Tentation
Gli artisti che qui espongono sviluppano in maniera del tutto personale e differente il concetto di “tentazione”. Ognuno di loro prende in considerazione diversi aspetti: sensualità, sessualità, vulnerabilità, forza generatrice, ribellione, forza distruttrice.
Comunicato stampa
L’ultima locazione di questo spazio, prima dell’attuale uso espositivo, era un sexy-shop che si chiamava proprio “Tentation”.
Il titolo mi ha suggerito l’idea di una collettiva come spunto di riflessione sul concetto di tentazione e più in generale sul corpo e la corporalità.
Che significato ha oggi la parola tentazione?
Da una prima indagine etimologica del verbo tentare si evince un legame profondo con il senso del tatto.
TENTARE :
frequentativo o intensivo di TENERE, onde poi il senso toccare, provare: cercare col tatto, esplorare tastando, oppure frequentativo o intensivo di TENDERE: stendere, volgere, cercare di raggiungere.
La tentazione è tale quando spinge oltre il senso della vista e della contemplazione ed è così potente da portare il "tentato" a toccare, a provare, a gustare non solo con gli occhi ma con tutto il corpo.
Nella tradizione cristiana il diavolo è il tentatore per eccellenza perchè capace a forza di lusinghe di tentare il corpo, la carne; Eva commise il primo peccato, non nel momento del desiderio bensì nel momento in cui guardò e poi toccò e mangiò la mela, disobbedendo ad un ordine divino. “Ella osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere” (Genesi 3:6).
La tentazione é lusinga, seduzione, ma anche provocazione, disobbedienza; l’oggetto del desiderio riveste sui nostri sensi un’attrazione tale da “annullare” il pensiero razionale; la ragione è vinta dal sentimento, lo spirito dalla carne.
La pulsione verso ciò che alletta è tale quindi da annullare la nostra volontà?
Di fronte ad uno stimolo, una motivazione, il nostro cervello mette in atto un fitto scambio tra circuiti preposti a diverse funzioni; parti più primitive del cervello si incaricheranno di attivare e disattivare la motivazione in base a stimoli interni ed esterni, mentre parti più evolute regoleranno dall'alto questo processo sulla base di precedenti esperienze, emozioni associate, significati attribuiti. Esiste un’area del cervello chiamata "circuito della ricompensa"; in questo circuito, un neurotrasmettitore chiamato dopamina, regola il desiderio e induce ai comportamenti appetitivi mentre un altro neurotrasmettitore chiamato serotonina, regola il senso di appagamento e inibisce i comportamenti.
E’ singolare notare che secondo la morale cristiana la tentazione è sempre negativa, moralmente riprovevole, è l’incitamento a peccare, a lasciarsi andare ai propri impulsi, ai propri desideri, alla concupiscenza.
Colui che cede alla tentazione commette peccato.
Nella società moderna, invece, la tentazione riveste un valore differente, è umana debolezza; cedere alla tentazione viene considerato talvolta anche positivo, quasi inevitabile.
“L’unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi” (Oscar Wilde).
Gli artisti che qui espongono sviluppano in maniera del tutto personale e differente il concetto di “tentazione”. Ognuno di loro prende in considerazione diversi aspetti: sensualità, sessualità, vulnerabilità, forza generatrice, ribellione, forza distruttrice.
Elena Aromando (Genova, 1984) attraverso la performance, sperimenta con il corpo azioni rituali. Il suo corpo si concede al pubblico come nutrimento, espressione di una metamorfosi. E’ carne che si imbratta e che seduce per la sua sensualità.
In mostra una serie di foto della sua performance 47 kg che verrà presentata in galleria in occasione del finissage l’11 aprile 2013.
Giancarlo Marcali (Svizzera, 1963) riflette sul concetto di dolore e sulla vulnerabilità del corpo; i suoi lavori su pellicola ci trasmettono una memoria del dolore, raccontano il senso del trauma. Lo scheletro, che simboleggia l’umanità intera e la sua sofferenza, è una versione nuova del memento mori, emblema di morte che inneggia alla vita. Attraverso la consapevolezza della nostra fragilità riscopriamo la nostra identità.
Anja Puntari (Finlandese, Germania, 1979) indaga la pratica sessuale nella sfera privata. I suoi Studies on body pleasure partono da una ricerca sul web di filmati pornografici spesso utilizzati in forma privata e successivamente condivisi in rete. La carta da parati usata come sfondo ci restituisce la dimensione intima di ciò che avviene tra le mura domestiche.
Eva Reguzzoni (Gallarate, 1965) orienta la sua ricerca sulla fragilità e sulla trasparenza. Il ricamo racconta in forma poetica e intimista la sessualità femminile: alla leggerezza del materiale si contrappone la forza generatrice dell’organo sessuale.
Elisa Rossini (Busto Arsizio, 1986) riflette sul tema dell’anoressia, ricerca estrema di un corpo controllato ossessivamente fino alla sua negazione. Un corpo costretto ad un rituale di purificazione non solo dal cibo ma anche dai sensi di colpa. E’ il paradosso dell’auto- distruzione alla ricerca dell’affermazione della propria identità.
Laura Santamaria (Monza, 1976) attraverso l’utilizzo dei pigmenti madreperla e nerofumo crea una tensione tra gli opposti che si misurano sulla superficie ovale; luce ed oscurità, bianco e nero, femminile e maschile. La materia, per sua natura volatile ed impermanente, crea una guerra tra sposi, i due elementi si fondono insieme in un abbraccio sensuale.
Maria Lucrezia Schiavarelli (Santeramo in Colle, 1979) disegna a terra con le mele secche l’orbita ellittica che la Luna compie intorno alla Terra e che viene utilizzata in astrologia per individuare il transito della Luna Nera, fase in cui l’emisfero visibile della luna risulta completamente in ombra. In questa fase la Luna si congiunge con il Sole, celebrando il matrimonio simbolico tra maschile e femminile. Nell'astrologia la Luna Nera/ Lilith viene utilizzata per interpretare quegli aspetti della personalità di un individuo legati al rapporto con il suo lato oscuro, la sessualità, e la trasgressione in generale. Lilith è infatti una figura mitologica, simbolo della donna tentatrice che liberamente sceglie di rinunciare al Paradiso per sedere accanto ai demoni, simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile. Per gli antichi ebrei Lilith era la prima moglie di Adamo (quindi precedente ad Eva), che fu ripudiata e cacciata via perché si rifiutò di obbedire al marito. Scelse la compagnia dei Demoni da donna libera piuttosto che l’idillio del Paradiso da donna schiava.
Francesco Sollazzo (Melzo, 1987) riflette, attraverso una pratica concettuale, su temi relativi a Dio e alla Santità.
Riprendendo uno scritto di Giulio Paolini del 1969 in cui l’artista dichiara di aver aperto un processo di beatificazione su Lucio Fontana, porta avanti l’azione scrivendo, a sua volta, alla Diocesi di Milano e ottenendo una risposta.
La Chiesa, che per secoli è stata uno dei principali mecenati dell’arte, viene coinvolta in un’azione concettuale; l’artista inverte i ruoli, si fa lui stesso committente dell’opera e la Chiesa diventa complice involontario della sua creazione.
Il punto di partenza è la tela “io sono un santo” (frase che compariva anche sulla porta dello studio di Fontana). Già nel 1958 l’artista eseguì due quadri con molti tagli sui quali scrisse, a mano e sul davanti, in uno “Io sono un santo”, nell’altro “Io sono una carogna”. Una doppia verità, l’altro lato della medaglia, bene e male che costituiscono la natura umana.
Mostra a cura di Monica Villa.
Catalogo disponibile.