Umberto Croppi è il nuovo presidente di Fondazione La Quadriennale di Roma. Intervista a caldo

Un decreto firmato dal Ministro per i Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli ha reso la notizia ufficiale: Croppi, già nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione e indimenticato assessore alla cultura della città di Roma, prende il posto di Franco Bernabè alla presidenza. Ne abbiamo parlato con lui.

Si tratta di un incarico nuovo ma in un ambiente già ben noto per Umberto Croppi (Roma, 1956), nominato in data 7 agosto 2019 presidente di Fondazione La Quadriennale di Roma, l’ente nato nel 1927 per promuovere l’arte italiana contemporanea. La notizia è stata resa nota a seguito di un decreto del Ministro Bonisoli. Croppi, consulente per la comunicazione e il management culturale, è già presidente di Federculture servizi ed è stato componente del Cda della fondazione romana fino allo scorso aprile. Dopo un periodo al fianco dell’ex Presidente Franco Bernabè si ritrova a guidare una struttura con tanti progetti in corso: ad esempio quelli all’ex Arsenale Clementino Pontificio, che sarà usato in futuro dalla fondazione nonché l’edizione di Quadriennale 2020 alle porte. L’abbiamo intervistato su questo e su altro.

In cosa la sua direzione sarà diversa da quella che l’ha preceduta?
Con la nomina giunta da poco è presto per dare anticipazioni. Posso solo dire che sono stato quattro anni con il Presidente Bernabè, abbiamo avuto un ottimo rapporto di collaborazione, condiviso scelte in maniera anche dialettica.

Insomma, nessun cambiamento drastico…
Non mi sembra il momento! Oltretutto la Quadriennale si terrà tra un anno, la cosa più ragionevole è quindi portare a compimento quello che si è fatto fino ad ora. Ho comunque davanti una prospettiva di quattro anni. E sicuramente ci metterò del mio.

Dunque quali sono stati gli aspetti che ha maggiormente apprezzato della presidenza di Bernabè?
Il primo pregio di Bernabè è stato quello di rimettere la Quadriennale in carreggiata: aveva saltato un’edizione, era un’istituzione che cominciava a sentire il peso degli anni. E lui, con un aplomb che gli è tipico nel suo ruolo istituzionale, è riuscito a ridare dignità a questa vecchia signora, introducendo una novità fondamentale: un direttore artistico che ha lavorato in questi due anni per far emergere gruppi di giovani talenti, anche per interloquire con la scena internazionale. Queste sono le premesse importanti.

E poi?
Il passaggio successivo è riportarla un po’ più nel vivo della società romana e anche nazionale. Questa occasione è favorita anche dalla nuova sede dell’ex Arsenale Clementino Pontificio, i cui lavori saranno cominciati tra qualche mese.

Come procede il progetto di riqualificazione?
In Italia i tempi li conosciamo… è stato già vinto il progetto di architettura e i lavori sono finanziati, per cui mi auspico che durante il mio mandato si possa inaugurare questa sede che consentirà di arrivare nel cuore della città visto che ora la Quadriennale è piuttosto decentrata a Villa Carpegna e anche di avere spazi per potere condurre un’attività più continuativa.

Dunque sui tempi di fine-lavori non se ne parla neppure…
Ancora in verità non è stato previsto nemmeno l’inizio. È stato appena aggiudicato il progetto esecutivo attraverso un bando e entro la fine dell’anno dovrebbe essere consegnato il progetto. Poi ci sarà un tempo per le gare d’appalto ed entro il 2020 sicuramente i lavori cominceranno.

Qual è il suo punto di vista riguardo alle novità introdotte dalla Quadriennale negli ultimi anni in particolare sulla promozione della giovane arte?
La Quadriennale fu immaginata dal suo fondatore, Cipriano Efisio Oppo, come momento di censimento, scoperta e presentazione dei giovani talenti. Nasce con questa mission. Con le scelte fatte in questi quattro anni l’obiettivo è stato recuperato, aggiornandolo all’esigenza dei tempi, quindi con una vasta apertura internazionale.

C’è una parte della Quadriennale che ama particolarmente?
C’è un aspetto, non considerato a sufficienza, che è l’archivio che possiede. È uno dei più ricchi, interessanti e completi, all’altezza del suo contenuto. È utilizzato da ricercatori e studiosi perché è un patrimonio veramente importante per la cultura italiana e per l’approfondimento dell’arte nel Novecento.

Come procede la preparazione della Quadriennale del 2020? Ci può anticipare qualcosa a riguardo?
Non ancora. C’è tutto il lavoro fatto dalla Cosulich, che è di tipo propedeutico, ma la forma che prenderà l’evento del prossimo anno non la sappiamo ancora. Io ci comincerò a lavorare sopra da domani.Un lavoro da svolgere in tempi molto brevi.
Esatto. E lo farò anche ascoltando i consigli di coloro che girano oggi attorno all’arte contemporanea. Ho un vantaggio, quello di avere molti amici tra artisti, curatori, critici, galleristi. Una pluralità di voci che può aiutarmi a sciogliere i nodi è ciò che considero un grosso vantaggio. Non mi sento solo.

Tra le sue competenze ci sono la comunicazione e il management culturale. Pensa che potranno svolgere un ruolo nel suo nuovo incarico?
Certamente, e si andranno a unire all’esperienza che ho acquisito ormai alla mia “tenera” età. Mi sento molto tranquillo rispetto agli anni di lavoro che ho davanti.

In quanto neopresidente starà già pensando alla Quadriennale del 2024…
Come diceva Humphrey Bogart in Casablanca, “Io non faccio mai piani a così lungo termine!”.

– Giulia Ronchi

www.quadriennalediroma.org

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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