Siamo entrati in Palazzo San Felice a Roma. Qui aprirà la nuova Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte progettata da Mario Botta

L’architetto svizzero trasformerà lo storico palazzo presidenziale, dirimpetto al Quirinale, nella nuova sede di una delle biblioteche di archeologia e storia dell’arte più importanti al mondo, ora ospitata a Palazzo Venezia. Pronta all’inizio del 2027, intanto Palazzo San Felice apre al pubblico, tra tesori antichi, vita di cantiere ed esperienze digitali

Convento dei monaci Benedettini e dei frati Cappuccini prima, poi residenza pontificia (nel Seicento), caserma, e infine edificio in dotazione alla Presidenza della Repubblica, nella configurazione dovuta alla riorganizzazione dell’area e alla ricostruzione a opera di Filippo Martinucci del 1864. Le molteplici vite di Palazzo San Felice, affacciato sull’odierna via della Dataria in continuità con il complesso che oggi ospita le Scuderie del Quirinale, a Roma, sono destinate ad arricchirsi di un nuovo capitolo. Entro il 2027, infatti, grazie a un ambizioso progetto di restauro e rifunzionalizzazione affidato all’architetto Mario Botta, il Palazzo ospiterà la nuova Biblioteca Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, pronta a traslocare dalla sua sede storica, in Palazzo Venezia.

La nuova BIASA a Palazzo San Felice

L’operazione è maturata nell’ambito del Piano strategico Grandi progetti beni culturali, in una triangolazione che ha coinvolto la Presidenza della Repubblica, il Ministero della Cultura – nel 2017, il Presidente Sergio Mattarella ha autorizzato la concessione del bene presidenziale al MiC, che gestirà la nuova BIASA per 25 anni – e l’Agenzia del Demanio. E l’obiettivo è quello di restituire alla collettività un edificio storico di grande valore, ripensato come spazio di conoscenza secondo una moderna concezione di biblioteca: spazio culturale aperto alla partecipazione pubblica, anziché luogo esclusivo di studio, riservato a pochi. Da luogo di conservazione a piattaforma culturale partecipata.

Mario Botta e Alessandro Giuli all'inaugurazione di Palazzo San Felice. Photo Emanuele Minerva, Ministero della Cultura
Mario Botta e Alessandro Giuli all’inaugurazione di Palazzo San Felice. Photo Emanuele Minerva, Ministero della Cultura

Il progetto di Mario Botta per la nuova Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte

Il cantiere, avviato nel 2023, è in piena attività e si concluderà solo alla fine del 2026, quando sarà perfezionato il trasloco del patrimonio librario – 350mila unità bibliografiche tra monografie, periodici, manoscritti, fotografie, stampe, carte geografiche, disegni tecnici e materiali iconografici che coprono un arco temporale vastissimo, dall’antichità al mondo contemporaneo – della Biblioteca ospitata per oltre un secolo a Palazzo Venezia. “Abbiamo lavorato sull’idea di dare una funzione collettiva e una nuova dimensione pubblica alla Biblioteca” spiega l’architetto Botta, citando lo spirito del “buon governo” affrescato da Ambrogio Lorenzetti a Siena nel Duecento. Nello specifico, il progetto di rifunzionalizzazione, tra demolizioni e ricostruzioni, coinvolge un intero isolato, “con tre vani che diventeranno i tre cortili del complesso: una piazza principale, un anfiteatro e un terzo piccolo cortile che sarà spazio di snodo funzionale”. Un’operazione che inciderà sull’urbanistica di questa porzione del Rione Trevi, proprio dirimpetto al Palazzo del Quirinale, regalando una nuova piazza pubblica alla città, accessibile tramite l’androne di ingresso alla Biblioteca, dove saranno realizzati anche un foyer, una caffetteria, un bookshop. Senza paura di confrontarsi con la memoria del passato e l’antico tessuto edilizio: “Il linguaggio della contemporaneità dovrebbe generare nuova bellezza” prosegue l’architetto svizzero “L’unico modo per rispettare il passato è saper essere autenticamente moderno, diceva il mio maestro Carlo Scarpa: gli interventi architettonici su un tessuto storico devono essere onesti e sinceri, e così stiamo affrontando il progetto. La rigenerazione fisica di un manufatto è un atto di umanesimo”. Al termine, la Biblioteca potrà contare su una superficie interna complessiva di 6.836 metri quadri distribuiti su cinque livelli, con 10.500 metri lineari di scaffalature aperte.

Cultura in Cantiere: le visite a Palazzo San Felice work in progress

Nell’attesa di ciò che sarà, Palazzo San Felice – perfetto esempio dei numerosi processi di stratificazione e trasformazione subiti dalle architetture ecclesiastiche romane nel corso dei secoli, e dunque sito di grande interesse culturale – si appresta a recuperare gradualmente il suo rapporto con la città, presentandosi come capofila di una più ampia operazione dell’Agenzia del Demanio ribattezzata Cultura in Cantiere: “Apriamo al pubblico il primo cantiere innovativo in Italia, frutto dell’integrazione tra il progetto creativo e la tecnologia digitale, che diventa supporto per seguire l’evoluzione dei lavori in ogni dettaglio” spiega Alessandra Dal Verme, direttrice dell’Agenzia del Demanio “Così il cantiere contiene in sé l’opera sin dal progetto”.
Dal 14 giugno al 28 dicembre 2025, Palazzo San Felice sarà aperto ogni fine settimana, gratuitamente (consigliabile la prenotazione online, gli ingressi sono contingentati), e i visitatori potranno seguire un percorso che si muove tra il passato, il presente e il futuro del complesso. Ci sarà modo di sbirciare il cantiere – una grande finestra si apre sullo scalone in costruzione che sarà elemento centrale del progetto di Botta, mentre un altro scorcio offre la possibilità di vedere il cortile dell’anfiteatro work in progress – di visionare materiali audiovisivi sui progetti dell’Agenzia del Demanio, di seguire come procedono i lavori in tempo reale, grazie a un modello digitale del cantiere 4D, aggiornato costantemente.

Il percorso di visita al cantiere di Palazzo San Felice. Photo Agnese Sbaffi, Ministero della Cultura
Il percorso di visita al cantiere di Palazzo San Felice. Photo Agnese Sbaffi, Ministero della Cultura

Dentro Palazzo San Felice. Tra tesori antichi e tanta tecnologia

Ma si scopriranno anche pezzi di storia antica del Palazzo, come il magnifico Sepolcro dei Sempronii, scoperto nel 1864 e mai aperto al pubblico prima d’ora o il piccolo oratorio con volta affrescata – nel XVI secolo – scoperto nel 2012 e ancora in fase di studio, che temporaneamente ospita la Pianta di Roma di Giovan Battista Nolli, qui trasferita dalla Sala della Crociera al Collegio Romano.
Il percorso si muove su circa 700 metri quadri, tra installazioni digitali, documentazione storica, contenuti interattivi e materiali in tempo reale dal cantiere. Da un lato c’è l’architettura concreta, fatta di muri, segni, materiali e dettagli in trasformazione (anticipazione sui materiali che caratterizzeranno la Biblioteca, come la pavimentazione dei cortili, visibile nel più piccolo dei tre spazi aperti, già completato e parte del percorso di visita); dall’altro la dimensione virtuale, che restituisce visioni, dati e narrazioni.
Proprio la tecnologia ha permesso di realizzare un efficace videomapping sul monumentale Sepolcro dei Sempronii, databile al I secolo a.C., snodo centrale della visita che termina all’interno di una vecchia cisterna, recuperata per ospitare un’esperienza immersiva: muniti di visori 3D, i visitatori possono esplorare gli spazi della Biblioteca che verrà. Perché, come suggerisce il ministro Alessandro Giuli, “la cultura è una narrazione dinamica, non un punto di arrivo statico. E la storia del cantiere della Biblioteca è degna di essere conosciuta, oltre che goduta”. In attesa di vivere il nuovo spazio.

Livia Montagnoli

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