Mario Dondero – Le foto ritrovate

Informazioni Evento

Luogo
TERMINAL
via Tomassini, Fermo, Italia
Date
Dal al

apertura dal martedì alla domenica ore 15-18.30. Apertura straordinaria lunedì 23 e 30 dicembre 2019, 6 gennaio 2020. Chiuso 25 dicembre. Mattino chiuso: aperture previste solo su prenotazione per gruppi e scuole.

Vernissage
21/12/2019

ore 17

Biglietti

intero cumulativo euro 8 (mostra Mario Dondero + Polo museale Palazzo dei Priori, Cisterne romane + Palazzo Paccaroni + chiesa di San Filippo + Teatro dell’Aquila + Museo archeologico di Torre di Palme); ridotto cumulativo euro 6 (mostra Mario Dondero + Polo museale Palazzo dei Priori, Cisterne romane + Palazzo Paccaroni + chiesa di San Filippo + Teatro dell’Aquila + Museo archeologico di Torre di Palme); biglietto singola mostra euro 4; gratuito under 13 e residenti del comune di Fermo (solo mostra Mario Dondero).

Artisti
Mario Dondero
Generi
fotografia, personale
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Mario Dondero, tra i più grandi fotoreporter italiani di fama internazionale, ha eletto Fermo a sua dimora nell’ultimo periodo di vita. La mostra comprende circa 80 scatti scelti tra quelli che hanno segnato il suo percorso professionale, molti dei quali presentati al pubblico per la prima volta.

Comunicato stampa

Il Comune di Fermo omaggia il fotoreporter Mario Dondero con la mostra “Mario Dondero. Le foto ritrovate. Inediti dall’archivio della vita”. La mostra fotografica sarà allestita presso il nuovo spazio espositivo al Terminal Mario Dondero, riaperto al pubblico dopo un lungo restauro e intitolato allo stesso fotografo. La mostra sarà visitabile dal 21 dicembre 2019 all’1 marzo 2020.
L’inaugurazione è in programma sabato 21 dicembre 2019, alle ore 17.
La mostra è organizzata dal Comune di Fermo in collaborazione con Regione Marche, Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Umbria e delle Marche, con la curatela della Fototeca Provinciale di Fermo e dell’associazione culturale "Altidona Belvedere". L’organizzazione e la produzione sono della società Sistema Museo.

Mario Dondero, uno dei maestri del fotogiornalismo italiano ed europeo, noto e apprezzato a livello internazionale, ha eletto Fermo a sua dimora nell’ultimo periodo di vita. La mostra intende dare una visione della vasta produzione inedita di Dondero. La maggior parte delle foto esposte è presentata al pubblico per la prima volta.
La mostra comprende circa 80 scatti scelti tra quelli che hanno segnato il suo percorso professionale, conosciuto soprattutto per i lavori in bianco e nero. Sono il risultato del lavoro di ricerca e archiviazione compiuto dai responsabili della Fototeca Provinciale di Fermo nel corso degli ultimi cinque anni. Sette le sezioni che rispecchiano ambiti di interesse (Africa, Artisti, Borse valori, Cuba, Irlanda, Scuola e Teatro). E una serie di celebri ritratti di alcuni personaggi fermani.
Una scelta di fotografie a colori di disegnatori e grafici arricchisce l'allestimento di questa prima mostra nel Terminal a lui intitolato dall’Amministrazione Comunale di Fermo, che ha voluto così dare forma all’affetto, alla riconoscenza e alla stima per un uomo che ha partecipato con passione alla vita di questa città e del mondo.
Mario Dondero è sempre stato, nei suoi oltre sessanta anni di lavoro appassionato, un interprete irriducibile della fotografia “umanista”, rivendicando con fierezza il suo ruolo di testimone della storia, specialmente di quella lasciata ai margini del sistema dell’informazione, rifiutando gli effetti spettacolari, rispettoso della semplicità del reale. Profondamente influenzato da Robert Capa, il suo stile è stato sempre animato dalla forte empatia che riusciva a stabilire con i soggetti che ha ritratto.

“Le foto, le mostre, seguono le mie passioni, le mie debolezze, i miei interessi e anche le richieste che, invecchiando, mi arrivano sempre più numerose. Nel tempo ho imparato che vedere una mostra fatta con foto non scelte da me, curata da altri, può anche essere interessante. Succede come quando impaginano un tuo articolo su un giornale: tu porti un pacco di foto, loro selezionano, tu non condividi quelle scelte, ma alla fine ti accorgi che quella che per te era da scartare, che tu avevi trascurato, era proprio quella che ci voleva”.
Mario Dondero

L’archivio di Mario Dondero, che secondo una leggenda diffusa non esisteva, sta prendendo una forma sempre più definita, grazie al lavoro paziente e attento della Fototeca. La cura della mostra è della Fototeca Provinciale nelle persone di Laura Strappa, Pacifico D'Ercoli, Fernando Felicetti, Andrea Del Zozzo, Diego Pizi insieme ad altri, e si avvale della preziosa collaborazione di Nunzio Giustozzi.
Lavorare sull’archivio di Mario Dondero è confrontarsi con l’universo mondo. La Fototeca Provinciale di Fermo ha ormai da cinque anni in custodia le centinaia di migliaia di foto che lo costituiscono. I volontari, che stanno laboriosamente ricomponendone la trama nascosta, hanno cominciato sotto la guida di Mario, nel 2014, nella sua casa in vicolo Zara, a Fermo. Lui selezionava gruppi di diapositive e le illustrava a ogni incontro, con i suoi commenti, il suo humour, i suoi ricordi. Il lavoro è proseguito, dopo che Mario se ne è andato. Non c’è più lui, e il riconoscimento delle foto è diventato molto più difficile. Probabilmente molte immagini rimarranno senza possibile didascalia, ma moltissime, grazie a ricerche, fortuna, studi incrociati, stanno acquisendo una loro collocazione all’interno del percorso della vita di Mario.

MARIO DONDERO – nota biografica
6 maggio 1928 - 13 dicembre 2015

Nato il 6 maggio 1928 a Milano, ma di origine genovese, è stato fotogiornalista di professione e ha lavorato a lungo per la stampa. Ancora adolescente, ha partecipato durante la guerra alla Resistenza nel Nord Italia. Dopo la guerra, si è orientato verso un giornalismo a carattere sociale, diventando uno dei protagonisti di quell’età dell’oro del fotogiornalismo italiano in cui i giovani usciti dalla guerra scoprivano la fotografia come indagine della realtà e strumento di democrazia, dopo la retorica e la propaganda del regime fascista. Ha collaborato con quotidiani come "l'Unità" e "Avanti!" e con la rivista "Le Ore", che aveva lanciato lo slogan "una fotografia vale mille parole". Dondero faceva allora parte del gruppo detto dei "Giamaicani" a Milano, dal nome del Bar Giamaica, luogo d’incontro di artisti e intellettuali.
Nel 1954 si è trasferito a Parigi dove ha continuato a collaborare sia con la stampa italiana (particolarmente "L’Espresso" ed "Epoca") sia con quella francese ("Le Monde", "Le Nouvel Observateur"). Si deve alla frequentazione degli ambienti intellettuali parigini la celebre fotografia degli scrittori del "Nouveau Roman" che riunisce Alain Robbe-Grillet, Claude Simon, Claude Mauriac, Jérôme Lindon, Robert Pinget, Samuel Beckett, Nathalie Sarraute e Claude Ollier, fotografia che, secondo Alain Robbe-Grillet, ha cristallizzato l'apparizione del movimento battezzato "Nouveau Roman".
Quest'epoca ha segnato anche gli inizi di una fruttuosa collaborazione con la giovanissima rivista "Jeune Afrique" e con altre riviste dedicate a problematiche africane, collaborazione che darà a Mario Dondero l'opportunità di conoscere profondamente quel continente.
Nel 1960 è andato a Londra e vi ha trascorso alcuni mesi, realizzando vari reportage sulla vita inglese e irlandese. Nel 1961 si è stabilito a Roma, dove ha seguito la vita politica e culturale italiana e straniera, con frequenti viaggi in Africa e nei paesi arabi. Ha vissuto a Roma fino al 1968. Tornato a Parigi, vi è rimasto fino al 1998.
Ha continuato a viaggiare in Africa e in altre zone del mondo: America Latina, Cuba, URSS e, successivamente, in Canada nel 2000, in Afghanistan nel 2004 con l'associazione umanitaria Emergency con cui ha spesso collaborato, e in Russia nel 2006.
Dondero ha ritratto numerosi scrittori, artisti, attori e intellettuali, tra i quali Francis Bacon, Alberto Giacometti, Cy Twombly, Giorgio de Chirico, Giuseppe Ungaretti, Maria Callas, Yves Montand, Serge Gainsbourg, Orson Welles, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini, Vittorio Gassman, Roman Polański, Dario Fo, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Pablo Neruda, Gabriel García Márquez, Eugène Ionesco e di molti è diventato amico.
Impegnato nella politica contemporanea, ha fotografato numerosi personaggi pubblici tra i quali Fidel Castro, Deng Xiaoping, Ronald Reagan, Nikita Kruscev, Michail Gorbaciov, Willy Brandt, Nelson Mandela, Angela Davis, François Mitterand, Enrico Berlinguer e moltissimi altri.
Dal 1998 si è trasferito nelle Marche, a Fermo, e da qui ha continuamente viaggiato per realizzare i suoi servizi, collaborando particolarmente con il quotidiano "La Repubblica" e con “Il Manifesto". Numerose esposizioni gli sono state dedicate in Italia e all'estero, dalla prima a Sant’Elpidio a Mare, nel Laboratorio di Cultura e Ricerca Fotografica “Luigi Crocenzi”, nel 1986, a Milano, Napoli, Lucca, Palau, Parigi, Losone, Genova, Locarno, Roma, Brescia, Reggio Emilia, Bologna, Ascoli Piceno, Bergamo e in molte altre città.
È morto a Petritoli il 13 dicembre 2015.
Dopo la sua morte, gli sono state dedicate mostre, libri e articoli, che continuano ad apparire e a moltiplicarsi. La Fototeca Provinciale di Fermo custodisce dal 2015 il suo immenso archivio.