Materia e colore a Design Miami 2018. Ecco le parole chiave della fiera

Alla sua quattordicesima edizione la “sorella minore” di Art Basel continua a crescere. In mostra, per un pubblico di collezionisti e appassionati, una selezione di opere contemporanee che utilizzano materiali inediti e processi produttivi sperimentali, oppure si distinguono per un uso particolare del colore

Materiali industriali rivisitati in chiave sperimentale, un nuovo artigianato che non teme di misurarsi col futuro né di approfittare dell’apporto delle tecnologie più moderne, un approccio ludico e “leggero” al design e un uso deciso, a tratti sfrontato, del colore. Sono le principali chiavi di lettura della quattordicesima edizione di Design Miami, in corso a Miami Beach fino al 9 dicembre. La fiera dedicata al design da collezione, nata come satellite di Art Basel e diventata nel corso degli anni una piattaforma sempre più interessante per i collezionisti internazionali interessati in particolar modo all’esplorazione dei territori liminali tra arte e design o all’acquisizione di pezzi ricercati, ospita quest’anno 33 gallerie da dodici paesi del mondo oltre alle 12 installazioni della sezione Design Curio, concepite come di consueto secondo il modello della wunderkammer.

Kasmin Mattia Bonetti, Meander Armchair

Kasmin Mattia Bonetti, Meander Armchair

LA MODA

Tra le chicche, la doppia presenza della designer olandese Sabine Marcelis, maestra nell’uso dei materiali sintetici e delle resine, con un’installazione firmata per Fendi che rende omaggio alle architetture romane e alla storia della maison e due lavori realizzati in collaborazione con il collega Guillermo Santoma e ospitati dallo stand di Etage Projects. Per la casa di moda italiana, la designer ha trasformato alcune icone storiche – dalla borsa Peekaboo al Palazzo della Civiltà Italiana, sede del gruppo dal 2015, passando per la tipica lavorazione “a tegole” della pelliccia – in una serie di fontane traslucide di travertino e marmo trasparente. Per la galleria danese, Marcelis e Santoma hanno sperimentato una sorta di pas à deux progettuale ispirato alle architetture art déco di Miami Beach: la designer olandese ha selezionato dei blocchi di resina, dai quali il suo omologo catalano ha ricavato un candelabro-scultura, per poi intervenire con resine e neon su un elemento di ceramica ricevuto da quest’ultimo. Un’altra casa di moda importante, Louis Vuitton, presenta proprio in fiera tre nuovi pezzi della sua collezione Objects Nomades, tra i quali un tavolo disegnato da Atelier Biagetti, tra i designer italiani presenti quasi ogni anno a Miami.

THE OFFICE

Da segnalare anche la riflessione di Harry Nurjev sull’ambiente di lavoro: in un’installazione dal titolo The Office, nella sezione Curio, l’artista e interior designer russo ricorda gli inizi della sua carriera come addetto alla pianificazione urbanistica in un ufficio governativo del suo paese e il sentimento di alienazione provato lavorando in uno spazio angusto e senza finestre. L’installazione, composta da una serie di elementi simbolici (la sedia come simbolo di costrizione fisica in un determinato luogo, l’appendiabiti che richiama l’imposizione di un dress code lavorativo in grado di sovrapporsi, eliminandola, all’identità del lavoratore) ha dei punti di contatto con la messa in scena ispirata all’ambiente dell’ufficio ricreata lo scorso anno in tutt’altro ambito da un altro designer russo, Demna Gvasalia, in occasione della presentazione al pubblico parigino della sua seconda collezione per Balenciaga. Sul fronte della reinterpretazione di materiali provenienti dall’industria, è notevole la proposta del designer coreano Sang Hoon Kim, che espone per la galleria di Cristina Grajales una collezione di mobili realizzati con una materia, la schiuma, nella cui produzione è specializzata la sua famiglia. Per quanto riguarda il mix di artigianato e nuove tecnologie, segnaliamo il lavoro di Marcin Rusak basato sull’incontro tra fiori e resina e quello di Mattia Bonetti, con opere inedite (visibili allo stand della galleria Kasmin) che si ispirano all’architettura europea del XVII secolo ma si avvalgono per la loro fabbricazione di tecnologie del ventunesimo secolo come la stampa 3d o la robotica. Per l’attribuzione della palma di opera più instagrammabile di Design Miami, infine, attenzione alle coloratissime donne-lampada dell’americana Katie Stout e ai soffici frutti della collaborazione tra i Fratelli Campana e l’artista KAWS presentati da Friedman Benda.

– Giulia Marani

Miami Beach // fino al 9 dicembre 2018
Design Miami
Meridian Avenue & 19th Street
Miami Beach
www.miami2018.designmiami.com

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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