Michele Zaza – Il silenzio di un giorno

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA SIX
Piazzale Piola 5 - 20131 , Milano, Italia
Date
Dal al

La mostra è visitabile su appuntamento dal martedì al sabato dalle 15 alle 19.

Vernissage
05/12/2020

no

Artisti
Michele Zaza
Generi
arte contemporanea, personale
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La mostra di Michele Zaza, Il silenzio di un giorno, alla Galleria Six di Milano, è un capitolo di riflessione su un particolare periodo dell’indagine e dell’immaginario dell’artista.

Comunicato stampa

La mostra di Michele Zaza, Il silenzio di un giorno, alla Galleria Six di Milano, è un capitolo di riflessione su un particolare periodo dell’indagine e dell’immaginario dell’artista.

Verso la metà degli anni Novanta l’opera di Michele Zaza denota alcuni importanti caratteri ben sintetizzati dalle parole di Rainer Michael Mason:
“I vecchi lavori di Michele Zaza erano teatro personale e familiare, intellettuale e esistenziale, rappresentazione da camera. A paragone le opere più recenti sono monumentali e hanno adottato dal 1996 una forma più astratta ma contemporaneamente più semplice e cifrata. Si concentrano sul volto, operano in primo piano, si compongono con delle forme scultoree, dall’aspetto cicladico (soltanto fotografate)".

Nelle opere del 1996 in mostra - come Corpo sacro (4 foto bianco nero), Corpo centrale (3 foto bianco nero), Corpo esterno (2 foto bianco nero) – e nella grande sequenza Il silenzio di un giorno, 1997 (24 foto bianco nero), assistiamo ad un vocabolario formale più asciutto e visivamente incisivo, accompagnato da nuove tematiche.
Qui il corpo e il volto acquistano centralità, divenendo un’interfaccia con il mondo: essi si confrontano continuamente in un “corpo a corpo” con una immagine (oggettuale) astratta, con un altro corpo dalla cui simbiosi si genera una dimensione unica e “metafisica”, una realtà superiore.

Dunque nelle opere degli anni Novanta Zaza rilancia un progetto di “spazio-corpo” totalizzante e unificatore degli opposti.
Questo progetto apre un varco ideale per designare un corpo simbolico senza tempo.

Non a caso nel 1997 Michele Zaza scriveva:
“La nascita e la morte incarnano la battaglia della umanità. Nascita e morte costituiscono i due stadi estremi dell’esistenza: perché non ci sia più morte bisogna che non ci sia più nascita. Idealmente l’evocazione, la ricomposizione e la incarnazione di una unità perduta sollecitano la mente a ribellarsi all’idea del maschile e del femminile. Divenire utero, fonte primaria di energia procreatrice, ha una valenza di autonomia assoluta e nello stesso tempo di polidimensionalità unificante. Una totalità dell’essere che, sulla base della bellezza e della tenerezza, consente di pensare un nuovo corpo eroico”.

La presenza scultorea, la forma astratta che vediamo nelle foto, quanto il viso dell’artista, o il volto femminile in Corpo centrale, emergono dal buio del silenzio, un silenzio che per Zaza è “silenzio del pensiero”, “il più veloce dei movimenti del tempo umano”, ovvero un tempo meditativo, assoluto, idealmente “senza tempo".

Inoltre il tempo meditativo porta con sé anche un tempo circolare, come ben dimostrato dall’opera Il silenzio di un giorno, che dà il titolo alla mostra.
Le 24 foto bianco nero con il volto dell’artista esprimono la scansione delle 24 ore di un giorno, la loro ciclicità.

Zaza dichiara:
“Il tempo degli uomini è un tempo lineare che scorre sempre nella stessa direzione, si nasce, si cresce, si muore. Ma c’è un tempo circolare. L’uomo scompare e poi rinasce e lo fa all’infinito perpetuandosi. Non è l’eternità né il tempo terrestre. E’ un tempo che filosoficamente può essere definito come l’immagine mobile dell’eternità immobile. La sequenza offre la possibilità di scandire lentamente attimo per attimo una rappresentazione sulla propria circolarità temporale”.

Come si può evincere dalla mostra, durante la metà degli anni Novanta, Michele Zaza continua a trasformare l’esistenza da materiale e immateriale e viceversa. I volti cercano di apparire dall’oscurità e convivere in un mondo inventato da forme con ovatta bianca e ampie ali che sembrano elevarsi in movimento. Nella convivenza e nel dialogo tra i volti e le forme si definisce l’immagine di un doppio che si muove tra la nera sostanza e un’energia illuminante, una fonte luminosa nascosta che irrora luce e rivela le parti e la sostanza.

Zaza esprime un singolare percorso rigenerativo delle polarità fisiche e concrete verso volti e corpi rivelatori. L’essere ritrova un mondo nuovo, tra il sensibile e la percezione.

[testo a cura dell'Archivio Michele Zaza]

La mostra è visitabile su appuntamento dal martedì al sabato dalle 15 alle 19.

Michele Zaza's exhibition, Il silenzio di un giorno, at Galleria Six in Milan, is a chapter of reflection on a particular period of the artist's practice and imagination.

In the mid-nineties Michele Zaza's work denotes some important characters well synthesized by Rainer Michael Mason's words :

"Michele Zaza's old works were personal and family theatre, intellectual and existential, chamber representation. By comparison, the more recent works are monumental and have adopted a more abstract but at the same time simpler and encrypted form since 1996. They concentrate on the face, work in the foreground, they are composed with sculptural forms, with a Cycladic aspect (only photographed)".

In the works exhibited at Galleria Six, dated 1996, such as Corpo sacro (4 black-white photos), Corpo centrale (3 black-white photos), Corpo esterno (2 black-white photos) - and in the great sequence Il silenzio di un giorno, 1997 (24 black-white photos), we see a more dry and visually incisive formal vocabulary, accompanied by new themes. Here the body and the face acquire centrality, becoming an interface with the world: they are continually confronted in a "hand-to-hand" with an abstract (objective) image, with another body from whose symbiosis a unique and "metaphysical" dimension is generated, a superior reality.

So in the works of the nineties Zaza relaunches a project of totalizing and unifying "space-body" of opposites. This project opens an ideal passage to designate a timeless symbolic body. It is no coincidence that in 1997 Michele Zaza wrote: "Birth and death embody the battle of humanity. Birth and death constitute the two extreme stages of existence: for there to be no more death there must be no more birth. Ideally, the evocation, the recomposition and the incarnation of a lost unity urge the mind to rebel against the idea of masculine and feminine. Becoming uterus, primary source of procreative energy, has a value of absolute autonomy and at the same time of unifying polydimensionality. A totality of being which, on the basis of beauty and tenderness, allows us to think of a new heroic body".

The sculptural presence, the abstract form that we see in the photos, as much as the artist's face, or the female face in the Central Body, emerge from the darkness of silence, a silence that for Zaza is "silence of thought", "the fastest movement of human time", that is, a meditative, absolute, ideally "timeless" time.

Moreover, meditative time also brings with it a circular time, as well demonstrated by the work The Silence of a Day, which gives the exhibition its title. The 24 black and white photos with the artist's face express the scan of the 24 hours of a day, their cyclicality. Zaza declares: "The time of men is a linear time that always flows in the same direction, one is born, one grows, one dies.

But there is a circular time. Man disappears and then is reborn and does so infinitely perpetuating himself. It is not eternity nor earthly time. It is a time that philosophically can be defined as the moving image of still eternity. The sequence offers the possibility to slowly scan moment by moment a representation on its own temporal circularity".

As can be seen from the exhibition, during the mid-1990s, Michele Zaza continued to transform existence from material to immaterial and vice versa. The faces try to appear from darkness and coexist in a world invented by forms with white wadding and wide wings that seem to rise up in movement. In the coexistence and dialogue between faces and shapes, the image of a double is defined, moving between black substance and an illuminating energy, a hidden light source that sprays light and reveals parts and substance.

Zaza expresses a singular regenerative path of physical and concrete polarities towards revealing faces and bodies. The being rediscovers a new world, between the sensitive and the perceived.

[Text curated by Archivio Michele Zaza]