Contro la prospettiva umano-centrica. Sul Padiglione Giappone alla Biennale Architettura 2025
Un'esperienza di scambio tra umano e non umano, naturale e artificiale, reale e immaginario che coinvolge anche gli elementi strutturali dell'edificio e suggerisce un nuovo paradigma collettivo alla luce della crisi climatica. Ecco come è il Padiglione giapponese a Venezia

Tra le partecipazioni nazionali alla Biennale Architettura 2025 che hanno scelto di indagare, con modalità proprie, la medesima traiettoria tematica proposta dal curatore Carlo Ratti, si distingue il Giappone con il progetto In-Between. Promosso dalla Japan Foundation, il padiglione con cui il paese prende parte alla kermesse lagunare (fino al 23 novembre 2025) attinge, rielaborandoli, ai concetti espressi nel titolo Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva. per spronare i visitatori a mettere in discussione la centralità e superiorità umana sulle altre specie e forme di intelligenza.
Il Padiglione Giappone alla Biennale Architettura 2025
“Oggi, l’intelligenza artificiale è considerata un’estensione dell’intelligenza umana. Ma se gli esseri umani possiedono la conoscenza, anche animali, piante, minerali e persino manufatti creati dall’uomo e l’IA la possiedono, ognuno a modo suo” racconta ad Artribune l’architetto classe 1956 Jun Aoki, curatore del Padiglione Giappone alla Biennale Architettura 2025. Direttore del Kyoto Municipal Museum of Art (Kyoto City KYOCERA Museum), di cui è anche progettista, e professore emerito dell’Università delle Arti di Tokyo, si è formato nell’università della capitale nipponica. Prima di fondare Jun Aoki & Associates (realtà divenuta, nel 2020, AS Co., Ltd), ha lavorato con lo studio Arata Isozaki and Associates. “Ciò che proponiamo attraverso In-Between è una visione in cui la conoscenza emerge dallo scambio, dal dialogo e dall’intersezione tra le diverse forme di intelligenza. Non siamo solo noi a trasformare il mondo che ci circonda: anche la nostra creatività viene trasformata da quello stesso mondo. Questo è il futuro che desideriamo immaginare” prosegue Jun Aoki, dettagliando l’asse concettuale di un progetto curatoriale con due finalità. Contemporaneamente intende infatti affrontare sia la crisi climatica, sia fornire nuovi strumenti per avvicinarsi, senza pregiudizi e senza doverla tacitamente subire, all’evoluzione dell’intelligenza artificiale.










Crisi climatica e intelligenza artificiale nel Padiglione Giappone
Analogamente a quanto avviene con la mostra Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva., un punto di partenza per comprendere il Padiglione Giappone lo fornisce la sua stessa denominazione. In-Between fa riferimento a un concetto – “ma” – proprio dell’antica lingua giapponese e privo di un esatto corrispettivo in altri idiomi o culture. Rimanda, infatti, alla dimensione di uno “spazio-tempo intermedio” che, originariamente, identificava anche quella peculiare forma di tensione che si genera nello scambio tra due oggetti. Alla base di questa storica visione, si colloca l’associazione tra un soggetto immaginario e quella stessa tensione, che finisce per definire uno spazio intermedio, altro, autonomo e alternativo rispetto a quello umano e a quello esterno. Un’idea complessa e suggestiva che Jun Aoki ha scelto di recuperare e tradurre in un’installazione che agisce su entrambi i livelli del padiglione ai Giardini. In-Between combina così stimoli visivi e inviti all’ascolto in un percorso che si conclude con un richiamo alla necessità di ripristinare una relazione più equa – e ancestrale – con la natura. A simboleggiarlo è la serie di piante che, per l’intero semestre di apertura, cresceranno in “tubi” di ceramica stampati in 3D e riempiti di terra.
A dialogo con il curatore del Padiglione Giappone Jun Aoki
Il fatto di essere arrivati alle condizioni di urgenza attuali, secondo il curatore del Padiglione Giappone alla Biennale Architettura 2025, si deve anche all’errato approccio all’esistente della specie cui apparteniamo. “Alla radice della crisi climatica risiede il nostro principale atteggiamento, in quanto esseri umani, nei confronti dell’ambiente che ci circonda. Deriva da un’arroganza incentrata sull’uomo: la convinzione di essere soggetti e che l’ambiente sia un oggetto passivo da manipolare e utilizzare” spiega ancora Jun Aoki. “Credo che, se non cambiamo questo atteggiamento, non ci potrà essere una soluzione radicale alla crisi climatica. Ciò che il Padiglione Giappone propone sono un modo di comportarsi e una visione nuovi, e allo stesso tempo antichi, per sostituire questa posizione obsoleta”. Rendendo ancora più esplicito quanto evocato con il titolo del progetto, per il curatore indica che a farsi spazio deve essere “l’idea che esseri umani e ambiente debbano essere considerati alla pari, eliminando la divisione tra soggetto e oggetto. In termini tradizionali giapponesi, questo è il concetto di “ma”, o In-Between, un orizzonte in cui le dualità si dissolvono”.

Anche un immaginario scambio con una futura IA più relazionale
Anziché ricorrere a dispositivi e layout espositivi canonici, il Padiglione Giappone “assegna una voce” alla sua stessa architettura: gli elementi distintivi dell’edificio diventano quindi i protagonisti di un’esperienza di scambio tra umani e non umani, naturale e artificiale, reale e immaginario.
“Poiché In-Between è il nostro tema centrale, abbiamo incentrato questa mostra sul dialogo tra due entità. Il Padiglione Giappone stesso si compone di due zone principali: la galleria al secondo piano e i pilotis al piano terra. Il dialogo tra questi due ambiti spaziali ne costituisce il fondamento” prosegue il curatore, che nell’installazione ha coinvolto due team artistici come espositori, formati da Taichi Sunayama + Toshikatsu Kiuchi e Asako Fujikura + Takahiro Ohmura. “La mostra presenta il dialogo tra due espositori e, all’interno di ciascun gruppo, si sviluppa anche un dialogo tra due individui, dando vita a una struttura di dialoghi a più livelli. Quello composto da Taichi Sunayama e Toshikatsu Kiuchi rappresenta uno dei team più all’avanguardia in Giappone nell’esplorazione del rapporto tra architettura e digitale. L’altro gruppo, formato da Asako Fujikura e Takahiro Omura, ha creato un’opera video che offre una risposta profondamente illuminante al mondo che ci circonda”, precisa Jun Aoki, sollecitato a motivare le ragioni delle sue scelte.
Il restyling del Padiglione Giappone ai Giardini della Biennale di Venezia
Proprio a quest’ultima formazione si deve la realizzazione di un dialogo con un’immaginaria IA, più relazionale: al posto del suo reale impiego, il duo è ricorso a una sceneggiatura che ne simula le possibili risposte. Ulteriore aspetto chiave di In-Between, anche in questo caso di natura architettonica, è il foro che connette i due piani del padiglione e, di conseguenza, collega gli scambi che vanno in scena all’interno. Un “buco” quadrato centrale attraversa quindi il pavimento e, negli intenti curatoriali, diventa il simbolo della conoscenza frammentata, ancora in cerca di una forma di nuova omogeneità. Non da ultimo, In-Between è la prima mostra allestita all’interno del Padiglione Giappone dopo i recenti lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico, curati dall’architetto Toyo Ito e resi possibili grazie a una donazione della Fondazione Ishibashi. L’invito lanciato da In-Between a promuovere un cambio di paradigma alla luce della crisi climatica si riflette in forma duratura nell’assetto stesso della struttura espositiva, che entra in una nuova fase della sua storia con una maggiore attenzione al proprio impatto ambientale. In concreto, come conclude Jun Aoki, sono stati installati pannelli solari sulla copertura ed è stata applicato una vernice termoisolante alle pareti esterne del padiglione che venne eretto nel 1956 su progetto dell’architetto modernista Takamasa Yoshizaka.
Valentina Silvestrini
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