Jean Nouvel per Fendi. Un’analisi dell’intervento architettonico a Roma

Spazio espositivo, residenze d'artista o boutique hotel? La Fondazione Alda Fendi Esperimenti apre le porte del suo ultimo contributo alla riqualificazione della città perché, in fondo: “Solo l'arte resta. Solo Roma resta”.

Roma si sa, è tante cose. Qualcuno direbbe si tratti di una “multi-layered city”, una città stratificata, denominata “eterna” per la sua attitudine ad affrontare, nei secoli, glorie e decadenze. Una città straordinaria, che sempre si è saputa rialzare con dignità. Anche ora, che i tempi appaiono bui, c’è chi si augura che questi esperimenti, per l’appunto, siano piccoli barlumi di speranza per una cultura a tratti asfittica, paradossalmente periferica e poco avvezza al contemporaneo. Parliamo della recentissima inaugurazione di Palazzo Rhinoceros, ultimo, solo in termini cronologici, intervento di mecenatismo portato avanti con determinazione da Alda Fendi, che, grazie alla sua Fondazione Esperimenti, attiva dal 2001, promuove sperimentazioni che oltrepassano i confini convenzionali tra le discipline artistiche.

IL CONCEPT

Incastonato come un diamante grezzo tra il Velabro e l’Arco di Giano (per il quale la Fondazione ha pagato al Comune i restauri e oggi impreziosito da un intervento illuminotecnico di Vittorio e Francesca Storaro), il Palazzo Rhinoceros deve l’inusuale nome al suo curatore, Raffaele Curi, che lo ha proposto a partire dalla simbologia latina che assimilava il rinoceronte a un animale meraviglioso, attrattore di folle. “L’idea di battezzare così il palazzo afferma orgogliosa Alda Fendi ‒ “ci è piaciuta moltissimo perché, in senso più ampio, questo vuol essere veramente un luogo attrattivo: di energie, di intrecci, di una ritrovata dimensione cosmopolita della cultura di Roma”.
Concept creativo dell’intera operazione è creare un luogo, nel centro nevralgico del Palatino, che sia insieme “residenza, luogo di passaggio, villaggio d’arte, centro di creatività internazionale. Preservare ma anche innovare dunque, queste le parole d’ordine. Ecco perché, l’architetto scelto per portare avanti l’imponente restauro è il francese Jean Nouvel, progettista raffinato e mai decorativo, capace di creare architetture “sempre in tensione”: a lui è stato chiesto di trovare espedienti capaci di dare equilibrio alla duplice esigenza di ricomposizione e dialogo con le preesistenze (“rughe amate e conservate” le chiama, affettuosamente, Alda Fendi).

Fondazione Alda Fendi ‒ Esperimenti, Roma. Photo © Lucilla Loiotile

Fondazione Alda Fendi ‒ Esperimenti, Roma. Photo © Lucilla Loiotile

L’INTERVENTO ARCHITETTONICO

Sono tre i corpi di fabbrica di cui è composto il palazzo ‒ il più antico è quello centrale, la “prua d’angolo” ‒ per 3500 mq totali. Gli interventi di restauro esterni sono stati affrontati da Nouvel con grande discrezione e rispetto, senza modificare i prospetti: “Sulle facciate abbiamo conservato tutto ciò che poteva testimoniare il passaggio del tempo, per mettere meglio in evidenza le differenti stratificazioni [..] c’è questa idea di sedimentazione: noi aggiungiamo un altro strato”, ha raccontato il progettista del Louvre Abu Dhabi.
I cambiamenti più rilevanti, infatti, sono avvenuti all’interno, dove gli ambienti sono stati svuotati per far posto a stanze minimaliste, che lascino inalterato quel sapore privato di storie e vite vissute: “Voglio partire da un edificio del quale percepiamo che ha vissuto. Rivivrà in un altro modo. Ci sarà all’interno una carica di vita molto forte”. Come trait d’union con il passato, Nouvel – in collaborazione con Livia Tani e Alessandro Carbone,local site architects – ha scelto di stampare sulle imposte delle finestre delle fotografie che mostrino alcune parti degli appartamenti prima degli interventi, dando loro un sorprendente effetto trompe-l’oeil. Inoltre, per alloggiare i servizi, sono state realizzate pareti continue e blocchi di acciaio INOX iper tecnologici, in contrasto con l’involucro. Afferma Alda Fendi: “JN ha completamente reinterpretato volumi e luci, ha trasformato la statica portante dell’edificio, ha creato scorci, scale, trabeazioni, camminamenti nuovi. Entri e ti trovi non solo nella contemporaneità, ma nel futuro”.

LE RESIDENZE

The Rooms of Rome sono ventiquattro appartamenti uno diverso dall’altro ‒ “per vivere l’arte nell’arte” ‒ ognuno intitolato con un nome che significa “pensiero” in una lingua del mondo. Un lavoro sartoriale, che parte da ogni finestra, ogni scorcio, ogni materiale, ogni crepa. Sono state le inquadrature mozzafiato sull’intorno e la luce di Roma a ispirare maggiormente l’architetto: “Ogni luogo diventa luogo di un progetto. Ogni finestra è una domanda”.
Gli arredi ‒ pochi, studiati e funzionali ‒ creano “un contrasto ottimale tra gli oggetti della vita di oggi e quello che resta di questo mondo antico che li accoglie: le vecchie piastrelle conservate, le nuove strutture metalliche per gli architravi, i pilastri e le scale marcano definitivamente un nuovo strato nella sedimentazione storica. È un gioco di incontri, di collisioni tra i tempi [..]”.
La curatela delle residenze (bisogna ancora capire esattamente se l’operazione sia esclusivamente artistica o anche parzialmente speculativa) è affidata a Kike Sarasola, visionario imprenditore spagnolo noto al mondo per il fortunato brand di hotellerie Room Mate.

Fondazione Alda Fendi ‒ Esperimenti, Roma. Vincent Gallo. Photo © Lucilla Loiotile

Fondazione Alda Fendi ‒ Esperimenti, Roma. Vincent Gallo. Photo © Lucilla Loiotile

COLLABORAZIONI ARTISTICHE PRESENTI E FUTURE

Sono diverse le collaborazioni instaurate da Palazzo Rhinocersos, a partire dal grande opening: una partnership culturale con il Museo Ermitage di San Pietroburgo, Pierre et Giles con un’installazione in chiave pop (una gigantografia proiettata di Alda Fendi regina delle api), la performance di Vincent Gallo, diretto da Raffaele Curi, tratta dal Giulio Cesare di Shakespeare e le proiezioni luminose di Vittorio e Francesca Storaro.
La programmazione prevista per il primo anno, inoltre, si focalizza proprio sul tema del rinoceronte, coinvolgendo artisti e performer internazionali. Al quinto e sesto piano del Palazzo, infine, si trova l’area dedicata alla ristorazione, con il primo ristorante romano Caviar Kaspia, da oltre novant’anni simbolo dell’incontro culinario tra cultura russa e francese. Caviale, cocktail e terrazze panoramiche sul foro Boario: les jeux sont fait!

Giulia Mura

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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