La prossima Biennale Architettura di Venezia del 2027 sarà curata da due architetti cinesi. È la prima volta
L’architetto Pritzker Prize 2012 Wang Shu e l’architetta Lu Wenyu raccolgono il testimone da Carlo Ratti: sono stati scelti come direttori artistici della 20. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, in programma dall’8 maggio al 21 novembre 2027
Lo abbiamo scritto appena due giorni fa, nella nostra newsletter Render e, persino prima rispetto a quanto pensassimo, è arrivato l’annuncio con cui prende ufficialmente il via l’iter della Biennale Architettura 2027: a curarla saranno gli architetti di nazionalità cinese Wang Shu – insignito del Pritzker Architecture Prize 2012 – e Lu Wenyu. Per la prima volta, dunque, la direzione artistica della Mostra Internazionale di Architettura di Venezia – la cui ventesima edizione si terrà dall’8 maggio al 21 novembre 2027 – è stata una affidata un duo composto da un’architetta e un architetto (dopo il precedente della doppia curatela femminile di Yvonne Farrell e Shelley McNamara, cofondatrici del pluripremiato studio Grafton Architects) e proveniente dalla Cina. Alla guida di Amateur Architecture Studio, che nel 1997 hanno fondato insieme, i due progettisti tornano alla kermesse lagunare dopo gli inviti all’evento ricevuti nel 2010 dall’allora direttrice Kazuyo Sejima – partecipazione che gli valse la Menzione Speciale con il progetto Decay of a Dome – e, sei anni dopo, da Alejandro Aravena; risale invece al 2006 la loro presenza all’interno del Padiglione Cina.

Da Carlo Ratti alla coppia Wang Shu e Lu Wenyu: nominati i curatori della Biennale Architettura 2027
Con all’attivo numerosi progetti in patria, tra cui il Campus di Xiangshan della China Academy of Art, la riqualificazione del Villaggio di Wencun, vari musei e l’Opera House e la Concert Hall di Xi’an, gli architetti Wang Shu e Lu Wenyu affiancano alla pratica progettuale il lavoro accademico. Dato quest’ultimo decisamente non nuovo sul fronte della Biennale Architettura, come si evince dai profili della maggior parte dei professionisti che l’hanno diretta. In particolare la coppia di neocuratori nel 2003 ha istituito il Dipartimento di Architettura presso la China Academy of Art; nel 2007 ha poi fondato la Scuola di Architettura: Wang Shu ne è stato il primo preside e Lu Wenyu è la direttrice del Centro per la Costruzione Sostenibile.
I progetti “senza tempo” di Wang Shu e Lu Wenyu
Per il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco “la loro visione, profondamente radicata nella memoria dei luoghi e nella sapienza dei processi costruttivi, rappresenta oggi una voce indispensabile nel dibattito internazionale sull’architettura e sul senso dell’abitare i luoghi del mondo. In loro, La Biennale di Venezia riconosce due protagonisti capaci di coniugare responsabilità culturale e genio sperimentale, offrendo un contributo di straordinaria qualità in un momento storico che richiede conoscenza, misura, immaginazione”. Effettivamente il metodo adottato da Wang Shu e Lu Wenyu privilegia il riuso dei materiali esistenti, provenienti da edifici storici, senza rinunciare allo slancio sperimentale. Si pone in controtendenza rispetto a quell’approccio che, specie negli ultimi decenni nel loro Paese d’origine, tra demolizioni e interventi massivi ha profondamente inciso nell’aspetto di aree urbane e rurali.

L’architettura? Rischia di diventare una “sorta di illusoria proiezione del futuro”
Oltre ai ringraziamenti di rito, i neodirettori Wang Shu e Lu Wenyu hanno aggiunto: “Faremo del nostro meglio per affrontare questa grande sfida. Oggi i rapidi e molteplici cambiamenti nell’architettura appaiono soprattutto come un fenomeno di superficie, frutto di un’eccessiva concettualizzazione o di una marcata commercializzazione. L’esuberanza delle sperimentazioni concettuali risulta spesso distante dalla realtà, mentre la spinta commerciale tende a generare esiti effimeri e puramente popolari. Questo fenomeno, che muta velocemente per poter sopravvivere rompendo il legame con i luoghi reali, rischia di condurre alla morte stessa dell’architettura, riducendola a una sorta di illusoria proiezione del futuro. In un contesto segnato da crisi concrete e urgenti, adottare un approccio semplice e autentico assume dunque un valore particolare. Il nostro impegno sarà quello di esprimere con la massima sincerità questo valore e questa ricerca, contribuendo a una realtà — e a un futuro — migliori”.
Verso la 20. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia
Una dichiarazione dalla quale, seppur prematuramente, possiamo intravedere una potenziale volontà di approfondire nella Mostra Internazionale del 2027 processi e progetti animati da forme di “convivenza” tra le epoche, oltre che di radicamento nei contesti di realizzazione. Nell’attesa di saperne di più, vale forse la pena rileggere le parole della giuria che scelse di assegnare a Wang Shu il Pritzker Prize nel 2012, quando aveva 48 anni. “Nelle opere realizzate dallo studio da lui fondato con la compagna e moglie Lu Wenyu, Amateur Architecture Studio, il passato rivive letteralmente esplorando il rapporto tra passato e presente.(…) Gli edifici di Wang Shu possiedono una caratteristica molto rara: una presenza imponente e a tratti persino monumentale, pur funzionando in modo superbo e creando un ambiente tranquillo per la vita e le attività quotidiane. (…) Il lavoro è quello di un virtuoso che ha la piena padronanza degli strumenti dell’architettura: forma, scala, materiale, spazio e luce”. E dunque chissà come se la caveranno nel ruolo di curatori…
Valentina Silvestrini
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