Lanzavecchia+Wai. Design etico, design lieve
Artribune ha incontrato il duo italo-asiatico Lanzavecchia+Wai, vincitori quest'anno del premio Young Designer Talent of the Year di Elle Decor. Due giovani designer che manifestano una chiarezza di pensiero e una grande conoscenza delle potenzialità delle fibre sintetiche e delle tecniche produttive contemporanee. E un atteggiamento etico nei confronti dell'uomo, utente finale degli oggetti, e della loro professione.
Francesca Lanzavecchia ha la carnagione molto chiara e i capelli rosso-bordeaux. Le piacciono i colori e ama sperimentare sui suoi capelli ogni sfumatura di rosso. La sperimentazione è una delle chiavi di lettura di questo personaggio. Il suo sogno era fare l’artista, ma mamma e papà, biologa e immunologo, si opposero e le suggerirono di frequentare l’università. Si iscrisse così al Politecnico di Milano, il primo di molti spostamenti importanti dalla natia Pavia. Prima di arrivare alla sua esperienza formativa – e anche personale – più importante, Francesca va a Lille e per un periodo lavora nell’advanced design center di Decathlon: fa ricerche sui trend e poi li traduce in prodotti. Poi, Eindhoven. Innamorata del design concettuale e delle sperimentazioni di Droog Design, decide di frequentare il master della Design Academy. In questa scuola, il cui obiettivo è tirare fuori la vera essenza del designer, Francesca incontra Hunn Wai, di Singapore, con cui costruisce un rapporto prima sentimentale e poi professionale.
Finito il master – erano partiti in trenta, arrivano in sedici – Francesca e Hunn si spostano a Hong Kong e Shangai, e lavorano per Miele Kitchen, concept store di cucine. L’occasione di aprire uno studio tutto loro arriva con il Time to Design New Talent Award: a Copenhagen hanno un loro spazio e la possibilità di utilizzare h24 i danish workshop di art&craft. Qui, nel 2009, nasce la prima collezione, Spaziale Series. L’apertura dello studio coincide con la fine della storia sentimentale: oggi Francesca vive a Pavia e Hunn a Singapore, ma continuano a viaggiare, progettare e lavorare insieme a distanza.
Sin dall’inizio del loro lavoro, Lanzavecchia+Wai si muovono in un ambito complicato: vogliono realizzare oggetti utili per supplire agli stati di fragilità corporea delle persone, e allora portano avanti per un anno una ricerca sulla percezione della disabilità, intervistando medici e pazienti, e alla fine propongono oggetti taylor made identitari e creano una nuova estetica nel campo delle ortosi: nuovi colori, nuovi materiali, nuovi disegni. Da questo progetto, Proaesthetics. The Perception of Disability (2008) vengono prodotti 40 prototipi di oggetti che aiutano a far convivere le persone con le loro fragilità, anche temporanee.
Questa attenzione alla ricerca e alle esigenze delle persone nel momento in cui le loro capacità fisiche e motorie si modificano tornerà nel 2012, in occasione del Salone del Mobile, quando nasce il progetto No Country for Old Man. L’attenzione è ancora una volta sugli oggetti utili, su quelli che possono aiutare l’uomo nei momenti di difficoltà. Oltre a un tavolino, hanno proposto sedie realizzate in legno e tubi in lamiera saldata che aiutano ad alzarsi semplicemente sfruttando il peso corporeo, e lampade con base in marmo e lente d’ingrandimento. I prodotti hanno avuto gran successo mediatico. Ma l’ambito produttivo è complesso e da parte del settore medicale con difficoltà si accettano i cambiamenti.
Esiste un lato più lieve di Lanzavecchia+Wai, che quest’anno sono presenti al Salone con vari progetti concettuali: allla mostra Onwards, collettiva ideata da Raffaella Guidobono e Claudia Pignatale, espongono gli oggetti frutto della collaborazione con Secondome di Roma; all’iniziativa della Fondazione In’Residence Desiderabilia, dove sono riuniti 26 designer che hanno progettato e realizzato con stampanti 3d piccoli oggetti in blu Klein. Lanzavecchia+Way hanno pensato per Desiderabilia piccole protesi vegetali create a partire dall’osservazione della diversa capacità di sentire il mondo che hanno le piante. Partecipano inoltre all’evento della galleria Subalterno 1, Pasta Incut. La loro proposta è una pasta tipo spaghetto con il condimento all’interno, ispirata a Lilli e il Vagabondo: si inizia a mangiare dai due capi opposti e si finisce con un bacio. E poi altre partecipazioni, come quella al progetto di cromoterapia con Conekt, la coppia franco-argentina che ha inventato il sistema pantone per i prodotti. Si tratta di un concept di wellbeing, Mycocoon: un’enorme cupola di tessuto che proietta luci per un bagno di colori, presentata al Boscolo Hotel.
Monica AG Scanu
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