Arte Fiera 2020. Intervista a Simone Menegoi e Lorenzo Balbi

A pochi giorni dall’avvio della nuova edizione di Arte Fiera a Bologna, abbiamo intervistato il neodirettore Simone Menegoi e Lorenzo Balbi, a capo del MAMbo e della programmazione di ART CITY.

Siete due figure nuove per Bologna, giovani e dinamiche nell’approccio, entrambe chiamate per imprimere una svolta nell’arte contemporanea in città. Ci raccontate il percorso che vi ha portati qui?
Simone Menegoi: Tutto è cominciato con una segnalazione… Se sono a Bologna lo devo anche grazie a te, Lorenzo, dico bene?
Lorenzo Balbi: Effettivamente, quando i vertici di Arte Fiera mi contattarono per un parere riguardo al profilo del candidato alla nuova Direzione Artistica, tratteggiai una figura del tutto compatibile con il tuo curriculum… Il mio arrivo a Bologna è precedente: dopo la selezione pubblica e la nomina sono arrivato al MAMbo a luglio 2017. La mia era anche una sfida personale: la volontà di dare una svolta alla mia carriera e al mio profilo di curatore, assumendo un ruolo più strutturato, di direzione artistica.
Ero interessato a confrontarmi con Bologna perché è una città che frequentavo, un contesto che ho sempre ritenuto modello per la sperimentazione in ambito di arti visive.
Circa un anno dopo il mio arrivo, Arte Fiera decise per un cambio di direzione artistica, e con piacere, condividendo le mie riflessioni, è arrivata alla tua nomina e quella della vicedirettrice Gloria Bartoli.

Quali sono stati i punti di partenza e le situazioni ereditate in cui vi siete trovati a operare? Cosa avete fatto dalle vostre rispettive posizioni per promuovere l’arte contemporanea in città? Su cosa vi siete trovati d’accordo?
Lorenzo Balbi: La situazione che ho trovato al mio arrivo risentiva delle vicissitudini legate alle diverse recenti direzioni artistiche che non avevano potuto garantire una continuità nel tempo. Questa alternanza aveva portato anche a uno sbilanciamento della proposta espositiva, con mostre che seguivano visioni e filoni differenti.
Il primo impegno al mio arrivo è stato quindi rivolto a imporre e impostare una direzione artistica precisa e coerente, che avesse come obiettivo quello di essere portata avanti sul lungo periodo definendo una visione scientifica distinta per ognuno degli spazi che compongono le sedi dell’Area Arte Moderna e Contemporanea. Una programmazione rivolta alle sperimentazioni e alle nuove generazioni, alle avanguardie internazionali nella Sala delle Ciminiere del MAMbo, una programmazione rivolta maggiormente alla ricerca locale e territoriale con un approccio più storico-archivistico per la Project Room, mostre in collaborazione con istituzioni internazionali a Villa delle Rose in connessione alla Residenza per Artisti S. Natali e così via. Indicazioni chiare di indirizzo programmatico che da un lato avessero l’ambizione di mantenere il posizionamento di MAMbo come istituzione fondamentale nel panorama dell’arte contemporanea nazionale e internazionale, dall’altro di porsi in continuità con quello che quest’istituzione porta avanti dal 1975: una programmazione fortemente interessata alle più recenti ricerche internazionali, con un’attenzione particolare per l’arte italiana, per la produzione di nuove opere e per i media considerati più sperimentali.
Il rapporto con Arte Fiera si è intensificato moltissimo con l’arrivo di Simone Menegoi e Gloria Bartoli. Ho avuto occasione di collaborare come direttore artistico di ART CITY per l’edizione 2018 con la precedente direzione artistica della Fiera, e quella è stata per me un’edizione importantissima per cimentarmi con un programma ambizioso che aveva come evento speciale la performance di Vadim Zakharov all’Ex-GAM. Posso però dire che allora ART CITY e Arte Fiera seguivano due canali separati, un’impostazione che derivava dalle esperienze dagli anni precedenti. Con la nomina di Simone Menegoi i programmi delle ultime due edizioni sono stati discussi nei dettagli dalle primissime fasi, con un costante confronto sulla proposta di contenuti per l’Art Week e per tutta la prima parte della stagione espositiva.
Simone Menegoi: Io invece sono arrivato a luglio del 2018; ma di fatto non me ne ero mai andato. A Bologna ho fatto i miei studi universitari, e poi ho continuato a frequentare la città per le mostre, le performance, gli eventi culturali. Poi, a partire dal 2016, mi sono trovato a curare delle mostre in città, quelle di Palazzo De’ Toschi; e così mi sono ritrovato nel contesto di ART CITY, di cui le mostre facevano parte. Quando è arrivata – come un fulmine a ciel sereno! – la proposta di prendere la direzione di Arte Fiera, uno dei motivi che mi hanno fatto propendere per il sì è stato senz’altro il sapere che la città aveva una scena artistica ampia, attiva, diversificata; una scena che non si manifestava soltanto durante la settimana della Fiera, ma che era presente e viva tutto l’anno, e a cui l’arrivo di Lorenzo aveva dato nuovo impulso.
Nel momento in cui sono arrivato ad Arte Fiera e ho cominciato a guardarmi intorno, ho avuto l’impressione che, nel mosaico di istituzioni pubbliche e private, gallerie e spazi non profit, che costituisce appunto la scena cittadina, il pezzo corrispondente alla Fiera stessa non si incastrasse perfettamente. I legami con la città si erano un po’ allentati, e la Fiera stentava a stare al passo con una realtà che invece era propulsiva. Il mio obiettivo è stato da allora duplice: da un lato, come ogni direttore di fiera deve fare, trovare il modo di rendere Arte Fiera più attrattiva per le gallerie e per i collezionisti, e dall’altro sincronizzarla nuovamente con la città e il suo territorio, rimetterla al passo con il ritmo, diventato più serrato e avvincente, dell’arte contemporanea in città.

Lorenzo Balbi, direttore artistico MAMbo Museo d'Arte Moderna di Bologna. Photo Caterina Marcelli © MAMbo

Lorenzo Balbi, direttore artistico MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna. Photo Caterina Marcelli © MAMbo

Quali sono i progetti per il futuro? E quali gli obiettivi a breve scadenza?
Lorenzo Balbi: Uno dei progetti più ambiziosi è quello dei MAMbo Studios: un luogo con diversi studi da assegnare ad artisti alla stregua di quello che si fa già in molte altre città. Credo che Bologna possa essere, sia geograficamente sia grazie al proprio contesto culturale e produttivo, un luogo molto affascinante in cui misurarsi e lavorare per un artista. Un museo come il MAMbo può essere promotore di un progetto importante per portare in città artisti da tutto il mondo e creare in questo modo una nuova massa critica e un’iniezione di idee ed energie. Un altro obiettivo, per il quale stiamo già lavorando con il DAMS dell’Università di Bologna riguarda la creazione di un corso per curatori realizzato in parallelo tra MAMbo e Università. Un corso che possa dare una base teorica agli studenti di curatela ma anche metterli direttamente in contatto con un’istituzione museale e con le diverse professionalità che vi lavorano. Uno dei progetti più importanti che sta prendendo avvio, è legato alla definizione del Museo Morandi, con un nuovo progetto scientifico e architettonico sul quale attualmente non ci si può esprimere perché – come è noto – è attualmente in atto un’azione legale della quale si stanno attendendo gli esiti. In ogni caso uno degli obiettivi programmatici più significativi e ambiziosi dei prossimi anni è dare vita a un nuovo Museo Morandi.
Molte altre sono le sollecitazioni possibili legate invece a intenti strutturali: ad esempio un’idea è quella di avere una radio attiva all’interno del Museo. Dotare il MAMbo di una radio sia come ulteriore veicolo di comunicazione ma anche come possibile sviluppatore di nuovi e diversi contenuti. Uno dei miei sogni nel cassetto è poi quello di varare un Dipartimento di Narrazione. Un dipartimento che si occupi delle modalità di narrazione dei contenuti delle nostre iniziative ai vari pubblici che compongono la nostra audience, valorizzando l’attività di mediazione culturale già portata avanti dal Dipartimento educativo.
Mi piacerebbe inoltre “liberare” le ciminiere originali ancora presenti nella Sala delle Ciminiere dalla pittura e dall’intonaco bianco, riportandole all’aspetto originale di ferro e mattoni pieni, rendendo così la loro presenza ancora più significativa e simbolica, e con loro la Sala delle Ciminiere un luogo evocativo del passato sociale e politico di Bologna in cui gli artisti contemporanei sono chiamati a misurarsi. Questi sono alcuni dei molti obiettivi per il futuro.
Simone Menegoi: Come dicevo prima, sono due i fronti su cui lavoriamo io e Gloria Bartoli, la vicedirettrice della Fiera. Il primo è quello di rendere Arte Fiera più possibile attrattiva per i galleristi, i collezionisti, gli appassionati che affollano ogni anno la manifestazione. Su questo punto abbiamo già molto lavorato; innanzitutto, definendo e comunicando una precisa identità che vogliamo dare ad Arte Fiera; e poi sviluppando, a sostegno di questa identità, una gamma di iniziative che vanno dall’accoglienza dei collezionisti alla cura del programma collaterale, passando per la creazione di sezioni curate dal taglio originale e specifico. Quest’anno, oltre a Fotografia e immagini in movimento, ne avremo altre due: una che insiste su uno dei punti di forza della Fiera, ovvero i Post-War Masters (Focus, curata da Laura Cherubini, che si concentra sulle vicende della pittura in Italia nei decenni Sessanta e Settanta del Novecento), l’altra, la prima nel suo genere, dedicata interamente alla pittura contemporanea: Pittura XXI, a cura di Davide Ferri). Per dare un’idea concreta di quale sia la sintonia che abbiamo con Lorenzo Balbi, Lorenzo ha fatto eco a questa enfasi sulla pittura proponendo un riallestimento di una parte della collezione permanente del MAMbo centrato appunto sulla pittura italiana del dopoguerra.
L’altro fronte su cui lavoriamo è quello del rapporto tra Fiera e città. L’ha già detto Lorenzo, lo ribadisco io: c’è piena sintonia su questo, lavoriamo assieme non soltanto per i rispettivi obiettivi ma per promuovere, insieme, il coordinamento della città; perché la città si riconosca come un sistema, come una rete. A questo proposito, vorrei citare anche la nostra iniziativa Courtesy Emilia-Romagna: un ciclo di mostre delle collezioni istituzionali, pubbliche e private, di Bologna e dell’Emilia-Romagna, il cui secondo episodio è curato da Eva Brioschi, che ha concepito la mostra L’opera aperta.
Penso che il nostro lavoro cominci già a dare dei frutti. Per il futuro, ovviamente, vogliamo proseguire su questa strada. Definire sempre più e promuovere l’identità di Arte Fiera così come noi l’abbiamo concepita, rafforzare e promuovere il rapporto con la città e il territorio.

Eva Marisaldi, Studio per Welcome, 2019

Eva Marisaldi, Studio per Welcome, 2019

Chiediamo a Lorenzo Balbi quale grande artista vorrebbe portare in città; a Simone Menegoi, invece, quale grande galleria vorrebbe riportare ad Arte Fiera.
Lorenzo Balbi: Ammetto che i primi due grandi artisti che volevo portare a Bologna li ho portati: la prima era Mika Rottenberg, ed è stata protagonista della seconda mostra che ho curato nella Sala delle Ciminiere: un’esperienza incredibile e per me arricchente, di cui sono felicissimo. Il secondo sogno in fase di realizzazione è portare al MAMbo Ragnar Kjartansson, che il 22 di gennaio sarà al centro della mostra AGAINandAGAINandAGAINand con la sua opera Bonjour (2015). Un terzo grande artista che avrei fortemente voluto portare a Bologna, e con il quale avevo già avviato una prima comunicazione, è John Baldessari. La mia idea era chiedergli una suggestione, una linea d’indirizzo per il nuovo allestimento del Museo Morandi conoscendo il suo lavoro e la sua ammirazione per l’artista bolognese. Purtroppo in questi giorni abbiamo appreso della sua scomparsa e un suo coinvolgimento diretto non sarà più possibile ma confido che un suo rimando possa comunque ancora essere incluso o in qualche modo evocato.
Simone Menegoi: Una grande galleria da riportare in Fiera? È problematico fare un solo nome o due. Mettiamola così: ci sono alcune grandi gallerie italiane che non dovrebbero assolutamente mancare in una manifestazione come Arte Fiera, che ambisce a essere un punto di riferimento imprescindibile per la scena del nostro Paese, e che invece ancora mancano all’appello. Non dico i nomi, loro sanno chi sono. Le aspettiamo!

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