L’inafferrabile minimo sensibile

Informazioni Evento

Luogo
BACO - BASE ARTE CONTEMPORANEA
Palazzo della Misericordia, Via Arena, 9 , Bergamo Alta, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Il
Vernissage
22/09/2018

ore 18

Generi
performance - happening, serata - evento

Un brano Pop scritto e cantato da Marie (parole e musica di M.N. De Vecchi, percussioni e arrangiamento di Giulio Tosatti), interseca un continuum minimalista eseguito con gli strumenti Synthi EMS, organo elettronico Farfisa e Moog Sonic Six da Riccardo Sinigaglia, tra i primi musicisti italiani a sperimentare nel campo della musica elettronica.

Comunicato stampa

Un progetto di Aurelio Andrighetto, Sara Benaglia e Mauro Zanchi per le stanze di BACO

BACO – Base Arte Contemporanea Odierna
Via Arena 9, Palazzo della Misericordia, Città Alta, Bergamo

Evento sabato 22 settembre ore 18.00

Un brano Pop scritto e cantato da Marie (parole e musica di M.N. De Vecchi, percussioni e arrangiamento di Giulio Tosatti), interseca un continuum minimalista eseguito con gli strumenti Synthi EMS, organo elettronico Farfisa e Moog Sonic Six da Riccardo Sinigaglia, tra i primi musicisti italiani a sperimentare nel campo della musica elettronica. Una lectio brevis (intesa come lettura e commento a un problema geometrico) di Narciso Silvestrini, studioso di geometria e colore, fende questo paesaggio sonoro. Le parole di un testo disteso da Sara Benaglia sulle pareti di BACO in forma archigrafica (grafica integrata all’architettura) dialogano con quelle pronunciate dallo studioso, mentre alcuni oggetti di Aurelio Andrighetto restano in enigmatico silenzio. La musica Pop si mescola a quella di ricerca, la spigolosità dei concetti alla durezza degli oggetti, in un correre qua e là (dis-correre) permeabile all’ambiguità delle immagini e dei suoni, sensibile alla forza talvolta cieca delle azioni, alla pressione del ritmo, alla presenza degli oggetti nello spazio.

Tema di questo dis-correre caratterizzato da collegamenti inediti e cortocircuiti di senso, tra i quali uno di Mauro Zanchi, è l’ipotesi che il minimo sensibile teorizzato dagli artisti minimalisti, la cui inafferrabilità provocò uno spostamento verso il concetto, abbia radici profonde e rapporti inaspettati con la geometria e la luce.