Realtà virtuosa. Il progetto di Patricia Urquiola e Federico Pepe

Che cosa succederebbe se gli oggetti prendessero vita? L’esperimento in realtà virtuale di Patricia Urquiola e Federico Pepe ha esplorato un terreno affascinante.

In collaborazione con lo studio spagnolo Six N. Five, la designer Patricia Urquiola e il creativo Federico Pepe hanno spalancato – con il progetto Don’t Treat Me Like an Object, presentato all’ultimo Fuorisalone di Milano – il varco virtuale del loro mondo all’incontrario. Grazie alla tecnologia Asus (con il recente visore di Mixed Reality) e all’ingegnerizzazione di Proxima Milano (studio di effetti speciali per cinema e pubblicità nato nel 2003 e tra i più attivi in Italia), Le Dictateur si è trasformato in un ambiente a immersione: un’esperienza in un mondo senza punti di riferimento, senza memoria, pensata per regalare dieci minuti di beata follia mentale. Un pianeta senza più regole, dunque, dove alcuni oggetti, disegnati e concepiti dalla coppia creativa, hanno interagito in VR con i visitatori – una lista di pochi fortunati, accolti singolarmente, previo appuntamento online, e solo per la durata di dieci minuti.
Dal punto di vista della progettazione”, dichiara Andrea Masera, partner e direttore generale di Proxima Milano, “la sfida è stata quella di creare una rete neurale capace di imparare dai movimenti umani e decidere quindi come reagire in base al comportamento dell’utente. È così che le reazioni degli oggetti sono state rese più naturali e variabili possibile: nel modellare la loro intelligenza, per quanto semplice, si è utilizzato il modello software di un cervello”.

Un pianeta senza più regole, dunque, dove alcuni oggetti, disegnati e concepiti dalla coppia creativa, hanno interagito in VR con i visitatori”.

Una volta muniti di visore, ad esempio, all’interno di un mondo che gradualmente si staccava dalla realtà, si assisteva allo scorrazzare di sedie rosa, pelosissime, che imbizzarrite sembravano avvicinarsi come se avessero deciso di farsi toccare, libere creature sulla superficie di un pianeta marziano. Un paesaggio, uno scenario che trovava spazio dopo la scoperta di un ambiente iniziale più oscuro, nel quale un’altra seduta costituita da un ininterrotto tubo al neon risplendeva fragile eppure guida di un universo senza confini.
Urquiola ha affermato: “Abbiamo avvicinato questo progetto di Virtual Reality da curiosi di un altro reale, in cui oggetti, architetture, paesaggi evolvono liberamente in uno spazio-tempo privo delle nostre logiche materiali”. Mentre Federico Pepe, co-autore del progetto, ha dichiarato: “Gli oggetti sono da sempre carichi del pensiero umano. Un giorno ne avranno uno loro. Indipendente, forse libero, forse assoggettato all’uomo. Dipenderà dalla grandezza umana”.

Ginevra Bria

www.notanobject.com

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #43

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Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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