La città di Chengdu ufficializza la sua fiera internazionale d’arte contemporanea. La città vanta radici storiche molto antiche, ed è attualmente fra le più ricche della Cina centrale, nonché importante centro finanziario e “testa di ponte”per gli affari nell’ovest del Paese. Art Chengdu International Contemporary Art Fair s’inserisce in un contesto culturale assai vivo: centinaia di artisti risiedono e lavorano in città, qui ha sede la prestigiosa galleria Thousand Plateaus, mentre la vicina municipalità di Chongqing ospita il Sichuan Fine Arts Institute, che vanta numerose collaborazioni con le omologhe istituzioni straniere. Come spiega la direttrice artistica Shi Zheng “per esplicita volontà degli organizzatori, le gallerie presenti saranno limitate a trenta, veni delle quali cinesi e dieci straniere”. Questo, per puntare sin dall’inizio sulla qualità, con una severa selezione dei soggetti e delle opere, in modo da attrarre il gotha del collezionismo nazionale, e, in un certo senso, fare concorrenza a Pechino.
UNA SCENA VIVACE
Le fiere d’arte in Cina hanno conosciuto una rapida espansione negli ultimi anni, sulla scia della “succursale” di Art Basel a Hong Kong (che si tiene dal 2012). A questa sono poi seguite le Biennali. L’edizione 2017 della Biennale di Shenzhen, Cities, Grow in Difference – curata dall’architetto Meng Yan, aprirà i battenti il 15 dicembre prossimo e porrà l’accento sulla controversa espansione economica che interessa la Cina del III Millennio, con conseguenze anche sull’aspetto delle città e la qualità della vita. A Shanghai, alla “storica” Biennale la cui prima edizione risale al 1996, dal 2014, si è affiancata la West Bund Art & Design (prossima edizione dal 10 al 12 novembre), legata al nuovo ampliamento del distretto culturale che a breve ospiterà la sede cinese del Centre Pompidou, oltre al Long Museum, lo Yuz Museum Shanghai, e lo Shanghai Center of Photography. Anche Pechino, dal 2006, ha una sua rassegna, Art Beijing (tenutasi dal 29 aprile al 2 maggio), la quale coinvolge il settore delle gallerie private, con l’obiettivo di ampliare il mercato del collezionismo. Una scena dinamica, quella cinese, irrobustita dalle ingenti risorse economiche, ma sostenuta anche da un genuino interesse per l’arte, vista come opportunità di crescita a 360 gradi, non solo economica ma anche sociale.
– Niccolò Lucarelli