un’esperienza arricchita in modo da coinvolgere tutti i sensi.

Dubai Design Week, The Shape of Things to Come_The Living Wadi by Atkins Middle East

Dubai Design Week, The Shape of Things to Come_The Living Wadi by Atkins Middle East

BINCHY AND BINCHY ARCHITECTS ALLA DUBAI DESIGN WEEK 2020

Il progetto di Binchy and Binchy Architects, forse il più interessante tra quelli presentati, parte dalla constatazione delle difficoltà di approvvigionamento dei materiali d’importazione – dai quali dipende gran parte del lavoro di architetti e designer basati a Dubai – sperimentate durante la prima ondata pandemica. La risposta a questo problema è la creazione di una serie di nuovi materiali sostenibili e a kilometro zero, perché basati sulle risorse locali. “Quando le connessioni fisiche erano compromesse e gli aerei costretti a terra, importare prodotti è diventato complicato” spiega Jennie Binchy, progettista britannica da tempo negli Emirati “Perciò noi designer ci siamo trovati a dover innovare con quello che avevamo a portata di mano. Come studio, abbiamo sfruttato il tempo della quarantena per fare ricerca non soltanto su materiali, tecniche e prodotti locali o disponibili localmente, ma anche su come customizzare questi materiali per creare progetti sartoriali. Se la comunità creativa locale diventasse sempre più autosufficiente, questo potrebbe generare delle ricadute positive sia a livello economico che ambientale”.

-Giulia Marani

The Shape of Things to Come
A cura di Agata Kurzela
dal 9 al 14 novembre
Dubai Design District (d3), Building 4 Atrium
Emirati Arabi Uniti
www.dubaidesignweek.ae
downtowndesign.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

Scopri di più