“Salviamo Casa Saldarini!”. Mobilitazione per il capolavoro dell’architetto Giorgini

Sostenuta da una significativa platea di professionisti e istituzioni, in rappresentanza della comunità architettonica italiana, l’istanza per la richiesta di vincolo su Casa Saldarini è stata appena presentata dall’associazione B.A.Co. Archivio Vittorio Giorgini. Tutta la storia

A qualche settimana dall’annuncio dell’imminente restauro filologico di Casa Esagono (1957), torniamo a occuparci di un’altra opera chiave della carriera di Vittorio Giorgini. Anzi, probabilmente, del suo edificio più conosciuto e rappresentativo: Casa Saldarini. Attiva da un decennio, l’associazione “B.A.Co. Archivio Vittorio Giorgini” ha deciso di presentare alla Soprintendenza di riferimento l’istanza per la richiesta di vincolo. Un proposito, quello della tutela e salvaguardia della dimora eretta dal progettista fiorentino fra il 1962 e il 1965 a Baratti (Piombino), che non ha mancato di ottenere l’appoggio della comunità architettonica italiana. Fra i firmatari, infatti, figurano i rappresentanti di istituzioni come DoCoMoMo Italia, Fondazione Giovanni Michelucci, AAA Italia (Associazione nazionale Archivi di Architettura contemporanea), Museo MAXXI Roma, CeDACoT (Centro di Documentazione dell’Architettura Contemporanea in Toscana), oltre a INARCH Toscana e CNAPPC Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. Non mancano gli ordini provinciali, con l’adesione di quelli di Livorno, Roma e Bologna, e la Fondazione Architetti Firenze. Significativo anche il sostegno espresso da singoli professionisti e addetti del settore, come documentano le sottoscrizioni di Tomaso Montanari, Luigi Prestinenza Puglisi, Stefano Boeri, Emanuele Piccardo e Sara Marini, solo per citare alcuni dei firmatari.

LA STORIA DI CASA SALDARINI A BARATTI

Costruita in un terreno adiacente quello in cui, pochi anni prima, Giorgini aveva eretto Casa Esagono, sua residenza estiva sulla costa livornese, Casa Saldarini “costituisce la preziosa testimonianza di un particolare sistema costruttivo sperimentale, che vede utilizzare la tecnica della rete e cemento, senza l’ausilio di nessun calcolo statico e di casseforme: una maglia sottile a doppio guscio, spessa appena quattro centimetri, che si autoreggeva per forma”, evidenza la nota stampa diffusa da B.A.Co. Vertice della carriera di Giorgini e riflesso concreto del suo profondo interesse per lo studio dei comportamenti della natura, finalizzato a elaborare nuove metodologie progettuali capaci di replicarne efficienza costruttiva, organizzativa e funzionale, l’abitazione costituisce ancora oggi un unicum a livello internazionale dal punto di vista strutturale. A contraddistinguerla è la cosiddetta “membrana isoelastica”, per ricorrere alla medesima terminologia di Giorgini, che all’epoca del completamento non mancò di sorprendere l’ingegnere del Genio Civile di Livorno incaricato del suo collaudo. Sollevata da terra in tre punti, con la sua avvolgente e, per certi versi, “eccentrica” struttura, Casa Saldarini ha suscitato nel corso dei decenni pareri discordanti, alimentando anche letture non sempre in grado di veicolarne gli innovati aspetti tecnici. È a partire dal nuovo millennio che inizia a registrarsi una sorta di “inversione di tendenza”. Risale al 2001, infatti, l’inserimento dell’edificio nel censimento delle architetture del Novecento promosso dall’allora MiBACT, cui ha fatto seguito, dieci anni più tardi, il suo riconoscimento come “opera di eccellenza”, sempre da parte ministeriale. Fra gli edifici presentati all’ultimo Padiglione Italia, in occasione della 17. Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia (2021), la dimora potrebbe ora avviarsi verso una nuova fase.

LE RAGIONI ALLA BASE DELLA RICHIESTA DI TUTELA PER CASA SALDARINI

L’esigenza di tutela, ai sensi dell’art. 10, comma 3 d), del D.lgs. n. 42/2004, deriva: dal valore di testimonianza di un particolare momento culturale relativo sia alle tecniche costruttive in cemento, sia alle ipotesi di nuovi modelli che cercavano di superare il sistema trilitico tradizionale con quello delle “crescite cellulari”, dalla singola cellula abitativa alle macrostrutture; dalla connotazione identitaria derivante dal territorio che la ospita”, prosegue il comunicato diffuso da B.A.Co. In seguito alla vendita dell’immobile da parte della famiglia committente all’ing. Leandro Sgorbini, direttore delle Acciaierie di Piombino, avvenuta nel 1977, sono stati progressivamente eseguiti diversi interventi definiti dagli specialisti di B.A.Co. “impropri”. Risultano inoltre smantellati tutti gli arredi originali; più di recente, è stato via via adottato un toponimo zoomorfico per identificare l’abitazione: un’operazione ritenuta non in linea con lo spirito e gli obiettivi alla base delle ricerche di Giorgini. Sulla vicenda, ancora alle prime battute, dovrà quindi esprimersi la Soprintendenza. Nel frattempo, l’adiacente e non meno rilevante Casa Esagono (in concessione d’uso a B.A.Co, previo accordo con il Comune di Piombino, che ne detiene la proprietà), oltre alle iniziative di valorizzazione ospitate in tempi recenti, nel prossimo futuro potrà accogliere anche artisti e studiosi in residenza.

– Valentina Silvestrini

https://www.archiviovittoriogiorgini.it/

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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