I migliori 11 stand alla rassegna Liste 2025 a Basilea. La fiera giovane che però compie 30 anni
Ah, come passa il tempo quando ci si diverte. Liste, la fiera giovane, underground e spettinata di Basilea, compie 30 anni. All'ingresso uno straordinario amarcord con tutte le locandine delle scorse edizioni

Anno nuovo, anniversario tondo, direttrice nuova, allestimento nuovo. Cambiano un po’ di cose alla fiera Liste di Basilea. Un tempo fiera molto molto underground ed emergente, da tempo si è posizionata in spazi più standard (negli hangar fieristici della Messe Basel, a pochi passi da Art Basel) ed ha abbandonato l’indole spettinata dei primissimi anni.
Ormai trentenne, Liste seguita comunque a essere una piattaforma (piattaforma in senso reale, piena com’è di iniziative, public program, presentazioni e performance) che dà risposte alle esigenze delle gallerie di maggiore ricerca.
Dopo anni caratterizzati da un allestimento circolare con le gallerie disposte in una sorta di panopticon, la fiera quest’anno ha una nuova direttrice, Nikola Dietrich, e un nuovissimo allestimento che in pianta sembra un fiore con tanti petali (in realtà sono le porzioni del circolo precedente smembrate e disposte in maniera diversa). Le gallerie sono ormai quasi 100 e tantissime sono le novità (e dunque il turn over). Il livello dei contenuti continua a essere oggettivamente alto, così come l’impegno dei più o meno giovani galleristi di tutto il mondo che seguitano a vedere in Liste una vetrina irrinunciabile nella loro nicchia di mercato. L’inaugurazione ha visto un massiccio afflusso di pubblico, “da qui a dire che si trasformerà in buoni affari ce ne corre però”, smorza gli entusiasmi un giovane gallerista. Uno sguardo agli stand che ci sono sembrati più interessanti.
VIN VIN

Questa galleria di Vienna gestita da napoletani presenta le nuove opere a olio e carboncino del venticinquenne siciliano Giuseppe Francalanza. Lavori intimi e misteriosi allestiti su un particolare ‘pavimento’ fatto di dune di sabbia percorribili.
MAX GOELITZ

Un’opera molto netta e dura quella di Lukas Heerich nello stand di Max Goelitz accessibile solo da una feritoia. Un assemblaggio di altoparlanti montati come se fossero su un albero motore e tutto attorno una colorazione magenta che è tipica anche di altre installazioni di questo artista. Dalle bocchette esce il suono – o meglio una ninna nanna – ispirato alla colonna sonora di un vecchio film degli Anni Cinquanta.
LAVERONICA

La galleria siciliana si presenta con uno stand identitario della sua ricerca. L’artista Jonas Staal porta avanti qui una sua ricerca che dura ormai da anni e punta a individuare le idonee maniere per far estinguere i colpevoli della nostra estinzione. In questo caso Staal prende di mira gli yacht (e il loro micidiale impatto ambientale) attraverso immagini, light box, poster e ritagli di giornale.
BONNY POON \ CONDITIONS

Rosario Aninat & Simon-Shim-Sutcliffe sono il duo cileno-canadese protagonista di questo stand iper minimal che costringe alla visita camminando su una disorientante superficie obliqua. Alle pareti ci sono le ‘reliquie’ in ottone realizzate dagli artisti pensando ai serbatoi dell’acqua così frequenti sui tetti del continente americano.
CHRIS ANDREWS

Similemente a quello sopra, anche questo stand presenta una sorta di ‘genere letterario’ piuttosto ricorrente in questa Liste. Spazio minimale con oggetti brutalisti appesi alle pareti. Qui ci sono le taniche di carburante lavorate con gli interventi di Connie Wilson, trentaduenne nord-irlandese, che si richiama ai tempi in cui era diventato popolare disegnare su questi contenitori trasformandoli in animali. Anche a terra ci sono dei contenitori, e in questo caso alludono ai tagli di carne dei maiali. È la riflessione di Wilson su gerarchie, sviluppo economico e consumi.
BLUE VELVET

Caldaie, aratri, forse delle rudimentali armi da caccia, piccoli motori, carrozzerie. Non vuole necessariamente essere chiaro François Durel nell’esporre le sue nuove sculture nello stand della galleria svizzera Blue Velvet. Le opere sono collocate poi in un set che punta a creare dei vincoli con ringhiere in legno.
EBENSPERGER

Queste opere hanno un impatto indubbio anche perché affacciano direttamente sull’area di relax della fiera. Dove visitatori e collezionisti si fermano un attimo di fronte al bistrò. Si tratta dei lavori di Sophie Utikal ospitati nello stand della berlinese Ebensperger. I tessuti ondeggiano alle correnti d’aria e sono disposti in maniera molto teatrale: si tratta di interventi cuciti a mano coi quali l’artista vuole problematizzare il tema della maternità, delle sue conseguenze, dei suoi traumi…
COMMUNE

Ancora una galleria viennese nella nostra selezione. Questa volta si tratta di Commune ed è una galleria alla sua primissima partecipazione a Liste. Anche qui siamo di fronte alla presentazione di un solo artista: Gleb Amankulov. L’artista oltre a esporre, come fa solitamente, una serie di assemblaggi scultorei sul pavimento realizzati direttamente sul posto e frutto della sua ricerca di materiali di risulta, espone una serie fotografica di piccole immagini che girano sulla parete di tutto lo stand e rappresentano in realtà una dura critica al regime della Bielorussia e alle sue violenze: sono case perquisite e poi distrutte dallo stato che Amankulov ha nelle foto oscurato, lasciando uno spazio bianco.
DIANA

Forse lo stand più estremo e radicale della fiera. Cinque proiettori e cinque proiezioni rotanti. Una riporta dei nomi di città, una dei volti inquietanti. Si tratta delle opere di Bedros Yeretzian, artista nato nel 1989 che ha iniziato da un po’ a collaborare con questa mini-galleria milanese, tanto che la sua prima personale a Milano si è conclusa giusto tre mesi fa.
PETRINE

Quello dei francesi di Petrine è lo stand allestito in maniera più articolata in questa fiera dove gli stand sono tutti uguali, fin troppo. Lo spazio è stato diviso in quattro mini corridoi dentro ai quali sono state collocate le opere di Boz Deseo Garden, in realtà oggetti che ha comprato online tra quelli messi in vendita da una certa Elena Becher, ex agente immobiliare di Zurigo. È il modo di questo giovanissimo artista americano di parlare di schiavismo e altre tematiche rilevanti.
CLIMA

Assai complesso l’allestimento, ma alla fine i ragazzi della galleria milanese Clima ce l’hanno fatta a montare le sculture di Sacha Kanah che così possono fluttuare come nel vuoto. Apparentemente sembrano dei palloncini organici in plastica trasparente, in realtà questi esserini traslucidi sono realizzati lavorando l’alga kelp, e così ciò che sembra artificiale e inquinante in realtà è naturale e frutto di un sano riciclo. Nei due lavori a parete si lavora sempre di illusione ottica ma al contrario: quel che sembra un giardino è in realtà frutto di reazioni chimiche capaci di rendere coloratissime le foto.
Massimiliano Tonelli
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