In visita all’Accademia del Caffè Espresso di Fiesole. Museo, formazione, storia d’impresa

Il progetto firmato La Marzocco trova spazio nella vecchia officina di produzione di macchine da caffè professionali sulle colline fiorentine. Un pezzo di storia d’impresa italiana che vuole indicare la strada per il futuro del caffè

Al novero dei musei d’impresa, che in Italia può vantare numerose destinazioni sorprendenti per qualità dei contenuti e prestigio della storia industriale che tutelano, si è aggiunto proprio durante la pandemia (la prima inaugurazione risale alla primavera 2020) il progetto dedicato alla cultura del caffè fondato sulle colline fiorentine, a Fiesole, da La Marzocco. Un polo di respiro internazionale che è insieme centro di ricerca, formazione e divulgazione, per questo ribattezzato Accademia del Caffè Espresso. L’edificio è quello della vecchia officina di Piano San Bartolo, dove l’azienda nata nel 1927 per iniziativa dei fratelli Bambi – oggi leader mondiale nella produzione di macchine da caffè di alta gamma (il primo brevetto della macchina a caldaia orizzontale risale al 1939, negli Anni Cinquanta arrivarono le macchine a leva) – trasferì l’attività nel 1961. Un esempio di archeologia industriale in disuso dal 2009 – quando un nuovo trasloco ha spostato il quartier generale nel più efficiente e moderno stabilimento di Scarperia – riqualificato grazie a un investimento di 6 milioni di euro per accogliere le molteplici attività dell’Accademia, da qualche settimana aperta anche alle visite del pubblico (solo guidate, il lunedì, mercoledì e venerdì).  

L’ACCADEMIA DEL CAFFÈ ESPRESSO 

L’hub di Fiesole è innanzitutto luogo di studio e sperimentazione: al 2020 risale l’avvio del un progetto di ricerca promosso insieme al neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, direttore di PNAT (spin-off accademico dell’Università di Firenze) ed ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico – sostenibile. Il progetto, che si concluderà nel 2023, ha l’obiettivo di analizzare la pianta del caffè in tutte le sue componenti, per suggerire nuovi metodi di coltivazione più sostenibili. C’è poi la missione divulgativa del progetto, demandata al percorso museale, tra installazioni di arte contemporanea utili a spiegare il mondo Marzocco, video e pannelli per approfondire le origini e i processi di trasformazione della materia prima, espedienti interattivi che coinvolgono i cinque sensi e persino una serra, affidata alle cure dell’agronomo tropicalista Massimo Battaglia (che è pure responsabile della Scuola dell’Accademia), che riproduce le condizioni di una tipica piantagione, con piante di caffè arabica, banani e altre specie tropicali. Oltre a produrre regolarmente caffè, le piante contribuiscono a filtrare le polveri sottili del complesso; visivamente, la serra, nel suo cubo di vetro, si offre allo sguardo al centro dello spazio espositivo, che si snoda tra macchine professionali, mappe e una linea del tempo che segnala le date più significative nella storia del caffè e dell’azienda fiorentina. Non manca l’arte contemporanea con una vasta, coinvolgente, magnetica installazione dell’artista Charles Morgan (Londra, 1951). Uno dei suoi lavori di arte cinetica che in questo caso serve in maniera curiosa a parlare dei processi produttivi e della filiera aziendale. 

MARZOCCO: IL MUSEO E LA FORMAZIONE 

Tra i cimeli in collezione, anche il furgone brandizzato La Marzocco che un tempo era utilizzato per mostrare il campionario di macchine dell’azienda ai baristi. E a proposito di storia dei tempi che furono, si è pensato anche di rievocare l’atmosfera di un bar italiano degli Anni Sessanta: il grande bancone, le bottiglie dell’epoca, una La Marzocco GS, il telefono a gettoni e una miscela creata secondo il gusto dell’epoca, disponibile in degustazione. Il museo prevede inoltre un’area dedicata alle mostre temporanee: Viaggio nella terra del caffè è il titolo del primo progetto esposto, nato dalla collaborazione tra il Museu do Cafè di Santos e l’Ambasciata del Brasile a Roma. In mostra la storia dell’emigrazione italiana in Brasile, che negli ultimi decenni dell’Ottocento ha contribuito in grande misura allo sviluppo e al successo della cafficoltura brasiliana. 
Non ultimo, e anzi centrale tra gli obiettivi del progetto, il capitolo formazione. Oltre ai laboratori (per l’analisi del caffè verde, la tostatura, l’analisi e la degustazione sensoriale, l’estrazione, la realizzazione di oggetti in ceramica collegati al mondo del bar) e al Grand Bar per i training, l’Accademia offre percorsi di specializzazione in collaborazione con università, enti e istituzioni, per contribuire alla diffusione di competenze sulla cultura del caffè. Tra questi, il master di primo livello UniVerso Caffè, con l’università di Firenze, che mira a formare nuovi professionisti da inserire nell’industria del caffè e in quelle a essa collegate: la prima edizione, partita a gennaio 2022, si è appena conclusa. Da marzo scorso, inoltre, vengono erogati corsi SCA e CQI, percorsi riconosciuti a livello internazionale per la formazione e certificazione sul caffè. Mentre ad amatori e appassionati sono dedicate le cosiddette experience, mini corsi di un’ora che permettono un primo approccio con un mondo decisamente più complesso di quanto suggerisca l’immaginario comune radicato in Italia: dal cupping alla Latte Art, dall’ABC dell’estrazione dell’espresso alle basi della tostatura e del “processing”, la lavorazione del caffè. Completano l’organigramma l’Emporio con merchandising, attrezzature professionali e libri sul caffè, e la biblioteca (su prenotazione è possibile anche consultare l’Archivio storico aziendale). Accanto (o meglio, nel piano interrato della struttura), lo spirito del luogo si è reincarnato nelle Officine Fratelli Bambi, che recupera le origini dell’azienda producendo macchine su misura e di serie fatte a mano. 
Alle porte del capoluogo toscano, l’Accademia non fa che confermare il ruolo di faro guida assunto da Firenze negli ultimi anni per quel che riguarda la riabilitazione della cultura del caffè in Italia. Citiamo, a questo proposito, il lavoro svolto in città da Francesco Sanapo con Ditta Artigianale (fresca di ennesima apertura, sul Lungarno) e l’ultima idea della torrefazione livornese Le Piantagioni del Caffè, promotrice della caffetteria pop e ipertecnologica Fluid.  

– Livia Montagnoli 

 

https://accademiaespresso.com/  

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati