L’erotismo grottesco di Toshio Saeki

Colonna portante nello scenario delle stampe erotiche nipponiche, Toshio Saeki ha saputo distinguersi grazie a uno stile che mescola senza complimenti Eros e Thanatos. Non risparmiando sulle tinte forti.

Nella tradizione nipponica shunga, ovvero quella delle stampe erotiche in stile classico ukiyo-e, si distingue lo speciale filone eroguro, cioè quello dedicato all’erotismo grottesco. Nel girone più interno di tale recinto rovente siede su un alto seggio Toshio Saeki, disegnatore sulfureo, oggi 75enne, che non risparmia ai suoi ammiratori le fantasie più estreme e disturbanti.
Sul versante oscuro e infinito delle perversioni sessuali i giapponesi non finiscono mai di stupirci. Riescono a inventarsi e a contrabbandare – non di rado con inaspettata finezza, in apparenza poco adatta al genere – le fantasie più violente e morbose. Siamo d’accordo che Eros e Thanatos vanno da sempre volentieri a braccetto, ma noi ingenui pensiamo che Eros senza Thanatos rimanga un ospite molto meglio accetto in qualsiasi casa. E invece, anche quando la morte non è presente in carne e ossa (soprattutto queste ultime), a quanto pare il pensiero di essa può aleggiare potente tra i sospiri e i gemiti di molte “piccole morti” orgasmiche. Gli erotografi del Sol Levante lo sanno bene, e vi si crogiolano quanto mai a proprio agio. Campione indiscusso in ciò, si diceva, è Toshio Saeki, dispensatore generoso di brividi velenosi mescolati al miele della lussuria.

Toshio Saeki

Toshio Saeki

EROS E THANATOS

Se vi piacciono i tormenti autoerotici del voyeurismo, i suoni soffocati della sofferenza fisica, i sentori metallici della tortura e dell’assassinio, le gelide sensazioni della necrofilia, i sapori molto forti del cannibalismo, e compagnia inorridente, con lui siete a cavallo. Giovani fanciulle più o meno liberamente denudate e più o meno strettamente legate si imbattono in amplessi da incubo con tatuaggi viventi, rettili insinuanti, demoni orripilanti, molluschi molto molto malandrini e perfino, quel ch’è peggio, esseri umani dai gusti che noi ingenui faticheremmo decisamente a condividere. Però è tutto disegnato molto bene, con precisione chirurgica.
E se condividiamo il proverbiale (non meno che coraggioso) detto di Terenzio nihil humanum mihi alienum puto, “nulla che sia umano mi è estraneo”, allora dobbiamo farci i conti, seppur a denti stretti e occhi sbarrati. Anche se a noi ingenui continua a sembrare molto più Thanatos che Eros.

Ferruccio Giromini

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #37

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Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini (Genova 1954) è giornalista dal 1978. Critico e storico dell'immagine, ha esercitato attività di fotografo, illustratore, sceneggiatore, regista televisivo. Ha esposto sue opere in varie mostre e nel 1980 per la Biennale di Venezia. Consulente editoriale, ha diretto…

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