Alla scoperta dello storico teatro di Yerevan. Il simbolo della musica in Armenia 

Nel 2025 l’Armenian National Philharmonic Orchestra compie 100 anni. Un anniversario che incoraggia la riscoperta del Teatro Nazionale Accademico di Yerevan, simbolo del sogno modernista sovietico in Armenia

Sognare e costruire una città, anzi, la capitale di uno Stato, partendo da zero. È questa l’impresa che nel 1924 fu affidata all’architetto Alexander Tamanian: ridisegnare Yerevan, destinata a diventare la nuova capitale della Repubblica Socialista Sovietica d’Armenia. Il suo progetto nasceva dall’ambizione di trasformare una città storicamente marginale in un moderno centro politico e culturale. Ispirato al modello delle città giardino e alle teorie urbanistiche neoclassiche, il progetto si fondava su un impianto geometrico di assi radiali e anelli concentrici, pensati per accompagnare in modo armonico e centralizzato l’espansione urbana. Tamanian immaginò una città costruita interamente nel tipico tufo rosa delle montagne armene, con edifici di pari altezza distribuiti in modo discendente lungo le colline, così che da ogni punto fosse visibile il monte Ararat. Un luogo simbolo identitario dell’Armenia, insieme fonte di orgoglio nazionale, memoria di tragedia (quelle terre, oggi parte della Turchia, furono sottratte con uno dei peggiori genocidi del Novecento) e speranza irredentista. 

Il sogno (infranto) dell’architetto Alexander Tamanian per Yerevan 

Chi oggi, alla ricerca di quel sogno, salisse in cima alla monumentale scalinata di Cascade e guardasse Yerevan dall’alto, ci metterebbe poco a scoprire che di quella visione restano solo frammenti: lo sviluppo disordinato seguito alla caduta dell’URSS, spinto da logiche speculative ed economiche, ha trasformato l’espansione urbana in un insieme caotico e grigio. Eppure, nel cuore della città, qualcosa resiste. La Piazza della Repubblica (in armeno Hanrapetut’yan hraparak), cuore pulsante della capitale, continua a rappresentare uno degli spazi più iconici dell’Armenia moderna. Intorno a essa si ergono maestosi edifici in tufo rosa e crema: il Palazzo del Governo, la Banca Centrale, il Ministero degli Affari Esteri, l’Hotel Marriott Armenia e, soprattutto, il Museo di Storia dell’Armenia con la Galleria Nazionale, custode di una delle collezioni artistiche più significative del Paese. 

Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del Balletto di Yerevan, esterno
Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del Balletto di Yerevan, esterno

Una macchina architettonica per la cultura: il progetto del Teatro di Yerevan 

Ma il centro ideale del sogno armeno resta il Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del Balletto intitolato ad Alexander Spendiaryan, che Tamanian aveva immaginato — non a caso — come cuore simbolico della sua visione urbana. La costruzione dell’edificio iniziò nel 1930; fu inaugurato ufficialmente nel gennaio 1933 con l’opera Almast di Spendiarian, e venne completato nella sua forma definitiva solo nel 1953, sotto la direzione del figlio dell’architetto, Gevorg Tamanian. Il Teatro dell’Opera di Yerevan si sviluppa su una pianta ellittica che richiama le forme della basilica e dell’anfiteatro romano. La struttura è simmetrica ma non chiusa: la facciata principale, curvilinea, è aperta verso la Piazza della Libertà, creando un rapporto diretto con lo spazio pubblico. L’edificio è diviso in due ali autonome ma connesse: una destinata alla musica sinfonica, l’altra all’opera e al balletto. Entrambe le sale, collocate su lati opposti, condividono un grande foyer semicircolare e un atrio a colonne che funge da punto di snodo. 

Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del Balletto di Yerevan, interni
Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del Balletto di Yerevan, interni

Storia e architettura del Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del Balletto di Yerevan 

La sala filarmonica, oggi dedicata ad Aram Khachaturian, ospita oltre 1.400 spettatori; quella operistica può accogliere circa 1.200 persone. I volumi si articolano in una serie di spazi concentrici che combinano estetica monumentale e funzionalità acustica. L’uso del tufo rosa e del basalto grigio, materiali locali impiegati in contrasto cromatico, richiama la tradizione costruttiva armena, mentre gli elementi decorativi classici – colonne doriche, archi ciechi, nicchie, rilievi ornamentali – traducono in linguaggio locale i codici dell’architettura Beaux-Arts. L’estetica dell’edificio riflette l’ambizione ideologica del tempo: fondere l’eredità nazionale con la monumentalità socialista. La grande vetrata curvilinea del foyer, orientata a sud, si affaccia sul monte Ararat, diventando una quinta visiva e simbolica. Le proporzioni dell’intero complesso sono pensate per garantire continuità tra l’architettura e la natura, tra l’interno e l’esterno, tra la città e la cultura. Il progetto del teatro vinse la medaglia d’oro alla sezione architettura dell’Esposizione Universale di Parigi del 1937. 

Da Spendiarian a Khachaturian: una lingua musicale per l’Armenia 

La fondazione dell’Armenian National Philharmonic Orchestra risale al 1925: esattamente un secolo fa. Nata come ensemble del Conservatorio di Yerevan, fu diretta inizialmente da Arshak Adamian e poi da Alexander Spendiarian, il quale contribuì alla costruzione di un’identità musicale nazionale ispirandosi alle leggende e ai canti popolari armeni. La sua opera Almast, rappresentata per l’inaugurazione del teatro nel 1933, fu il primo esempio di dramma lirico in lingua armena. A consolidare la centralità del teatro nella vita culturale armena fu Aram Khachaturian, autore di sinfonie, concerti e soprattutto di celebri balletti. La sua musica fondeva armonia occidentale e melismi orientali, in uno stile riconoscibile e potente. Visto il suo enorme successo anche fuori dall’Unione Sovietica, non sorprende che negli Anni Cinquanta fu deciso di intitolargli la sala da concerti principale del teatro; oggi una sua statua troneggia fuori dall’ingresso principale. 

Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del Balletto di Yerevan, interni
Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del Balletto di Yerevan, interni

Gayane: il balletto epico della nuova Armenia 

Con la stessa ciclicità con cui si possono sentire i valzer di Strauss a Vienna o l’Aida all’Arena di Verona, nel teatro armeno viene rappresentato il balletto del 1942 Gayane, in cui è contenuto quello che forse è il più celebre pezzo di musica classica armena: La danza delle spade. Quest’opera originariamente raccontava la storia di una giovane contadina armena di un kolchoz ai piedi del monte Ararat, che, dopo aver scoperto l’intenzione di suo marito di tradire lo Stato e passare al nemico, lo denuncia: metafora del fatto che, nonostante il dolore personale, il dovere verso la collettività prevale. Oggi, invece, la versione che va in scena ha abbandonato ogni valore ideologico, riducendosi a una blanda storia d’amore tra due giovani sventurati con un terzo, malvagio pretendente nel mezzo, e con l’amore che alla fine vince su tutto. Proprio come per il sogno architettonico di Tamanian, anche l’opera di Khachaturian ha sacrificato sull’altare della modernità una parte della sua anima, ma sopravvivono, per fortuna, anche dietro la banalità, la bellezza dei corpi in movimento e l’armonia delle note. La partitura alterna sezioni liriche e trionfali, con una forte presenza di danze etniche ispirate ai repertori curdi, caucasici e armeni.  

Yerevan oggi e il centenario dell’Armenian National Philharmonic Orchestra 

Dopo l’indipendenza dell’Armenia nel 1991, il teatro ha attraversato fasi alterne, ma ha continuato a svolgere un ruolo centrale nella vita culturale di Yerevan. Restaurato nel 2001, il Teatro Nazionale Accademico dell’Opera e del Balletto è oggi sede della Filarmonica; ospita stagioni liriche, festival internazionali, spettacoli di danza e conferenze. L’anniversario della Filarmonica diventa occasione per interrogarsi non solo sul passato, ma su cosa significhi oggi, in Armenia, costruire un’identità attraverso la musica, l’architettura e la città. 

Federico Silvio Bellanca 

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Federico Silvio Bellanca

Federico Silvio Bellanca

Classe 1989, scrive per diverse testate italiane (Gambero Rosso, Forbes). In ambito enogastronomico ha firmato diversi libri editi "Il Forchettiere" e "Giunti". Ha condotto e produtto per WineTv (canale 815 di Sky) varie trasmissioni a tema distillati.

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