Stefano Schirato – Risvegli

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO DIOCESANO TRIDENTINO
Piazza Duomo 18 38122 Trento, Trento, Italia
Date
Dal al

10.00 - 13.00 / 14.00 - 18.00
giorno di chiusura: ogni martedì, 1 novembre

Vernissage
01/10/2020
Artisti
Stefano Schirato
Generi
fotografia, personale
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Come ha scritto Marco Imarisio sul Corriere della Sera, Risvegli è un racconto fotografico e giornalistico intenso e schietto come la cronaca di una salvezza conquistata con dolore e fatica.

Comunicato stampa

Come ha scritto Marco Imarisio sul Corriere della Sera, Risvegli è un racconto fotografico e giornalistico intenso e schietto come la cronaca di una salvezza conquistata con dolore e fatica. Stefano Schirato e Jenny Pacini, i due autori, hanno avuto il permesso di accedere ai reparti Covid dell’ospedale Santo Spirito di Pescara quando l’Italia era dentro l’incubo della pandemia.
Nei giorni delle foto delle bare affiancate di Bergamo, dell’ecatombe che ha costretto a rivedere ogni cognizione del lutto collettivo, sostituendo volti e nomi con cifre, quando i media nazionali e internazionali raccontavano la straordinaria dedizione di medici, infermieri e personale sanitario, dedicando copertine e servizi a chi lottava contro il virus, poteva sembrare un’operazione inopportuna scegliere di raccontare le singole storie di chi invece ce l’aveva fatta.
Il fotografo Stefano Schirato e la giornalista Jenny Pacini hanno cercato un’altra strada rispetto a quella battuta dai media e, lavorando a quattro mani, hanno raccolto testimonianze e immagini di cinque sopravvissuti al Covid-19, curati nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Pescara. Cinque storie esemplari di chi, proprio in quei giorni, si risvegliava dal sonno indotto dai farmaci, eventi che in quel periodo potevano essere vissuti in qualsiasi altro ospedale o paese del mondo colpito dalla pandemia.
Il presidente della Repubblica Mattarella è intervenuto lo scorso luglio e ha stigmatizzato come ci sia la tendenza a dimenticare e a rimuovere esperienze sgradevoli. Ricordando il numero impressionante di decessi registrati nei mesi del lockdown, ha dichiarato: “non possiamo e dobbiamo rimuovere tutto questo, per rispetto dei morti, dei sacrifici affrontati dai nostri concittadini. L'informazione, i giornalisti hanno avuto un ruolo fondamentale nel mantenere viva la memoria dei mesi passati e di cosa hanno significato per l'intero Paese.”
Questa mostra nasce proprio dalla volontà di ricordare, di svolgere il proprio ruolo di giornalista e dare voce alle persone che sono state colpite dal virus, che hanno rischiato la vita e sono riuscite a salvarsi. Stefano Schirato – che al Diocesano ha già esposto nel 2019 l’apprezzata mostra Terra Mala. Viaggio nella Terra dei Fuochi - è un fotografo che in ogni suo progetto ha assolto fino in fondo questo compito. La sua fotografia è testimonianza e richiamo a non dimenticare vittime ed eroi di grandi tragedie italiane dall’impatto globale.
Risvegli è la narrazione visiva di un gruppo di pazienti dell'ospedale di Pescara e della loro esperienza medica e umana, individuale eppure declinabile a qualsiasi latitudine. Persone che hanno permesso a Stefano Schirato e a Jenny Pacini di entrare e sostare nelle loro stanze di ospedale, all’interno del reparto Covid, di riprendere la realtà degli oggetti, dei momenti e delle terapie cui sono stati sottoposti, essere testimoni delle speranze e delle paure dei parenti, della sofferenza come della gioia del loro ritorno alla vita.
Le oltre 30 fotografie in mostra sono accompagnate dagli audio delle interviste raccolte da Jenny Pacini, che ha registrato le loro voci affaticate, roche, forti. Immagini e sonoro si uniscono in una proiezione multimediale in una delle sale del Museo. Le foto raccontano le storie di questi pazienti nelle diverse fasi del loro percorso.
Lino Profeta è uno di loro. Stefano Schirato comincia a seguirlo dall’oblò del reparto Covid. Ha 68 anni e ha sconfitto il virus. Pensionato, originario di Bisenti un paesino dell’entroterra abruzzese, è stato ricoverato il 30 marzo in terapia intensiva per cinque giorni. Prima di essere intubato ha avuto paura, tanta: “Qualcuno mi ha sussurrato: ora dormirai un po’”. Di quei giorni, racconta che gli restano solo incubi ricorrenti nei quali cercava di capire come avesse contratto il Covid. “Quando hanno rimosso il tubo mi sono sentito come rinato”. Per Profeta il ritorno alla vita ha il sapore del cioccolato: “Ho chiesto qualcosa da bere e l’infermiera mi ha dato un drink proteico al cacao, la cosa più buona al mondo, un sollievo”.
La storia della famiglia Pagliara si conclude nella loro casa di Montesilvano: dopo aver sconfitto la malattia Marzia Merlin può finalmente riabbracciare i quattro figli e il marito, che la aspettano insieme a tutto il vicinato. Schirato è lì a documentare quell’abbraccio tra la signora Merlin e Alessandro, Giada, Linda e Daniele. Attorno a loro si stringe un’intera comunità che ha accudito, sfamato, protetto i ragazzi (anche loro positivi al Covid e curati nel loro domicilio) mentre Marzia e il marito erano ricoverati in terapia intensiva.
Franco D’Agostino, 54 anni e nessuna patologia pregressa, osserva l’ambiente circostante dalla finestra della sua camera. Dopo 18 giorni di sedazione profonda, intubato, si è sentito chiamare per nome. È stato come avvertire una scossa elettrica pervadere tutto il corpo. Ha aperto gli occhi e ha visto una figura bianca venuta dallo spazio. Ha perso 19 kg. Dopo lo “svezzamento respiratorio” - la fase in cui vengono ridotti con gradualità i supporti ventilatori fino all’estubazione e alla riacquisizione della capacità di respirare in autonomia - è tornato a casa. Le “figure bianche venute dallo spazio” sono parte fondamentale delle storie e della vita sospesa di questi pazienti. Sono loro che hanno permesso i risvegli. Li hanno curati, sostenuti, pettinati. Sono sempre loro a salutarli, schierati in fila, all’uscita del reparto.

La mostra Risvegli, organizzata in collaborazione con Photo Op che ha coordinato la realizzazione del progetto espositivo, si avvale del supporto tecnico di:

Leica per la comunicazione
Studio Bernè per la stampa delle opere esposte
Rufus Photo Hub per la realizzazione delle cornici

Stefano Schirato è nato a Bologna, dove si è laureato in Scienze Politiche.
Nel 1998 ha vinto una borsa di studio offerta da Nikon e Grazia Neri per un workshop con Paolo Pellegrin (Magnum). Nel 1999, con il sostegno di Emergency, ha pubblicato il suo primo libro sul dramma delle mine anti-uomo in Cambogia, Gli occhi della Cambogia, con una prefazione di Ferdinando Scianna. Nel 2003 esce Né in terra, né in mare un lungo progetto fotografico sulla vita dei marinai a bordo delle navi sequestrate, con prefazione di Giuseppe Tornatore. Negli ultimi anni ha lavorato a tematiche sociali e politiche di respiro internazionale dedicandosi anche alla fotografia di scena e backstage dei film di Giuseppe Tornatore. Da anni è impegnato in un ampio progetto sul legame tra inquinamento e malattie causate da condizioni ambientali malsane. Ha realizzato reportage sulla zona rossa di Cernobyl e l'Ilva di Taranto. Nel 2015 ha iniziato a lavorare su Terra Mala, documentando la realtà della Terra dei Fuochi: l’area in Campania, tra le province di Caserta e Napoli dove, per oltre trent’anni, sono stati smaltiti illegalmente milioni di tonnellate di rifiuti tossici, il più grande disastro ambientale italiano. TERRA MALA Living with poison è stato pubblicato dall’editore Crowdbooks nell’ottobre 2018. Collabora come freelance con riviste nazionali ed internazionali (NYTimes, Cnn, Washington Post, Geo International, Le Figaro, Vanity Fair) e dal 2014 è docente di fotogiornalismo nella scuola Mood Photography di Pescara, di cui è socio fondatore. È un fotografo Certified by Leica, tiene corsi e workshop anche a Leica Akademie.
Jenny Pacini è una giornalista freelance dal 2010. Ha collaborato con Rai Ragazzi per cinque anni, ha scritto su GQ, The Post Internazionale, Left, Foreign Policy. Dirige il magazine bimestrale Abruzzo Economia.

Photo Op è un’agenzia che si dedica allo sviluppo di opportunità artistiche, istituzionali e commerciali legate alla fotografia. Fondata da Livia Corbò e Marta Cannoni - con un'esperienza decennale in campo editoriale, nell’organizzazione e promozione di manifestazioni culturali e mostre in Italia e all’estero - Photo Op è specializzata nell’ideazione di progetti espositivi individuali e collettivi, su temi specifici di attualità e ricerca. Attraverso lo studio delle sue potenzialità, ogni lavoro, sperimentazione e idea sono sviluppati in un progetto compiuto. Grazie a un network di professionisti provenienti da diverse aree del panorama culturale e fotografico vengono creati percorsi condivisi, partnership e sinergie trasversali.