Tra design e performance. Intervista a Lorenzo Facchinelli di Mali Weil

Che cosa succede se gli oggetti, invece di rimanere in attesa dell’iniziativa dell’utente, ci spingono all’azione? Partendo dalla performing art, tre giovani hanno lanciato un nuovo brand art-based ‒ presentato alla Milano design week e ora in scena a Venice Design ‒ che si interroga su comportamenti e dinamiche di gruppo.

L’abbiamo vista il mese scorso al Fuorisalone, negli spazi di VenturaFuture. Aphrodisia è una collezione di oggetti di design “indocili”, indisciplinati, che invece di piegarsi ai desiderata dell’utente lo spingono a compiere una determinata serie di azioni e a mettersi – di proposito – in una relazione problematica con gli altri. Circle, per esempio, è un tappeto intessuto con materiali pregiati e con una tecnica nobile, quella dell’arazzo a basso liccio, ma anche un ring da combattimento domestico sul quale una coppia o un gruppo di persone può sfidarsi. Conspiracy è un servizio di posate che all’occorrenza possono trasformarsi in armi, mentre l’anello Motherlode può essere stampato direttamente dal cliente in un massimo di sette copie – grazie al progetto che lo accompagna – e diventare un segno di appartenenza per una piccola comunità di accoliti.
Dietro a queste proposte insolite, realizzate artigianalmente in piccole serie, praticamente on demand, c’è Mali Weil, un giovane collettivo cresciuto nell’ambito della performing art e impegnato in una ricerca sulla relazione tra design e performance. Mali Weil ha sede in un luogo periferico rispetto al sistema design ‒ in Trentino, nell’ex centrale idroelettrica di Fies, diventata fabbrica d’arte e centro per la promozione della cultura – e si è mosso lentamente dalla creazione di esperienze e happening al design di prodotto, un processo culminato con la creazione del brand Animal Spirits. Tra i temi che prediligono ci sono la politica, intesa come sfera di interazione tra individui e di riflessione su futuri possibili, e l’eros come strumento per mettere in discussione se stessi e la realtà. Per capire meglio il progetto, che dopo la design week milanese è tra i protagonisti di Venice Design, fino al 17 giugno, abbiamo fatto una chiacchierata con Lorenzo Facchinelli, uno dei tre fondatori.

Mali Weil, Animal Spirits. Aphrodisia

Mali Weil, Animal Spirits. Aphrodisia

Mali Weil è un’identità collettiva, dietro la quale ci siete tu, Elisa Di Liberato e Mara Ferrieri. Qual è il vostro background?
Mara è di Milano e ha studiato filosofia, Elisa è abruzzese e quando ci siamo conosciuti era laureanda al Dams di Bologna. Io, che sono di Trento, provengo da studi in scienze della comunicazione. Ognuno quindi aveva e ha skill, passioni e genius loci diversi tra loro.
Ci siamo incontrati ormai diversi anni fa studiando regia all’accademia Paolo Grassi di Milano, dove per tre anni abbiamo potuto sperimentare tecniche e pratiche legate alle performing art. Per poi abbandonarle, una volta creata Mali Weil, e addentrarci nella costruzione di una pratica stratificata, research based, che è ‒ e forse sarà sempre ‒ in evoluzione, ma che ci è decisamente più congeniale.

Come nasce il progetto Animal Spirits?
Animal Spirits è nato nel 2013 come una performance e lentamente si è esteso e approfondito divenendo un progetto anche imprenditoriale. Oggi è un art-based brand che produce oggetti di design, esperienze e mitologie per potenziare la capacità di azione dell’individuo. È nato per rispondere a quella che può essere raccontata come una sorta di sottovalutazione collettiva delle proprie competenze politiche. In ognuno di noi si cela una creatura molto più pronta all’azione e al balzo, felina, capace di trasformare ciò che siamo abituati a percepire come immutabile. Animal Spirits mira a riscrivere la nostra immagine in questa direzione. All’inizio lo faceva con una performance costruita come un concept store, un rito contemporaneo a metà tra shopping e storytelling in cui il visitatore partecipava a una caccia al proprio animale politico. Ora lo fa soprattutto attraverso il product design, ideando e presentando oggetti indocili, oggetti che richiedono a chi li utilizza di assumere una “posizione”, di esercitare una propria facoltà, ecc. Si tratta di un tipo di product design capace di una forte funzione simbolica e narrativa, che sovrascrive la funzione d’uso e che è completato dall’azione e dall’immaginazione del fruitore.

Mali Weil, Animal Spirits. Aphrodisia

Mali Weil, Animal Spirits. Aphrodisia

Che cosa offre in più il design rispetto alla performance?
Il design per noi è un prolungamento della performance, di cui riesce a superare il tempo e lo spazio effimeri e circoscritti. L’oggetto di design, infatti, è poroso rispetto alla vita quotidiana delle persone, laddove la performance rimane un evento incorniciato in spazi e tempi deputati all’arte o al consumo culturale.

Chi sono gli “spiriti animali” che avete immaginato come utenti degli oggetti della nuova collezione?
Aphrodisia è una collezione immaginata per riscrivere gli ambienti della casa trasformandoli in un “gymnasium”, luogo dell’antica Grecia deputato ad allenare corpo e mente attraverso la pratica della lotta, della filosofia, ma anche a intrecciare relazioni erotiche e politiche. La casa, e soprattutto il nucleo di intimi che la frequenta (amici, familiari…), è già in potenza e può diventare, attraverso una sollecitazione dell’immaginazione, una fucina di visioni, pensiero e relazioni che riverberino sulla sfera pubblica. È una delle unità minime di comunità a cui apparteniamo. La collezione è quindi un allenamento dell’immaginazione politica in cinque oggetti e cinque esercizi, dedicato idealmente a due o più amici. Questo allenamento è improntato a una ricerca sull’erotismo in quanto categoria dell’eccesso e arte di infiammare il corpo e il pensiero.

Che cosa intendete per “immaginazione politica”?
Un organo da allenare perché possa arrivare a visioni inedite su futuri possibili, soluzioni estreme per le sfide epocali cui siamo chiamati a rispondere, pratiche di divergenza positiva rispetto all’esistente. La facoltà immaginifica orientata alla sfera pubblica è un organo plurale e costituisce, in questo senso, una delle componenti che producono e agiscono sugli immaginari collettivi.

Mali Weil, Pharresia. Photo elipanni

Mali Weil, Pharresia. Photo elipanni

Gli oggetti di Aphrodisia sembrano spingere chi li utilizza verso un contatto fisico ravvicinato, che rapporto c’è tra eros e politica? Nell’accezione che date voi a questo termine, naturalmente.
Questi oggetti sono relazionali, come dicevo, sono creati per coinvolgere due o più animal spirit legati da amicizia: l’amicizia è una virtù molto interessante dal punto di vista filosofico e politico in quanto relazione elettiva, basata su un’attrazione verso l’alterità. Il discorso tra amici, se estroflesso sul mondo e non visto in termini romantici, è il primo strumento per mettere in discussione la realtà che ci circonda. È veramente un fuoco che può propagarsi.
Quindi parlare di un’eroticizzazione nella sfera politica significa ribadire che l’azione del singolo nella comunità non va raccontata solo in termini di dovere e responsabilità, ma anche in termini di bellezza e piacere. Siamo alla ricerca di quello che la filosofa Laura Bazzicalupo chiama “il portato libidico della vita politica, l’eccesso di godimento che sta dentro la parola noi”. E siamo consapevoli che indubbiamente questa può essere anche un’affermazione o una pratica rischiosa.

Che cosa portate a Venezia?
A Venezia per la prima volta esponiamo la collezione in un reale interno domestico. Dopo spazi allestiti in fiere o spazi espositivi, i pezzi trovano la loro collocazione ideale all’interno dei vari ambienti di una vera casa. Nei giorni dell’opening abbiamo presentato anche Amare Alcibiade, una performance relazionale per otto ospiti che per un’ora si sono trasformati in simposiasti: una performance dove food design e narrazioni mitologiche si incrociano per creare una ritualità contemporanea, che riscriva in termini erotici il nostro immaginario. Una cena che diventa un simposio che a sua volta si rovescia in una cospirazione. Per non abbandonare comunque mai l’aspetto performativo che sta alla base della progettazione di questi pezzi e che ne restituisce pienamente la natura “indocile”.

Giulia Marani

www.maliweil.org

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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