La Grande Brera sta avendo un significativo impatto economico su Milano: 520 milioni di indotto secondo una ricerca

La ricerca realizzata da Makno ha valutato il valore del brand e l’impatto economico e sociale del nuovo polo museale sulla città. E le stime proiettano la Grande Brera tra i casi più significativi in ambito internazionale, con un indotto non troppo distante da quello dell’esemplare operazione Guggenheim a Bilbao

Non è passato ancora un anno dal taglio del nastro della Grande Brera, che inaugurava lo scorso dicembre, concretizzando cinquant’anni di progetti trascorsi tra lungaggini burocratiche, false speranze e grandi ambizioni. Il 7 dicembre 2024, però, con l’apertura al pubblico del rinato Palazzo Citterio – oggetto di un grande intervento strutturale e di un lavoro di allestimento a cura dello studio Mario Cucinella Architects – il “nuovo” polo museale volto a restituire centralità al quartiere di Brera come fulcro della scena culturale e artistica milanese prendeva finalmente forma, valorizzando la storia della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Nazionale Braidense.

I primi traguardi della Grande Brera. La ricerca di Makno

A distanza di un semestre, la ricerca condotta da Makno (realtà specializzata sull’analisi e la consulenza strategica per imprese e istituzioni pubbliche e private, guidata da Mario Abis) sul brand e sull’impatto economico e sociale della Grande Brera – che comprende anche l’Accademia di Brera, l’Osservatorio Astronomico, l’Orto Botanico della città e l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere – evidenzia i primi traguardi raggiunti.
La proiezione più che soddisfacente, infatti, evidenzia la possibilità che, nel medio termine, la Grande Brera possa generare un indotto per Milano pari a 520 milioni di euro: un impatto paragonabile a quello di grandi operazioni culturali internazionali come l’apertura del Museo Guggenheim a Bilbao, che è stato capace di riposizionare la città basca sullo scenario internazionale, generando un indotto stimato in 685 milioni di dollari. Tornando a Milano, per fare un confronto diretto con un’importante istituzione culturale privata inaugurata negli ultimi anni, la nascita della Fondazione Rovati ha avuto un impatto sulla città pari a circa 80 milioni di euro.

Pinacoteca di Brera
Pinacoteca di Brera

Il valore del brand Grande Brera

Dunque il valore dell’operazione Grande Brera – anche per merito del cambiamento di nome – si conferma strategico per la città: come sottolinea il direttore Angelo Crespi, “il brand Brera ha una densità e una riconoscibilità tali da poter competere sui mercati internazionali”, generando un indotto crescente per tutto il sistema Milano. “Lo studio” prosegue Crespi “certifica la mia visione iniziale di immaginare la Grande Brera non semplicemente come un ampliamento dello spazio fisico della Pinacoteca ma anche come un allargamento concettuale, un nuovo modo di comunicare con un brand innovativo l’unicità e la forza di un luogo straordinario che interpreta alla perfezione il dinamismo di Milano”.
Per la ricerca, Makno ha integrato analisi quantitative e qualitative, dalla misurazione del valore del brand Brera alla valutazione della sua competitività, con l’obiettivo di definire strategie di sviluppo e strumenti di monitoraggio che potranno essere utilizzati sul medio e lungo periodo, per tenere d’occhio la crescita del polo culturale e sviluppare ulteriori strumenti utili a raccogliere fondi, coinvolgere un pubblico sempre più eterogeneo e consolidare ancora l’identità del marchio. “Sono stati posti al centro” spiegano da Makno “il valore artistico culturale del complesso, la stabilità del mito, l’espansione delle relazioni, la flessibilità, la centralità dei luoghi fisici come sistema e come specificità, la tradizione, l’innovazione, il rapporto con il contesto metropolitano, il luogo come luogo d’arte, l’unicità del brand stesso”.

I numeri del primo semestre 2025 e la proiezione per il futuro

Per quel che riguarda i dati raccolti sin qui, dall’inaugurazione della Grande Brera, gli ingressi in Pinacoteca sono cresciuti del 25% – 2mila sono i biglietti venduti nei primi cinque mesi dell’anno – con un conseguente aumento degli incassi, pari al 27% (dato che non comprende i numeri di Palazzo Citterio). Si stima che entro la fine del 2025 il numero complessivo dei visitatori dovrebbe superare quota 600mila, dato non lontano dalla massima capienza dello spazio: nel 2024 gli ingressi erano stati 545mila. E sempre per effetto indiretto della Grande Brera, la durata media dei viaggi turistici a Milano si sarebbe estesa a tre giorni, il terzo dei quali dedicato alla cultura. Inoltre ad aprile, in concomitanza con l’ultimo Salone del Mobile, si sono registrati 3 milioni di passaggi nel cortile della Pinacoteca (il doppio, rispetto al consueto milione e mezzo). In questo quadro di successi, c’è però da segnalare la mancata risoluzione di un problema che Palazzo Citterio si trascina sin dall’inaugurazione: l’apertura part time per mancanza di custodi, situazione destinata a restare invariata fino al 2026.
La ricerca di Makno andrà avanti, per perfezionare i dati (in futuro l’indotto potrebbe triplicare, arrivando a un miliardo e mezzo): “L’impatto finale” spiega Abis “si determinerà entro un anno, quando si stabilizzerà il flusso dei pubblici multipli per struttura e motivazioni alle visite. La Grande Brera in questo modello può essere assunta da esempio di come una struttura culturale diventi un motore dell’allargamento virtuoso di una città che è anche una grande città metropolitana, Milano, di oltre 9 milioni di abitanti, fra le prime 10 al mondo per qualità e complessità”.

Livia Montagnoli

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