Olì Bonzanigo – Pioggia secca

Informazioni Evento

Luogo
VIASATERNA
via Giacomo Leopardi 32, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì, dalle 12.00 alle 19.00.
Mattine e sabato su appuntamento.

Vernissage
20/06/2017

ore 18-21

Artisti
Olì Bonzanigo
Uffici stampa
PAOLA C. MANFREDI STUDIO
Generi
arte contemporanea, personale

Nella project room due misteriosi oggetti emergono dal buio e riverberano grazie alla luce di due lampade di Wood in vetro soffiato progettate appositamente dall’artista, che ne evidenziano e ridisegnano le superfici. Fortemente legata ai processi artigianali di lavorazione la ricerca scultorea di Olì Bonzanigo non mira tanto al raggiungimento di una chiara ed esplicita purezza formale, ma, capace di accogliere imprevisti ed errori, si rivolge piuttosto allo studio della materia.

Comunicato stampa

المطر الجافة / Pioggia secca è il secondo capitolo di una serie di mostre curate da Viasaterna e dedicate al lavoro di giovani artisti emergenti. In concomitanza con la mostra personale di Takashi Homma (Tokyo, 1962) La città narcisista, Milano e altre storie (a cura di Fantom), Viasaterna presenta per la prima volta il lavoro di Olì Bonzanigo (Milano, 1989), invitata a dialogare con lo spazio della galleria.

Nella project room, due misteriosi oggetti emergono dal buio e riverberano grazie alla luce di due lampade di Wood in vetro soffiato progettate appositamente dall’artista grazie al supporto dell’azienda Neonlauro, che ne evidenziano e ridisegnano le superfici. Fortemente legata ai processi artigianali di lavorazione la ricerca scultorea di Olì Bonzanigo non mira tanto al raggiungimento di una chiara ed esplicita purezza formale, ma, capace di accogliere imprevisti ed errori, si rivolge piuttosto allo studio della materia, dei suoi comportamenti, e delle trasformazioni che la investono nel tempo e nello spazio.

Spinta dal desiderio di indagare le diverse modalità di relazione e adattamento dell’uomo rispetto al territorio ed alle sue risorse, dopo una serie di viaggi attraverso il bacino del Mediterraneo, nel 2015 Olì Bonzanigo si trasferisce in Marocco, a Tamegroute, antico villaggio situato nella Valle del Draa.

30°16’N 5°40’W. È qui che scorre il fiume più lungo e importante del paese, attraversandolo per più di mille chilometri dalle vette dell’Alto Atlante sino all’Oceano Atlantico, ed è qui che Olì Bonzanigo inizia ad immaginare la serie di opere appartenente a المطر الجافة / Pioggia secca. Nel bel mezzo della Valle, là dove ancora crescono rigogliosi i palmeti e le distese di pastéques (angurie), nell’ultima oasi verde del Marocco, oggi messa in pericolo dalle incaute politiche di sfruttamento di un territorio sempre più a rischio di desertificazione proprio a causa delle ingenti quantità d’acqua di cui le angurie hanno bisogno per essere coltivate.

Da qui le due opere in mostra: una fusione in bronzo a cera persa realizzata con la collaborazione di Fonderia Artistica Battaglia, che replica in scala 1:1 un’anguria, ormai trasfigurata, dopo essere stata svuotata della sua polpa ed essiccata attraverso un processo lento e meticoloso che l’ha vista esposta per quarantacinque giorni all’azione del tempo e degli agenti naturali; ed infine una tela in lino grezzo, proveniente dall’azienda di Salvatore Parlato (1858) e poi ricamata tono su tono, che si poggia direttamente al suolo e si offre allo spettatore quale trasposizione in miniatura di un paesaggio, mappa fisica e mentale di un territorio tanto circoscritto quanto complesso, come quello della Valle del Draa.

Seppur diverse tra loro, entrambe le sculture si offrono agli occhi dello spettatore quali figure senza fondo, presenze ambigue e a tratti depistanti, che si manifestano fuoriuscendo dal nero che le circonda. Scrive Perec che “il nostro sguardo percorre lo spazio e ci dà l’illusione del rilievo e della distanza. È proprio così che costruiamo lo spazio: con un alto e un basso, una sinistra e una destra, un davanti e un dietro, un vicino e un lontano. Quando niente arresta il nostro sguardo, il nostro sguardo va molto lontano. Ma se non incontra niente, non vede niente; non vede che quel che incontra: lo spazio è ciò che arresta lo sguardo, ciò su cui inciampa la vista: l’ostacolo”[1].

Così le opere di Olì Bonzanigo sono immerse nel buio e rese visibili grazie alla luce di due sottili strutture al neon che, calandosi dall’alto in maniera quasi impercettibile quasi fossero gocce di pioggia, ne sfruttano il bianco delle superfici e permettono loro di farsi spazio nell’oscurità, evidenziandone morfologia e spessori, profondità e rilievi.

Nate da un percorso che procede per limature e sovrapposizioni, le opere di Olì Bonzanigo portano sulla pelle il carattere dell’impalpabilità. Sono sculture silenziose. Concentrate, eppure al tempo stesso così dense e stratificate da mostrarsi come in un continuo stato di in-potenza. Irregolari nel loro essere rigorose, esse recano sulla propria superficie una serie di segni e di tracce che, nel momento in cui si rivelano mentre riaffiorano da un indefinito profondo ed oscuro, presagiscono la possibilità di una trasformazione latente, sempre in procinto di manifestarsi.

L’ARTISTA IN MOSTRA

OLI BONZANIGO (Milano, 1989. Vive e lavora tra Milano, Palermo e Marrakech)
Dopo la laurea in Belle Arti alla Byam Shaw School of Art di Londra, studia scultura insieme a Peter Kelley presso la London Academy, e poi disegno e pittura alla Slade School of Art. Nel 2012 torna a Milano dove inizia a lavorare presso la storica Fonderia Artistica Battaglia dove sperimenta tecniche e materiali, occupandosi parallelamente di progetti di ricerca e dando inizio ad un programma di residenze per artisti. Dopo una serie di viaggi tra Tunisia e Marocco, nel 2017 trasferisce il suo studio a Palermo, dove inizia a studiare Lingua e Cultura Araba presso l’Istituto Bourguiba. La sua ricerca artistica esplora un’ampia pluralità di linguaggi tra cui la fotografia, l’installazione e la scultura; focalizzandosi sull’origine e i movimenti delle materie prime, e su come esse abbiano influenzato le dinamiche tra civiltà. Nel 2014 partecipa alla Biennale di Marrakech con The 13th hour e poi di nuovo nel 2016 con il progetto Marble-sugar. Tra le mostre personali Studi festival presso lo Studio Amalia del Ponte (Milano, 2016) e Marble-sugar project presso Bank el-Maghreb (Marrakech, 2016), Blackground presso Spazio aereo (Venezia, 2015) e Viscera presso Halle Der Vollständingen Warheit (Colonia, 2012). Tra le collettive si ricordano Caput! Memento Mori presso Crypt Gallery (Londra, 2017), For them presso Voice Gallery (Marrakech, 2015), Impromptu ii-hydra presso Istituto Romeno in occasione di Arte Laguna Prize (Venezia, 2014), Le torri presso Fonderia Artistica Battaglia (Milano, 2013), Dungeness a minor presso la Byam Shaw School of Art (Londra, 2010) e Seasons presso Concourse Gallery (Londra 2008). Dal 2017 è rappresentata dalla galleria Viasaterna.

[1] Georges Perec, Specie di spazi, Bollati Boringhieri, Torino 1989