Il mondo della cultura ancora in piazza per Gaza e la Global Sumud Flotilla. Chiusure e iniziative

Aderendo allo sciopero generale del 3 ottobre o esponendosi attraverso comunicati e iniziative, realtà e istituzioni culturali italiane continuano a denunciare quanto sta accadendo in Palestina. E anche i dipendenti del Ministero della Cultura prendono posizione

Se già lo sciopero generale indetto da USB in solidarietà al popolo palestinese lo scorso 22 settembre aveva sollecitato la mobilitazione del mondo della cultura, con l’adesione di molte realtà e istituzioni culturali, testate e case editrici, anche la nuova ondata di manifestazioni (in larga parte nate e cresciute spontaneamente) e lo sciopero proclamato per la giornata del 3 ottobre, a seguito dell’illegittimo blocco delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, abbordate e sequestrate da Israele a 70 miglia da Gaza in acque internazionali, hanno raccolto l’alta partecipazione del settore.

Lavoratrici e lavoratori del Ministero della Cultura a sostegno della Palestina

Si schierano oltre 800 dipendenti del Ministero della Cultura con un documento ufficiale che condanna “il genocidio messo in atto da Israele a Gaza e in Cisgiordania”, ed esprime “piena solidarietà nei confronti della martoriata popolazione palestinese”. Di fronte alla “formidabile mobilitazione dal basso”, spiegano lavoratori e lavoratrici del MiC che hanno sottoscritto l’appello, “appare sempre più urgente una presa di posizione sui luoghi di lavoro che dia spazio a manifestazioni di dissenso, come lo sciopero, capaci di incidere sull’andamento politico ed economico del Paese. Auspichiamo dunque che la piena convergenza in questo senso di tutte le sigle sindacali possa essere considerata un punto fermo”. La cultura, dunque, prende parola, come esplicita il titolo del documento nato da un’iniziativa partita in Campania e in poche ore sottoscritto da centinaia di funzionari, dirigenti, impiegati, archivisti, archeologi, storici dell’arte, restauratori. Si chiedono tempestivamente al Governo “misure concrete”: il riconoscimento dello Stato di Palestina, il congelamento dei trattati politici e commerciali con Israele, l’intensificazione delle “iniziative volte a garantire vie di uscita da Gaza, al momento limitate a malati gravi e gravissimi, attraverso ogni strumento a carattere culturale, quali il conferimento di borse di studio a studenti universitari gazawi o forme di gemellaggio”. Pieno è l’appoggio alla Global Sumud Flotilla. Soprattutto, “ci preme ribadire che gli Istituti del Ministero non possono non configurarsi come laboratori di riflessione sulle dinamiche della Storia e sulla realtà contemporanea. Chiediamo dunque che nei nostri Istituti siano promosse iniziative di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese e di sensibilizzazione rispetto agli eventi in corso; che il Ministero renda pubblici eventuali accordi in essere con Istituti della cultura israeliani e che si impegni a sospendere, sulla scia di quanto sta accadendo in diversi Atenei, ogni collaborazione con quelli direttamente o indirettamente coinvolti con le politiche governative di Israele”.

La voce degli studenti. Le università occupate

A Pisa, dopo le occupazioni della Facoltà di Lettere e del Rettorato dell’Università, anche la Scuola Normale Superiore è stata occupata dal movimento studentesco nella notte tra mercoledì e giovedì: “Nessun luogo di formazione e produzione di saperi può permettersi di rimanere in silenzio di fronte a un genocidio” spiega il collettivo “Ci rifiutiamo, nella giornata di sciopero generale, di lasciare proseguire le attività accademiche come se niente fosse“. Tra gli atenei occupati, anche l’Orientale e la Federico II a Napoli, l’Università Statale di Milano, le facoltà di Lettere e Scienze Politiche alla Sapienza di Roma.

Blocchiamo tutto. Stop a mostre, musei, iniziative culturali

A Bari (dove il sindaco Vito Leccese sfila con i manifestanti), il Museo Civico resta chiuso nella giornata del 3 ottobre “a sostegno del popolo palestinese, per promuovere il diritto universale alla pace e a sostegno della Global Summud Flotilla. Come luogo di cultura e di comunità, sosteniamo la pace come diritto umano imprescindibile, da tutelare e perseguire ovunque. I musei non sono soltanto luoghi destinati alla conservazione degli oggetti del passato e all’elaborazione della memoria storica, ma anche spazi di comprensione del presente, di sviluppo del senso civico, parte attiva della società”. Ferma per un giorno anche la World Press Photo Exhibition attualmente allestita a Torino: “La decisione è stata presa da Cime, società che organizza la tappa torinese della mostra internazionale e che aderisce allo sciopero generale”. La mostra riprenderà regolarmente sabato 4 ottobre, ricordando che la World Press Photo of the Year è uno scatto della fotogiornalista palestinese Samar Abu Elouf che ritrae Mahmoud Ajjour, un bambino di 9 anni mutilato da un attacco israeliano sulla Striscia di Gaza nel marzo 2024. E sospende tutte le attività programmate per il 3 ottobre anche Comicon, impegnato nel Campania Libri Festival a Palazzo Reale di Napoli: “Siamo nati con la prima edizione del festival, nel 1998, ospitando Joe Sacco e una mostra dedicata al suo reportage sulla situazione in Palestina. Nel frattempo, per più di venticinque anni, abbiamo dovuto assistere a continue violazioni dei diritti umani e internazionali, e alla perpetrazione di un genocidio. Per questo, in occasione dello sciopero generale sospendiamo tutte le attività”. Numerose anche le librerie indipendenti chiuse per sciopero in molte città italiane. E rinnova la propria solidarietà alla causa BASE Milano: “Nei prossimi giorni destineremo il nostro spazio a un presidio permanente per la creazione di reti solide di pensiero e mobilitazione alternative. Per dare radicamento a questa lotta, trasformando la rabbia e l’impotenza in immaginazione condivisa e azione continua”. Nel cortile del polo culturale, il 3 ottobre, sono proiettate immagini in arrivo da Gaza e dalla Flotilla; rinviato al 14 novembre Splendido Splendente.

Le proteste alla Biennale di Venezia

L’assemblea di lavoratrici e lavoratori della cultura di Venezia Biennalocene ha fatto sapere che tra le migliaia di persone che hanno protestato a Venezia c’erano anche “moltissimi lavoratori e lavoratrici della cultura in sciopero, soprattutto dalla Biennale di Venezia: un’adesione che non si vedeva da decenni. Nell’area espositiva dei Giardini 13 padiglioni erano chiusi, tra cui: Gran Bretagna, Spagna, Germania, Australia, Canada, Brasile, Svizzera, il padiglione Rolex, nonché uno degli accessi all’esposizione. In Arsenale non hanno aperto al pubblico Lussemburgo, Marocco, Messico, Arabia Saudita, Cile, Singapore e diversi altri, per un totale di oltre 20 padiglioni. Solo quattro operatori erano in servizio presso le biglietterie“. L’associazione, vista la conferma della presenza di un padiglione israeliano alla prossima Biennale Arte 2026, sottolinea anche che “il boicottaggio deve essere totale“.

Fuori dal coro. I danni collaterali

Tra gli effetti collaterali della mobilitazione spiace, invece, dover registrare l’irruzione di un gruppo di attivisti evidentemente non in linea con l’approccio non violento ampiamente rappresentato nelle piazze italiane viste nelle ultime ore alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, dov’è in corso l’Italian Tech Week (che ospiterà anche Ursula von der Leyen e Jeff Bezos). Nella serata del 2 ottobre, i manifestanti – circa 200 persone a volto coperto, staccatesi dal corteo pacifico di oltre ventimila persone – hanno preso d’assalto le Ogr, sfondando cancelli e vetri e facendosi largo con torce e fumogeni, distruggendo sedie e tavoli. La rassegna è comunque ripresa regolarmente nella mattinata del 3 ottobre. Anche in piazza Duomo a Milano, destinazione conclusiva della manifestazione molto partecipata che ha sfilato in centro città nella serata del 2 ottobre, si registrano atti vandalici contro la statua dedicata a Vittorio Emanuele II, imbrattata con vernice rossa con scritte contro la premier Giorgia Meloni e a sostegno della Palestina.
Mentre, proprio per prevenire l’eventualità di scontri e contestazioni, al MIC di Faenza è stata posticipata di diversi mesi la mostra dell’artista israeliano Itamar Gilboa (World of Plenty), che avrebbe dovuto inaugurare sabato 4 ottobre nella Project Room del museo. La mostra aprirà nella primavera 2026.

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Redazione

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