Non c’è nessun cubo nero che rovina lo skyline di Firenze. Solo una nuova polemica fake

Qualsiasi cosa di nuovo e di diverso si faccia a Firenze, troverete sempre un'armata di professionisti dell'indignazione che chiamerà questo "scempio". È successo pure questa volta e ci siete cascati pure questa volta

A Firenze tutto è uno scempio, ogni cosa è un cazzotto in un occhio o, come piace dire ai locals, un “troiaio”. Non serve molto impegno, è sufficiente che ci sia qualcosa di nuovo, grande o piccino cambia nulla. Si fa una linea tramviaria? Scempio. Si trasforma un cinema nella più bella libreria del mondo pur mantenendo il cinema? Scempio. Si costruisce un gigantesco tribunale in periferia? Scempio. Si assegna a un grande architetto giapponese il nuovo portico d’ingresso degli Uffizi? Scempio. Si edifica il nuovo Teatro dell’Opera vicino al Parco delle Cascine? Scempio. Chiara Ferragni va al museo? Si monta una ruota panoramica? Si proiettano luci e video artistici su Ponte Vecchio? Tutti scempi inaccettabili! Si demolisce il vecchio Teatro Comunale in abbandono per farci un nuovo piccolo quartiere? Scempio, ovviamente.

L'ex Teatro Comunale di Firenze
L’ex Teatro Comunale di Firenze

Il Teatro Comunale di Firenze abbandonato viene trasformato in un nuovo quartiere

Ed è proprio quest’ultimo lo “scempio” dell’estate 2025 a Firenze. Complice un post su Facebook di un giornalista e le giornate agostane prive di vere notizie, ecco confezionato il novello “troiaio” che da ormai dieci giorni domina le cronache cittadine e anche nazionali triggerando gli indignati di turno. Ci sono gli indignati per il colore dei nuovi edifici che hanno sostituito il Teatro Comunale, ci sono quelli convinti che si sia costruito troppo, quelli che si sia costruito troppo in alto, quelli infine che non avrebbero voluto vedere appartamenti (per di più lussuosi) sostituirsi a un teatro.
Riavvolgiamo il nastro. Firenze non ha perso nessun teatro, innanzitutto: il Teatro Comunale (quello che ospita il Maggio Musicale Fiorentino, oltre a tante altre rappresentazioni) è stato anni e anni fa ricostruito tutto nuovo altrove. La sua nascita fu come d’abitudine salutata come “uno scempio” dalla solita quota-brontoloni della città e l’attuale presidente della Regione Giani – quello che ci capisce di arte pubblica – era tra loro all’epoca. Anche per questo prima dell’inaugurazione se ne parlò poco e ci pensò proprio Artribune a realizzare un prodotto editoriale ricchissimo di contributi per dare la giusta rilevanza al grande progetto (quel giornale resta ancora tutto da sfogliare: una chicca). Costruito il nuovo teatro, il vecchio Teatro del Maggio fu via via abbandonato: ultimo concerto a fine 2014. Era lo storico Teatro Comunale costruito in forme gentili e gradevoli nell’Ottocento ma poi attraversato da tante, troppe, trasformazioni che lo avevano reso sgraziato ad esser gentili: i bombardamenti del ’44, l’alluvione del ’66 e così via. Era, lui sì poverino, uno scempio. Specie sul fianco – con quelle agghiaccianti scale di sicurezza aggiunte negli Anni Ottanta – e peggio ancora sul retro. 

La torre scenica del vecchio Teatro Comunale di Firenze
La torre scenica del vecchio Teatro Comunale di Firenze

La vendita ai privati dell’ex Teatro Comunale di Firenze

Dopo alcuni tentativi di piazzarlo sul mercato (anche per finanziare la costruzione del nuovo edificio a oggi operativo), il Comune di Firenze è riuscito a vendere il fabbricato a CDP che poi lo ha girato agli investitori immobiliari internazionali Hines e Blue Noble. L’edificio viene demolito (non la facciata però, l’unica piccola porzione che la Soprintendenza ha chiesto di salvare) e al suo posto si autorizza la nascita di un piccolo quartiere con alcuni stabili di architettura contemporanea che avrebbero dovuto però non superare in altezza la vecchia torre scenica. Così viene fatto ottenendo anche una superficie costruita molto più contenuta rispetto alla precedente: si passa da 21mila a 15mila mq e questo permette la nascita di alcune stradine pubbliche e di una nuova piazza cittadina che prenderà il nome di Piazza Maria Callas. Vi affacceranno anche un ristorante e un bar. Insomma un edificio in rovina e abbandonato si trasforma in un pezzo di città fruibile da tutti se non per gli appartamenti (per affittarli o acquistarli occorre della disponibilità economica non trascurabile) quanto meno per gli spazi pubblici al piede.

Anche il vecchio Teatro Comunale spuntava fuori dallo skyline, solo che non era nero
Anche il vecchio Teatro Comunale spuntava fuori dallo skyline, solo che non era nero

Gli edifici, come dicevamo, sono alti un filo meno della vecchia torre scenica per cui dalla maggior parte dei punti di vista gli impatti e gli ingombri sono gli stessi. Cambia il colore che non è più quel senape omogeneo di tutti gli edifici (peraltro moderni, ottocenteschi) di quell’area di Firenze. Nulla di più normale: Firenze è piena di edifici che svettano, di palazzi più alti e più bassi, di cupole che nascondono altri palazzi, di torri che nascondono cupole e così via. Non si può pensare che la città sia un parco a tema immutabile e sempre uguale a se stesso, Firenze è cambiata continuamente negli anni e sarebbe bene che continuasse a farlo se vuole seguitare ad essere una città e non una scenografia posticcia. Anche se vi sembra un presepe del Rinascimento, Firenze è una città e come tale ha edifici più alti, più bassi, e ciascuno diverso dall’altro: non c’è nessuno skyline da tutelare perché lo skyline si è composto nel tempo e nel tempo evolverà ancora per fortuna.

Il progetto nell'ex teatro di Firenze di Vitttorio Grassi Architects
Il progetto nell’ex teatro di Firenze di Vitttorio Grassi Architects

La qualità architettonica del progetto dell’Ex Teatro Comunale di Firenze

Vero è che in alcune parti del progetto (più sulla porzione specchiante che quella bronzo scuro già soprannominata “cubo nero”), l’architetto Vittorio Grassi non sembra aver ottenuto un risultato di piena eleganza, tuttavia pensare che questo progetto possa far perdere a Firenze il titolo di patrimonio Unesco è davvero surreale. Chi invoca a ogni minima novità che si affaccia in città una Firenze immutabile fa involontariamente o volontariamente il peggior dispetto possibile alla Culla del Rinascimento. Giudicare inoltre un nuovo progetto architettonico nei suoi primissimi giorni di vita commentando colori e materiali è sempre scivoloso: i materiali si modificano molto presto, i colori si trasformano, le superfici si ossidano. E gli occhi si abituano ai cambiamenti.

Appartamenti all'ex Teatro Comunale di Firenze, il primo progetto
Appartamenti all’ex Teatro Comunale di Firenze, il primo progetto

Ma torniamo ai nuovi edifici di Corso italia e Via Solferino, ricordando che una parte dell’intervento, quella più conservativa a livello architettonico a completamento del nuovo quartiere giusto di fianco ai tre palazzoni oggetto delle polemiche, è stata invece affidata allo studio GLA. Quindi abbiamo una rigenerazione articolata, che è in parte fatta in nuova architettura e in parte in recupero dell’esistente. La destinazione d’uso può fare arricciare il naso a qualcuno. Ma se ha ragione chi lamenta l’assenza di spazi culturali laddove c’era un grande spazio culturale (ma da Starhotels, la società che gestirà il complesso oggi comunque già aperto in modalità soft, fanno sapere che sono in preparazione iniziative), è difficile condividere l’indignazione con chi si meraviglia del prezzo degli alloggi. Quest’angolo di Firenze è stato chiamato in passato il Quartiere degli Inglesi per l’alta percentuale di residenzialità internazionale e altolocata. Tra l’altro basta una rapida ricerca su Booking per scoprire che i mini appartamenti in affitto della Teatro Luxury Apartment (questo il nome commerciale dell’operazione) costano meno della maggior parte delle soluzioni circostanti. 

Il cantiere dei nuovi edifici nell'ex Teatro di Firenze era visibile da anni
Il cantiere dei nuovi edifici nell’ex Teatro di Firenze era visibile da anni

Il “cubo nero” per ricchi che violenta lo skyline di Firenze? Tutto fake

In definitiva c’è moltissimo da smentire e smontare. Non c’è nessuna città-luna park ma un’operazione immobiliare come se ne fanno in maniera ordinaria in tutte le città storiche europee (abbiamo appena dato notizia circa Praga): non si capisce cosa c’entra un “luna park” con la sostituzione di una funzione urbana con un’altra funzione urbana, cosa che si fa a Firenze e in tutte le aree urbane del mondo da 2500 anni. 
Non c’è nessuna struttura esclusiva per ricconi (cosa ci sarebbe di male?), visto che gli alloggi vengono affittati a cifre in linea con la città, una città che per fortuna riesce ad attirare – a differenza di Roma ad esempio – un turismo che non è solo quello predatorio e straccione. 
Non c’è poi nessuna privatizzazione dello spazio pubblico visto che non c’era in quel luogo nessuno spazio pubblico ma solo un impenetrabile relitto urbano inservibile. Un fortilizio del degrado. Al suo posto abbiamo oggi strade e piazze che non c’erano e caffè dove sedersi per bere un drink in un pezzo di città che non esisteva. Presto ci sarà anche un public program aperto a tutti ad animare il nuovo quartiere. Quello che ha fatto il Comune è sacrosanto: aveva un bene immobilizzato e infruibile e, nell’interesse dei cittadini e dei conti pubblici della città, ha cercato in vari modi di monetizzarlo e non sciuparne il valore. Grazie agli introiti della vendita la città potette in quegli anni tenere i conti in ordine e non sforare il patto di stabilità. Questo è il vero interesse pubblico, non tenersi sul groppone un fardello come il vecchio brutto Teatro Comunale abbandonato. Tenere i conti in ordine significa poter continuare ad investire sui trasporti pubblici (a Firenze vogliono provare a renderli gratuiti), sull’assistenza agli anziani, sulla cultura, sugli asili nido e sulle case popolari. E i conti in ordine i comuni li possono e li devono tenere anche grazie a questo genere di operazioni urbanistiche e immobiliari complesse senza le quali l’alternativa è solo debito, meno servizi pubblici, declino economico e degrado urbano.
Non c’è alcuna violazione urbanistica: l’area è super vincolata e i progettisti (che avrebbero volentieri disegnato diversamente e scelto materiali diversamente) si sono dovuto adeguare alle indicazioni della Soprintendenza. 
Non vi è alcuna sorpresa poi. Noi stessi avevamo descritto nel dettaglio il progetto anni e anni fa. Tutti sapevano, tutti vedevano, i cantieri erano in corso. Alimentare la polemica significa solo reggere il gioco estivo di quattro consiglieri di opposizione e bizzarri ex candidati sindaci trombati che usano il nulla per attaccare l’amministrazione in assenza di argomenti. 
Ma tra l’altro non c’è nessun “cubo nero”. Facciamola finita di utilizzare questo terrorismo lessicale, queste sciocche espressioni da scuola elementare per suggestionare i cittadini-bambini che poi credono alle mille foto fake che girano come quella che abbiamo usato per la copertina di questo articolo. C’è un progetto ben preciso (che nulla ha a che fare col cubo) con un rivestimento in ottone brunito che tra l’altro cambierà nel tempo. È una tipologia che vediamo in molte città del mondo, in contesti storici e in contesti moderni. Ripetete con me: è una roba nor-ma-le. Considerare ogni cambiamento come il male assoluto non fa di voi degli intellettuali o delle persone intelligenti: pensateci su…

Appartamenti all'ex Teatro Comunale di Firenze, la facciata
Appartamenti all’ex Teatro Comunale di Firenze, la facciata

Cosa c’è di buono in questa storia

Smentite quindi tutte le cassandre, resta la chiusa di questo articolo in chiave positiva. I nuovi edifici di Corso Italia e di Via Solferino non saranno senza dubbio un capolavoro dell’architettura e non saranno firmati dal miglior progettista su piazza, questo va ammesso. Ma almeno ci testimoniano di una città che è viva, che si confronta, che si arrabbia, che cambia, che sbaglia, che trasforma il suo profilo e che carsicamente rifiuta chi la vuole imbalsamata, congelata, immobile. E soprattutto di tanto in tanto si fa beffe dei professionisti dell’indignazione facile. Questa è una cosa impagabilmente divertente.

Massimiliano Tonelli

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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