Report da Cape Town. Ecco come è la art week della fiera Investec Cape Town Art Fair

Ludovico Pratesi traccia un percorso nella città Sud Africana, tra istituzioni e fondazioni private

Arrivare a Cape Town è di per sé un’emozione: la particolare posizione di questa città, tra i picchi aguzzi della Table Mountain e le spiagge sull’Oceano, la avvicina a metropoli abbracciate dalla natura, come Sidney e Rio de Janeiro. Già nel breve percorso fino al centro cittadino l’attenzione viene attirata dalla natura lussureggiante e da una certa dolcezza del clima: si capisce che sia diventata la capitale del turismo in Sudafrica e la vetrina di questo affascinante e contraddittorio paese, dove città come Johannesburg, Pretoria o Durban mostrano volti meno rassicuranti di Cape Town. Decisamente rivolta verso il mondo anglosassone, la sua antropologia è in via di evoluzione: i bianchi appaiono ancora in posizione dominante, ma in realtà la componente nera si sta prendendo la riscossa, non dichiarata ma visibile, rispetto ai tempi dell’apartheid, attraverso la conquista di scomparti sempre più rilevanti di potere.

E L’ARTE?

Anche nell’arte contemporanea, protagonista della Art Week durante la fiera di Cape Town, acquistata tre anni fa da miart e diretta in maniera ineccepibile da Laura Vincenti, il desiderio di costruire un’identità più rispondente alla dimensione multirazziale del paese appare sempre più visibile . Non più esotici e marginali, ma protagonisti con una storia che va ben oltre la scena del terzo millennio, con il desiderio di recuperare le radici di un’arte moderna africana, con maestri attivi fin dagli anni Sessanta in Nigeria e Sudafrica, i paesi culturalmente più aperti dell’Africa Subsahariana, sostenuti e difesi da collezionisti consapevoli come Atose Aguele e manager visionari come Tokini Peterside, fondatrice di Art X Lagos, la prima fiera d’arte contemporanea dell’Africa dell’Ovest. Una tendenza che arriva a mettere in discussione la struttura espositiva dello Zeitz MOCAA, il museo d’arte contemporanea inaugurato nel 2017 in un ex silos del grano, affacciato sul porto di Cape Town e ristrutturato dall’architetto Thomas Heatherwick, che ha ovviato all’assenza di una collezione permanente con il prestito di opere di artisti africani del collezionista tedesco Jochen Zeitz, con un’operazione che non ha convinto la comunità artistica della città. Interessanti alcune proposte delle gallerie durante la fiera, che hanno presentato artisti neri delle ultime generazioni come Nelson Oswald Dennis, che riflette sulle contraddizioni del post-colonialismo con un linguaggio concettuale complesso e articolato, o Bronwyn Katz da Blanksprojects ,che realizza sculture minimaliste legate alla sedimentazione della memoria, o ancora Thania Petersen da Whatiftheworld, che analizza criticamente la comunità musulmana in Sud Africa.

LE ISTITUZIONI PRIVATE

Ma la città offre molte opportunità anche a livello di istituzioni private, che operano per creare occasioni di scambio tra l’arte africana e la scena internazionale come la Norval Foundation, una struttura immersa nel verde che ha aperto i battenti ad aprile 2018 , dedicata alla promozione degli artisti africani, che propone mostre personali di Ibrahim Mahama, Yinka Shonibare MBE e David Goldblatt. Un’altra istituzione molto attiva sul contemporaneo è A4, che ospita un intervento di Dan Perjovschi; qui si trova lo studio di Gian Maria Tosatti durante la sua residenza di tre mesi a Cape Town, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura a Pretoria in collaborazione con il Mibac. In questo contesto vivace e dinamico si inserisce la fiera, arrivata alla settima edizione, che riunisce 52 gallerie di cui 12 italiane, che dialogano con il cospicuo gruppo di gallerie sudafricane e alcune importanti presenze europee come Perrotin e Templon. “Fino a pochi anni fa i collezionisti sudafricani erano interessati soprattutto al moderno”, spiega la direttrice Laura Vincenti. “Ma sia l’apertura dello Zeitz Mocaa che questa fiera li hanno avvicinati al contemporaneo: il percorso per arrivare alla qualità di Freize e Art Basel è ancora molto lungo, ma ogni anno la qualità cresce”. Prospettive di miglioramento? “Abbiamo avviato ottime collaborazioni con le istituzioni private come Norval e Zeitz, ma bisogna costruire una rete di relazioni con le istituzioni pubbliche della città che sono ancora latitanti. Questa è la mia missione per i prossimi anni”.

– Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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