Una porta verso la luce: pronta la nuova uscita delle Cappelle Medicee di Firenze

In attesa dell'apertura della Stanza segreta di Michelangelo, annunciata dal Direttore Generale dei Musei Massimo Osanna per novembre 2023, la nuova uscita del Museo delle Cappelle Medicee disegnata da Paolo Zermani traghetta nel contemporaneo l’istituzione fiorentina diretta da Paola D’Agostino

È un doppio successo quello messo a segno a Firenze, a due mesi circa dalla fine del mandato, da Paola D’Agostino. Dal 2015 alla direzione dei Musei del Bargello, D’Agostino e il suo staff hanno infatti portato a compimento il complesso iter di rinnovo dell’uscita delle Cappelle Medicee. Nell’ormai lontano 2010, per volere della Soprintendenza, partiva lo scavo necessario per l’adeguamento del complesso monumentale in cui, tra mirabili opere d’arte e d’architettura opera anche di Michelangelo, si conservano i sepolcri dei membri della famiglia Medici. Dopo anni di lavori, passaggi tra amministrazioni pubbliche, avvicendamenti di tecnici e il concorso internazionale nel 2017 (con il consueto carico di incognite che questo strumento spesso comporta in Italia), a partire dal 27 settembre l’esperienza di visita del museo a ridosso della Basilica di San Lorenzo cambia per sempre.

La nuova uscita delle Cappelle Medicee e la Stanza di Michelangelo

Dopo decenni di chiusura, si unisce infatti agli storici ambienti già aperti – dalla Cappella dei Principi alla Sagrestia Nuova, fino alla Cripta medicea – l’appena restaurata Cripta lorenese, disegnata dall’architetto Emilio De Fabris per gli eredi dei granduchi Asburgo-Lorena nel 1873. Per uscire non sarà più necessario tornare sui propri passi e ripercorrere le sale adiacenti l’ingresso. D’ora in poi, le Cappelle Medicee disporranno infatti di due varchi distinti e autonomi: la storica entrata e la nuova uscita, che è preceduta da un moderno blocco servizi con ampio bookshop sotterraneo. Il progetto si deve allo Studio di Architettura Zermani e Associati, che nel 2018 si impose tra i 118 partecipanti al concorso indetto in sinergia con la Fondazione Architetti Firenze e destinato a restare un segno tangibile “dell’era D’Agostino”. E alla soddisfazione per il (mai scontato) completamento dei lavori da quasi 2.600.000 euro – oltre alla realizzazione dell’uscita, sono stati eseguiti interventi di messa in sicurezza, alcuni restauri e il rinnovo della segnaletica –, si unisce la novità annunciata dal Direttore Generale dei Musei Massimo Osanna, presente a Firenze per l’occasione. A novembre 2023, con modalità in via di definizione ma di certo solo in piccolissimi gruppi, sarà finalmente possibile accedere alla celeberrima Stanza segreta di Michelangelo, le cui pareti conservano i disegni a carboncino attribuiti al maestro.

Il progetto di Paolo Zermani a Firenze

Classe 1958, parmense, l’architetto Paolo Zermani è professore ordinario di Composizione Architettonica presso la Facoltà di Architettura di Firenze. Conosce la città, il suo controverso rapporto con il contemporaneo e la vita non facile dei concorsi di progettazione a queste latitudini. Con il suo studio ha all’attivo interventi in Italia in cui ha già affrontato i temi del sacro, della commemorazione, della morte, della preghiera: si pensi all’adeguamento liturgico della Basilica di S. Andrea a Mantova, opera di Leon Battista Alberti. Nel tempo ha elaborato un proprio riconoscibile vocabolario, sobrio e asciutto, in cui elementi come la luce, l’ombra, il buio appaiono accostati a simboli, valori, memorie, riferimenti aulici. “Considero questo progetto un episodio fortunato della mia vita”, racconta l’architetto ad Artribune, ripercorrendo la vicenda del concorso fiorentino. “Vorrei che questo esito fosse utile per altri architetti. Quando noi pensiamo di riuscire a fare un’opera di architettura in Italia, tanto più se calata in situazioni come questa, davvero compiamo dei miracoli se arriviamo alla fine. Per di più con gli strumenti che ci sono consentiti e con le risorse economiche messe a disposizione”. Avviato nel 2021 e concluso a maggio 2023, il cantiere ha visto Zermani nel ruolo di direttore dei lavori: “Qui c’è stato un processo esemplare, che è arrivato fino alla realizzazione, seppur non priva di difficoltà. Il tema era delicatissimo, straordinario. Ci siamo trovati di fronte a una situazione eccezionale, perché la fabbrica medicea di San Lorenzo custodisce in tutti i suoi spazi – chiesa, biblioteca, tombe – una memoria viva: quella della città di Firenze, che nello stesso tempo è anche quella della storia dell’arteE quindi ci siamo inchinati a Michelangelo, non per soggezione e riverenza. Piuttosto sentivamo il dovere, calato nel presente, di dare continuità con gli strumenti di oggi – molto più precari di quelli con cui lui operava – alla storia”.

Un’urna urbana e una seduta come “pietra ribaltata”

Posta su via Canto dei Nelli, la nuova uscita è identificata dall’esterno da due volumi discreti, puri, astratti: rivestiti in Travertino di Rapolano a superficie opaca, non intendono attivare alcuna disputa, fosse anche visiva, con la dimensione monumentale delle architetture storiche circostanti. In particolare, per il blocco che racchiude, contiene e, attraverso la copertura vetrata, illumina la scala d’uscita, Zermani adotta l’espressione di “porta verso la luce”: è una presenza che marca la differenza di quota tra il livello delle tombe e il livello della città; al suo interno, si compie il fatidico passaggio dal piano del buio a quello della luce. “Il corpo di uscita è tomba, sarcofago, urna a dimensione urbana, infine porta. Nella piazza la seduta è quasi come una copertura rimossa o una pietra tombale ribaltata”, precisa l’architetto. Nel processo di rinnovamento del percorso del Museo delle Cappelle Medicee l’ultimo atto si intreccia anch’esso con il passato della città di Firenze: riemersi durante lo scavo del 2010, i resti archeologici di parte della cinta muraria cittadina del XII secolo costituiscono infatti una sorta di “scenografica quinta” per il bookshop e accompagnano i visitatori verso il ritorno in superficie, alla città contemporanea. Ovvero quella, conclude Zermani, che “ci interessa davveroPerché dopo aver parlato tanto della storia, che è fondamentale, dobbiamo parlare di noi ed essere capaci di dare una nuova continuità”.

Valentina Silvestrini

https://www.bargellomusei.beniculturali.it/

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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