Art people voices. Parola ad Andrea Fustinoni

Nuova tappa della rubrica incentrata sui “giovani” collezionisti, a prescindere dalla loro età anagrafica.

Andrea Fustinoni (Milano, 1957) dedica all’arte non solo una straordinaria passione ma anche un impegno costante: è infatti presidente degli Amixi di Villa Croce a Genova e cofondatore, insieme ad Andrea Botto, di MiramART, un’associazione senza scopo di lucro nata per diffondere la conoscenza dell’arte contemporanea italiana.

Come nasce la tua collezione?
Ho iniziato con il design degli Anni Cinquanta. La svolta verso l’arte contemporanea nasce dalla visita alle collezioni Panza di Biumo a Varese e a La Marrana Arte Ambientale di Grazia e Gianni Bolongaro; ho ancora vivo il ricordo delle emozioni provate in quei momenti.

Da quando hai incominciato a collezionare, sono cambiate le tue scelte e i criteri di selezione?  
Sì, presto più attenzione non solo alla qualità delle opere ma anche all’importanza che ricoprono nel percorso dell’artista. In modo del tutto casuale le opere della mia collezione hanno creato un dialogo armonioso tra di loro e questo, in seguito, è diventato un altro elemento importante per le scelte successive.

Bertille Bak, Boussa from the Netherlands, 2017

Bertille Bak, Boussa from the Netherlands, 2017

Da quali artisti o opere sei attratto?  
Mi piace la fotografia, presente in larga misura nella collezione con opere che a volte portano a percezioni distorte, come i Fairy Tales di Daniel Gustav Cramer o le foto di Leigh Ledare alla madre prostituta. Da qualche anno seguo anche i video: il primo che ho acquisito è stato The Column di Adrian Paci, l’ultimo Boussa from the Netherlands di Bertille Bak. Francesco Gennari, Salvatore Arancio, Claudia Losi, Luca De Leva, Uriel Orlow e Adelita Husni-Bey sono tra gli artisti che seguo da più tempo.

Dove compri le tue opere?
In galleria o alle fiere.  In Italia ad Artissima e miart, all’estero ad Art Basel, Liste e Frieze. Quest’anno andrò per la prima volta ad Arco Lisboa: sono curioso di conoscere anche la scena contemporanea della città.

All’ultima Biennale qual è stato il padiglione che più ti ha emozionato?
Il padiglione israeliano, dove Gal Weinstein ha ricoperto un intero ambiente con una superficie di poliuretano, intrisa di zucchero e caffè, rappresentando la valle di Jezreel, un tempo suolo agricolo fertile e oggi abbandonato.

Una scommessa: tre giovani artisti su cui puntare.
Zoe Williams con il suo lavoro sulla ceramica, Alejandra Hernandez con i suoi Live Portraits e Tomaso De Luca, visto all’ultima edizione di Artissima.

Alessandro Guerrini

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #42

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