Tournelune
Grazie a Key Value, Andrea Ebbi e Luca Onniboni daranno vita alla palizzata in metallo del cantiere in via Italia ang. via Piermarini. Un’opera, la quarta opera, finanziata da streetartpiu.
Comunicato stampa
Grazie a Key Value, Andrea Ebbi e Luca Onniboni daranno vita alla palizzata in metallo del cantiere in via Italia ang. via Piermarini.
Un'opera, la quarta opera, finanziata da streetartpiu, (www.streetartpiu.it, streetartpiu e' anche su facebook)
Un'opera temporanea (realizzata su 10 pannelli in legno preparati in studio) come il cantiere in atto, un'opera per un nuovo decoro urbano, un'opera su tavole di legno fissate alla cesata in metallo per confrontarsi con la quotidianitá di oggi, per dimostrare che è possibile fare street art, ma + controllata, senza imbrattare muri di case, recinzioni... ma utilizzando ad esempio le palizzate dei cantieri in costruzione: finito il cantiere tutto sarà rimosso!
Nota degli autori:
La rappresentazione non si ferma al solo atto figurativo, ma rappresenta uno storia, essa e' scandita dal susseguirsi dei pannelli in metallo, che per l'occasione si trasforma in porte al fine della narrazione. E' un racconto che tenta di smuovere la coscienza e far capire che non si deve per forza giacere dietro le convenzioni, le quali, anche se talvolta molto utili rischiano di farci vivere entro certi binari per tutta la vita. Ai passanti dunque la scelta. La palizzata diventa un'allegoria, dove il girasole e' la metafora di noi stessi, mentre la porta simboleggia la convenzione che man mano si fa da parte.
Chi siamo:
Andrea Ebbi: studente di design
Luca Onniboni: studente di scienze dell'architettura
Racconto
Lì con gli altri, non ero diverso, piantavo in un verde prato col biondo capo che al sole riponeva la vista.
Ero luminoso, splendente là nel cielo e i suoi tiepidi raggi eccitavano i miei gialli petali. Nessuno poteva fare a meno di lui, nel dì osservavo la sua bellezza e nella notte attendevo il suo ritorno, e così di dì in dì passavo le mie giornate.
Ero sempre forte e pieno di energie grazie a lui, ma il dì divenne troppo monotono per non stancarsi, allora una sera, non chinai il capo e osservai il tramonto.
Guardai il dì soffocarsi nella notte, e attesi, attesi colei che gli altri chiamavano luna, colei che della notte era regina e per noi eterna illusione.
Là, la vidi simile al sole, ma senza pretese, tutta sola che mi osservava contornata da uno sciame di stelle di cui lei era la più bella.
Dal terreno si levó un fresco sospiro che il caldo del dì non mi concedeva sentir. Ed io caddi in quella gelida notte, in un oblio infinito che rapí tutto me stesso.
Con lei stetti tutta la notte, fino a che giunse l'alba e da est sorse il sole che mi costrinse a guardarlo, ma stanco, mi riposai; così chiusi i miei petali e il sole rifiutai.
E notte dopo notte, petalo dopo petalo, consumai il mio manto ormai verdastro, e là, sotto la luna si ruppe il mio gambo.