Ripartire da Gibellina, fra didattica e teatro

Occhi puntati sul Belice e su Gibellina, emblema di forza e determinazione nell’affrontare, grazie all’arte, emergenze e difficoltà.

Quando si vivono lutti, perdite, ferite che stentano a rimarginarsi come in questo momento storico, non possiamo non pensare a Gibellina, a cosa ha significato in ambito artistico e a come costantemente ci insegna che l’arte può aiutarci a ricucire gli strappi. Ne abbiamo parlato con Elena Andolfi, referente del settore educativo del Museo delle Trame Mediterranee.

Il Museo delle Trame Mediterranee da sempre offre una risposta forte, internazionale e soprattutto artistica in un territorio, il Belice, in profonda crisi.
Il museo, attraverso la sua collezione, le mostre temporanee, le attività educative, continua a essere uno spazio multidisciplinare aperto al territorio: arti visive, arti decorative, il teatro e la biblioteca “convivono” sotto lo stesso tetto, fanno parte di un’unica trama, continuando a trasmettere alle nuove generazioni messaggi di pace, inclusività, creatività e dialogo. Il Belice non è in crisi più di altre zone del meridione d’Italia, che vedono ormai da molti anni una forte emigrazione delle giovani generazioni alla ricerca di una prospettiva di futuro, la carenza di infrastrutture, una burocrazia in alcuni casi asfissiante. Il museo e la Fondazione Orestiadi   rispondono a queste carenze aprendosi ancora di più al territorio, testimoniando la volontà di continuare a trasmettere il messaggio del loro fondatore, Ludovico Corrao, condividendo con enti, istituzioni, aziende private e scuole l’idea che l’arte e il patrimonio tutto di Gibellina, dei suoi musei, del Cretto, degli artisti che hanno contribuito e continuano a contribuire al suo progresso sono una missione che riguarda ognuno di noi con le proprie responsabilità, che ci aiuta a vivere meglio insieme, con gli altri e per gli altri.

Quali le differenze tra ieri e oggi e le strategie che pensate di adottare?
L’anno che stiamo vivendo sembra essere un anno “sospeso”. Gibellina, città distrutta dal terremoto del 1968, ha conosciuto questa condizione, ha dovuto affrontare il lutto, la sofferenza, la mancanza di lavoro, l’emigrazione; per oltre dieci anni le comunità hanno vissuto nelle baraccopoli approntate dallo Stato senza un’idea di futuro. L’arte e il teatro sono state allora una delle “cure” per riavvicinare le cittadine e i cittadini, renderli protagonisti di una rinascita culturale e sociale insieme agli artisti, agli intellettuali, alle tante persone accorse in quegli anni a sostenere la collettività su iniziativa e impulso di Corrao. Oggi, come nel passato di Gibellina, ancora una volta l’arte può aiutarci a ricucire questo strappo, questa frattura.

Mimmo Paladino, la Montagna di sale al Baglio Di Stefano, foto archivio Fondazione Orestiadi

Mimmo Paladino, la Montagna di sale al Baglio Di Stefano, foto archivio Fondazione Orestiadi

In che modo?
La riapertura del museo subito dopo la fase del lockdown è stata un messaggio di incoraggiamento per i visitatori ma anche per noi lavoratori. A quasi due mesi dalla riapertura, tracciamo un primo bilancio: sono aumentati i visitatori di prossimità e le famiglie che vogliono conoscere il proprio territorio e il proprio patrimonio artistico e culturale, sono tornati i visitatori dal centro e dal nord Italia. Tutti hanno dimostrato grande attenzione, quasi protezione nei confronti del museo e della fondazione. La riapertura con la mostra Museo a cielo aperto è stata come una nuova inaugurazione e un modo per far tornare le persone a incontrarsi, a confrontarsi. Anche il Festival delle Orestiadi non ha rinunciato alla sua programmazione e tutti gli spettacoli proposti sono andati velocemente esauriti.

È prevista anche la riapertura del museo a scuole e gruppi e con quali progetti?
Ripartiremo a settembre e per tutto il 2020-2021 con alcune iniziative riservate alle famiglie con bambini, agli adolescenti e alle scuole del territorio: piccoli gruppi, incontri quasi intimi ma necessari per farci tornare a stare insieme con nuove modalità. La prima iniziativa sarà dedicata a Pietro Consagra a cento anni dalla sua nascita: percorsi in città e al museo, laboratori, letture, il sodalizio con Corrao oltre alle testimonianze di alcuni artigiani che hanno lavorato in città con il maestro.  Sarà l’occasione per far conoscere o riscoprire la porta del Belice – la stella di Gibellina ‒ le architetture, le scenografie, il prisente (drappo processionale), i gonfaloni per le feste e tutto ciò che Consagra definiva “ornamento come aiuto a stare al mondo”.

Altro pilastro della vostra programmazione sono le Orestiadi, che il prossimo anno compiono quarant’anni.
Il secondo percorso che svilupperemo sarà proprio incentrato sulle “Orestiadi di Gibellina”, a quarant’anni dalla nascita delle rappresentazioni teatrali. Che cos’è il teatro contemporaneo e cosa facevano i grandi artisti provenienti da tutto il mondo a Gibellina pochi anni dopo il terremoto del 1968 per celebrare la rifondazione della città e segnare l’alba di un destino tutto da riscrivere? In tutti questi anni sono stati tantissimi gli spettacoli creati per il festival, dalle tragedie di età classica alle creazioni originali. A partire dalle spettacolari scenografie e da tante altre testimonianze presenti nella collezione del Museo delle Trame Mediterranee (Emilio Isgrò, Arnaldo Pomodoro e Mimmo Paladino, solo per citarne alcuni), ripercorreremo le storie del teatro a Gibellina che hanno contribuito a creare legami ed esperienze condivise dalla comunità. Avvicinare quindi le nuove generazioni al teatro e ai linguaggi contemporanei, attraverso gli artisti e le loro opere, le testimonianze dirette di alcuni protagonisti, oltre a una mini-rassegna di spettacoli dedicati ai più piccoli e agli adolescenti.

Museo delle Trame Mediterranee, attività educative, foto archivio Fondazione Orestiadi

Museo delle Trame Mediterranee, attività educative, foto archivio Fondazione Orestiadi

Tornando al pubblico dei più piccoli, della sin troppo “chiacchierata” scuola, quali impegni o obiettivi vi state ponendo?
L’obiettivo ambizioso che il museo si è dato per i prossimi anni è quello di diventare “Museo amico dei bambini, delle bambine e degli adolescenti”, progetto di Unicef Italia per la promozione e la tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dedicato ai musei e alle biblioteche. Lo scorso febbraio, pochi giorni prima del lockdown, è stata compilata la domanda di iscrizione al percorso per raggiungere gli standard previsti per l’ottenimento di questo riconoscimento. Coadiuvati dal Comitato Provinciale Unicef di Trapani, affronteremo criticità e potenzialità, i percorsi da intraprendere per l’equità nell’accesso, l’accoglienza e le relazioni, la collaborazione con le scuole e le altre realtà del territorio, la formazione del personale, l’ascolto e il protagonismo dei bambini e degli adolescenti. Siamo tra i primi musei in Italia ad aderire a questo progetto, una grande sfida per tutti noi, ma ritengo sia una azione imprescindibile per poter ancora una volta affermare che i musei devono essere luoghi di nutrimento e crescita per ognuno di noi.

Annalisa Trasatti

http://www.fondazioneorestiadi.it/educazione/

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Annalisa Trasatti

Annalisa Trasatti

Sono laureata in Beni culturali con indirizzo storico artistico presso l'Università di Macerata con una tesi sul Panorama della didattica museale marchigiana. Scrivo di educazione museale e didattica dell'arte dal 2002. Dopo numerose esperienze di tirocinio presso i principali dipartimenti…

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