Il vetro secondo Ettore Sottsass. A Venezia

Alle Stanze del Vetro di Venezia, una eccezionale mostra sulla produzione vetraria di Ettore Sottsass celebra il centenario della sua nascita. 220 pezzi tra oggetti e disegni, molti dei quali inediti, tracciano le tappe della sua intensa attività, lungo un percorso che dal 1947 si estende al 2006.

“L’idea di disegnare vetri fatti di pezzi messi insieme, in un modo o nell’altro, pezzi di vetro di colori diversi, di spessore diverso, di opacità e di trasparenze diverse, di forme e di origine diversa mi ha regalato una vasta libertà nel disegno e ho potuto immaginare imprevisti equilibri delle strutture. È la Sfera a reticello, la prima creazione in vetro presentata nel 1947 alla VIII Triennale di Milano e fotografata per Domus accanto a recipienti in coccio della tradizione agro-pastorale sarda per esaltarne la purezza della forma. Da allora, sedotto dalle straordinarie potenzialità del vetro e parallelamente alla carriera di architetto, Ettore Sottsass (Innsbruck, 1917 – Milano, 2007) porterà avanti anche quella di designer.
La prima serie è pensata per Luciano Vistosi, segnando l’abbandono di quella razionalità che proviene da costruttivisti russi come Pevsner e Gabo a favore dell’espressione il cui cardine sarà la luce. Morosina, Dogaressa e Schiavona sono alcuni dei nomi dei dieci vetri, dalle forme essenziali, ispirati all’immaginario classico femminile veneziano d’epoca rinascimentale, realizzati nel 1974. Sette anni dopo Sottsass fonda il collettivo Memphis e presenta una prima collezione di vasi che pretende siano assemblati con una colla chimica – sovvertendo la secolare tradizione della colla a caldo – quando non appesi tramite fili metallici. La gamma cromatica si arricchisce nel 1986 con la seconda collezione e la compenetrazione delle forme diventa funzionale a ottenere diverse trasparenze.

Ettore Sottsass, Il vetro. Installation view at Le Stanze del Vetro, Venezia 2017. Courtesy Fondazione Cini

Ettore Sottsass, Il vetro. Installation view at Le Stanze del Vetro, Venezia 2017. Courtesy Fondazione Cini

DAGLI ANNI NOVANTA IN POI

Agli Anni Novanta appartengono, invece, Capricci ed Esercizi, combinazioni di elementi geometrici dai cromatismi accesi che alternano trasparenza a opacità e, data la difficoltà che i maestri vetrai avrebbero incontrato per ottenere forme geometriche ben precise, furono utilizzati stampi in legno di pero, ora andati perduti. Ai Capricci, sedici elementi dall’equilibrio instabile, succedono gli Esercizi, non meno laboriosi dei primi dal momento che a strutture per lo più cilindriche sono accostati basamenti in marmo tra i più difficili da reperire come il Nero Marquinia e il Grigio carnico. Nel 1999, dopo la collaborazione con il CIRVA di Marsiglia per cui realizza sei Lingam, oggetti in vetro soffiato che si rifanno alla simbologia fallica della religione induista, gli vengono commissionate ventidue sculture per la reception del Millennium House a Doha. Tra giochi d’incastri e filo metallico, Sottsass assembla forme articolate di vetro soffiato e massiccio, a stampo e lavorate a mano, trasparenti e non fissate su basi marmoree e perlopiù di grandi dimensioni. In una edizione limitata a nove esemplari, crea la sua ultima serie nel 2006 per la Galleria Mourmans: diciotto vasi dalle forme complesse e dai cromatismi particolarmente intensi che succedono alle celebri Kachina, fantocci di vetro derivanti dalle bambole feticcio degli indiani d’America a cui Sottsass attribuiva grande valore mistico.

Roberta Vanali

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Roberta Vanali

Roberta Vanali

Roberta Vanali è critica e curatrice d’arte contemporanea. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo Artistico all’Università di Cagliari. Per undici anni è stata Redattrice Capo per la rivista Exibart e dalla sua fondazione collabora con Artribune, per la quale cura…

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