Gare e appalti per la cultura: come limitare i danni?

Una riflessione sui meccanismi virtuosi da mettere in campo per evitare che le imprese rispondano alle gare pubbliche in ambito culturale con offerte al ribasso. L’obiettivo? Mantenere alta la qualità

Come è noto ai più, il settore pubblico rappresenta uno dei grandi clienti per quelle imprese che si occupano di cultura. Come è altrettanto noto, le imprese che vedono nel settore pubblico uno dei propri principali clienti sviluppano le proprie economie attraverso la partecipazione a specifiche gare d’appalto. Ulteriore elemento noto è che spesso tali gare vengono valutate dall’Amministrazione contraente attraverso una duplice tipologia di criterio: il criterio tecnico che, semplificando, esprime la qualità dell’offerta, e il criterio economico, che ne determina in buona sostanza il prezzo.
Malgrado sia sempre più frequente la pratica di individuare dei criteri di valutazione complessivi che tendono ad attribuire un maggiore peso alla qualità dell’offerta tecnica, è altrettanto bene ricordare che il criterio economico è spesso assegnato sulla base di un rialzo o di un ribasso che l’operatore economico garantisce all’Amministrazione partendo da una soglia di prezzo che la stessa Amministrazione pone a base d’asta.
Ebbene, questo meccanismo conduce spesso a commesse che, nei fatti, presentano margini di guadagno davvero molto bassi per gli operatori economici, condizione che incide negativamente sulla struttura della nostra imprenditoria, e sullo sviluppo dell’intero segmento culturale. Ci sono meccanismi formali attraverso i quali il pubblico tende a limitare i ribassi sfrenati, ma si tratta per lo più di meccanismi volti a evitare ci si trovi in presenza di meccanismi imprenditoriali poco sani.
Al contempo, i margini molto bassi possono indebolire la struttura economica delle imprese che erogano tali servizi, e nelle intenzioni questo dovrebbe bastare per rendere poco conveniente partecipare a gare. Ma così non è. Perché, nella realtà dei fatti, molti operatori economici decidono di partecipare, e di erogare servizi anche a rischio di perdite, pur di vedere incrementare il proprio fatturato, condizione desiderabile dal punto di vista imprenditoriale per l’attivazione di altre tipologie di dinamiche.
Tali dinamiche sono molteplici e possono riguardare ad esempio la possibilità di acquisire un fatturato medio annuo più elevato che consente di partecipare a gare più importanti, una maggiore rilevanza politica, una migliore posizione contrattuale nei riguardi di altre società più piccole, o nei confronti degli Istituti di Credito.
In sintesi, la ricerca dell’efficienza (servizio migliore al minor prezzo per l’Amministrazione e quindi per la collettività) conduce in realtà a condizioni di medio periodo poco desiderabili (indebolimento degli indici, necessità di vedere sempre più incrementare il fatturato per avere adeguati flussi di cassa, bassa attenzione allo sviluppo delle risorse umane, incremento degli oligopoli ecc.).

“Se un operatore economico presenta un’offerta che garantisce margini di profitto al di sotto di una determinata soglia, l’Amministrazione, accettando tale offerta, si impegna altresì a pagare in anticipo il suddetto fornitore”.

Trovare una soluzione a questa condizione non è semplice. E lo diviene ancor meno se si pensa che, in fin dei conti, pur rappresentandone un caso specifico, tale tematica si inscrive nel già intricato dedalo dei contratti tra soggetti pubblici e soggetti privati.
L’ipotesi che, oltre alle già presenti deroghe, si avvii per il comparto culturale anche un meccanismo che consenta di abolire il ribasso economico all’interno delle gare è alquanto irrealistica. Allo stesso modo, vincolare maggiormente i ribassi, con la previsione di un tetto minimo al di sotto del quale non è possibile scendere in modo assoluto, implicherebbe una distorsione significativa del mercato. Ciò però non significa che non ci siano ipotesi che meriterebbero un maggiore approfondimento.
Partendo dall’osservazione della realtà, e tenendo in considerazione l’evidenza che molti operatori economici partecipano alle gare per incrementare il proprio fatturato, una buona leva indiretta per intervenire sul mercato in modo non distorsivo potrebbe essere quella di prevedere, in presenza di offerte che garantiscono margini minimi all’operatore economico, un meccanismo di pagamento anticipato da parte dell’Amministrazione.
Senza entrare nei dettagli tecnici, il meccanismo risulterebbe funzionare in questo modo: se un operatore economico presenta un’offerta che garantisce margini di profitto al di sotto di una determinata soglia, l’Amministrazione, accettando tale offerta, si impegna altresì a pagare in anticipo il suddetto fornitore.
In questo modo, l’operatore economico riceverebbe flussi di denaro da poter investire da cui poter trarre maggiore ricchezza, e l’Amministrazione si troverebbe in un trade-off, essendo in ogni caso i pagamenti anticipati molto difficili da garantire per le nostre Istituzioni.
Un tale meccanismo porterebbe l’Amministrazione a valutare l’economicità generale dell’intera offerta, anche con la possibilità di percepire come meno conveniente l’offerta con il maggior ribasso, definendo, quindi, una soglia minima indiretta oltre la quale il ribasso economico verrebbe a essere penalizzato, e portando quindi tutti gli operatori a definire range credibili di offerta.

GARE: NON SOLO UNA QUESTIONE DI FATTURATO

Certo, non si tratta di una soluzione semplicissima, né tantomeno si ha la pretesa di affermare che questa possa essere la migliore delle soluzioni possibili. È però importante iniziare a valutare potenziali scenari migliorativi della condizione economica, perché ragionare sugli elementi di scenario significa anche definire modalità per poter migliorare la struttura dell’intero comparto. Soprattutto quando una potenziale distorsione dello strumento delle gare, che dovrebbe garantire profitti e invece viene utilizzato soltanto per aumentare il fatturato, più che essere un’eccezione, rappresenta una normalità che si tende a mettere in secondo piano.

Stefano Monti

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Stefano Monti

Stefano Monti

Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

Scopri di più