È l’attore Mario Zucca a dar voce alla Libertà di Antonio Grulli. Che guarda alla Cina e a Dante Alighieri, e agli impedimenti che a essa si sono frapposti in tempo di emergenza sanitaria.
Con quale aggettivo definiresti il tempo, il tuo tempo trascorso durante il lockdown, e perché?
Inquieto: non avrei mai immaginato che ci si potesse svegliare una mattina senza più essere liberi di uscire di casa. E direi anche inutile: credo non sia venuto nulla di buono dal lockdown. Mi sento una persona peggiore.
C’è qualcosa che questo lockdown ti ha insegnato? Che hai riscoperto? O, al contrario, qualcosa che invece ora ritieni meno importante rispetto a prima?
Ho disimparato a sopportare gli altri.
Quanto e come l’emergenza sanitaria ha influenzato l’editoria e/o la curatela?
Per l’editoria ancora non percepisco cambiamenti. Di sicuro i social network sono diventati dei grandi veicoli, ancor più di prima. Vedremo se avrà un impatto. Per quel che riguarda la curatela, mi sembra si stia dando, per forza di cose, più attenzione alle comunità locali di artisti. E questo per l’Italia può essere solo positivo. In autunno scopriremo se si trattava solo di un amore estivo.
Come immagini il futuro immediato di questi due ambiti?
Più povero, ma di sicuro non più puro. Sul lungo termine sono più ottimista, ma solo per quel che riguarda l’aspetto economico.
‒ Marco Enrico Giacomelli