Intervista a Cristiana Collu dopo 8 anni da direttrice alla Galleria Nazionale di Roma

La direttrice uscente racconta i suoi futuri progetti e prospettive. Auspicando che il futuro dei musei sia di essere coraggiosi e di coinvolgere le giovani generazioni

Otto anni per rivoluzionare la Galleria Nazionale di Roma: è questo il lascito di Cristiana Collu (Cagliari, 1969), storica dell’arte medievale e guida del grande museo romano dal 2016 al 2023. Già direttrice del Man di Nuoro (dal 1996 e al 2012) e del Mart di Trento e Rovereto (2013-14), Collu ha impresso cambiamenti di impatto su uno dei musei più importanti d’Italia. Le abbiamo domandato quali programmi la aspettino, e quali prospettive.

Intervista a Cristiana Collu

Si chiude il suo doppio mandato alla Galleria Nazionale, per cui tra l’altro è saltata subito in cima agli altri direttori per il best of di quest’anno: quali le soddisfazioni, e le difficoltà?
Anche le difficoltà mi hanno dato soddisfazione. Ho scritto un report di fine mandato intitolato Fact Not Fiction, sebbene sia ancora convinta che Action Speaks Louder, oggi aggiungerei anche Pump Up the Volume. In ogni caso il vostro “best of” è stato la perfetta traduzione di un acuto.

La Galleria Nazionale è diventata, tra le altre cose, un ritrovo per giovani. Come si promuove l’abbassamento dell’età media del pubblico in un Paese vecchio come il nostro? 
Con l’innalzamento della quota della visione, le giovani generazioni sono il nostro periscopio, il loro sguardo sul mondo mi ha sempre interessato fin da quando sono stata giovane anche io (tant’è che continuo a esserlo). È una questione di linguaggio, di intesa, di convergenza, di rispetto, di considerazione. Il mio tempo è contemporaneo e per restare agganciata a quel tempo devo guardare all’erede e prendere su di me la responsabilità di essere all’altezza del futuro.

La visione di crescita “quieta” promossa alla Galleria Nazionale è un modello destinato a durare?
La crescita è stata costante e consolidarla è stata uno degli obiettivi, non solo in relazione al numero dei visitatori che è raddoppiato, ma anche rispetto all’estensione, alla temperatura e al colore dell’identità della Galleria. È sorprendente quanto sia plastica ma anche quanto possa essere resistente, come un pianeta esaltato a domicilio, afflitto in esilio. E questo fa tutta la differenza.

Cosa auspica alla Galleria Nazionale?
Di divertirsi sempre, molto.

Quale il suo auspicio invece per il futuro dello sviluppo dei musei, italiani in primis? Quali i trend che ha visto svilupparsi (e quali morire) nei quasi trent’anni da direttrice di diverse istituzioni?
L’auspicio è che siano coraggiosi. I trend sono stati e sono variazioni sul tema, ma è proprio quello il punto di forza, essere capaci di eseguire la variazione cambiando la melodia, l’articolazione, il contrappunto il ritmo, il timbro, la dinamica, e perfino l’organizzazione formale, ma soprattutto mettendoci Something Else!!! (primo album di Cornette Coleman, 1958, ritenuto uno dei capolavori del Jazz che codificò e diede inizio al free jazz).

Parteciperà a nuovi bandi o ha altri progetti in cantiere?
Sono un cantiere e non sono disgiuntiva.

In che città si stabilirà, resterà a Roma oppure tornerà a casa?
Casa è dove io sono, se io ci sono quella è casa e non solo, è pure il centro del mondo.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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