Leonardo. La Madonna Benois, dalle collezioni dell’Ermitage

Informazioni Evento

Luogo
COMPLESSO DEL BUON GESU' - PINACOTECA CIVICA B. MOLAJOLI
Via Del Poio 18, Fabriano, Italia
Date
Dal al

Dal 1 al 30 giugno
10 - 20
aperto tutti i giorni
Dal 10 al 16 giugno
10 - 23
aperto tutti i giorni

Vernissage
31/05/2019

su invito

Biglietti

Intero: 8 euro Gruppi (sopra le 20 persone): 6 euro Ridotto sotto i 18 anni: 5 euro Gratuito: fino 12 anni

Artisti
Leonardo da Vinci
Uffici stampa
VILLAGGIO GLOBALE
Generi
arte antica
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“LEONARDO.La Madonna Benois dalle collezioni dell’Ermitage”. Il capolavoro giovanile di Leonardo arriva in Italia dopo 35 anni.

Comunicato stampa

Nell’anno dell’anniversario dei 500 anni dalla sua morte, il capolavoro giovanile
del Maestro toscano torna in Italia, dopo 35 anni dalla sua unica esposizione,
in occasione della XIII Unesco Creative Cities Network Annual Conference di Fabriano.
L’Ermitage sceglie dunque, a differenza di altri, di celebrare il genio del grande
artista italiano proprio nel suo Paese natale, con prestiti eccezionali a
cominciare da quello della “Madonna Benois” a Fabriano,
ove la preziosa opera sarà in mostra presso la Pinacoteca comunale
della città marchigiana dal 1° al 30 giugno 2019.

Presenti all’incontro al Castello Sforzesco: Filippo Del Corno, Assessore
alla Cultura del Comune di Milano, che ospita la presentazione alla stampa;
Maria Francesca Merloni, UNESCO Goodwill Ambassador for Creative Cities,
promotrice e ideatrice dell’evento di Fabriano; Irina Artemieva, conservatore
dell’Ermitage; Maurizio Cecconi, Segretario Generale di “Ermitage Italia” e
Carlo Bertelli, curatore insieme a Tatiana Kustodieva dell’esposizione,
organizzata da Il Cigno GG Edizioni e Villaggio Globale International.

A Fabriano, l’esposizione di quest’opera straordinaria costituisce il principale
evento del programma culturale della XIII UNESCO Creative Cities Conference,
il più importante appuntamento internazionale del network che riunisce i comuni
che hanno identificato nella creatività un fattore strategico di sviluppo.
Il meeting, ospitato nella città marchigiana dal 10 al 15 giugno 2019,
darà vita a un ampio dibattito sulle sfide delle città nel XXI secolo e rappresenterà un’occasione unica per mostrare al mondo il meglio del sistema italiano della creatività.

“Siamo onorati e molto felici” ha dichiarato Maria Francesca Merloni.
“È un grande privilegio esporre “La Madonna Benois” in occasione della XIII UNESCO Creative Cities Network Annual Conference. Le Città Creative si inchinano al genio di Leonardo, al suo messaggio di bellezza, che edifica e riscatta, all’apertura al mistero
che un’opera così preziosa reca in sé”.

“Abbiamo scelto di portare questo capolavoro di Leonardo a Fabriano - spiega da San Pietriburgo il prof Michail Piotrovsky Direttore Generale del Museo Statale Ermitage - perché in Italia non esistono città che non meritano grandi capolavori, costellata com’è
di borghi che conservano opere d’arte uniche; tanto più che quest’anno proprio piccoli centri come Matera e Fabriano sono stati scelti dall’Unione Europea o dall’Unesco per ospitare eventi culturali internazionali. Questa però è anche la grande differenza dell’Ermitage rispetto ad altri musei che chiedono per le celebrazioni di ospitare dei Leonardo. Noi scegliamo di donare, dando la possibilità ai diversi Paesi - ma soprattutto all’Italia con cui abbiamo forti legami - di rivedere in Patria grandi capolavori dei massimi artisti mondiali. Lo abbiamo fatto con Canaletto a Venezia, con Michelangelo a Roma, lo faremo con Raffaello. Per quanto riguarda Leonardo Fabriano è l’inizio. Un magnifico inizio. La Madonna Benois poi andrà a Perugia mentre a Milano arriverà la Madonna Litta. Questa è la politica culturale scelta dall’Ermitage “
“La Madonna Benois” icona conosciuta nel mondo, è un’opera chiave del giovane Leonardo da Vinci. Realizzata probabilmente tra il 1478 e il 1480,
segna la sua indipendenza dallo stile e dalla formazione di Verrocchio, nella cui bottega il Maestro era entrato circa 10 anni prima: un manifesto di quella “maniera moderna”
di cui Leonardo fu iniziatore.

Al suo secondo impegno su uno dei temi religiosi più diffusi, all’età di ventisei anni,
l’artista rompe con la tradizione e inventa una nuova figura di Maria: non più l’imperturbabile Regina dei cieli ma una semplice madre che gioca con il proprio figlio.

Tatiana Kustodieva spiega in catalogo (edizione congiunta Il Cigno/Skira):
“in Verrocchio era assente ciò che in Leonardo rappresenta l’elemento principale e cioè
la parentela spirituale, l’unità esistente tra una madre e il suo bambino”.
“Leonardo – scrive Carlo Bertelli - non ha creato un’immagina statica e devozionale, ha solo fermato un momento”; “non ha dipinto una scena di genere, ma ha immesso
nella quotidianità significati profondi” come quello cui rimanda la piantina che Maria
fa roteare tra le dita, incuriosendo il figlio: una comune - ma premonitrice – crucifera.

Anche la semioscurità in cui egli immette le due figure sacre - un luogo chiuso
e semibuio, privatissimo - al contrario dello spazio aperto e pieno di sole
della tradizione fiorentina, accresce gli interrogativi, introducendo secondo alcuni
attesa e mistero, e distingue questa “primizia leonardesca, tanto carica di sviluppi futuri”.
LA MADONNA BENOIS, IL CAPOLAVORO GIOVANILE DI LEONARDO

Sono pochissime le opere pittoriche di Leonardo: l’interesse e impegno
del Da Vinci anche in campo scientifico e tecnico, la sua convinzione che il pittore
per comprendere la natura debba avere diverse cognizioni - dalla prospettiva
ai principi dell’ottica, fino all’anatomia – fanno sì che egli alla fine realizzi pochi
dipinti, preso da mille speculazioni, spesso lasciando allo stadio embrionale le
sue innovative idee figurative. I motivi riconducibili a un’invenzione del maestro sono dunque ben più numerosi delle poche opere autografe giunte fino a noi.

“La Madonna Benois” entrò nelle collezioni dell’Ermitage nel 1914 e fu
certamente la più importante acquisizione del Museo di San Pietroburgo negli anni
immediatamente precedenti la Rivoluzione. Un evento “nazionale”, nato dal coraggio dell’allora Conservatore della pittura dell’Ermitage, grande esperto dell’arte italiana Ernest Karlovič von Liphart, e dall’amore di patria della proprietaria Marija Aleksandrovna Benois (Benua, nata Sapožnikova), moglie del celebre architetto pietroburghese Leontij Nikolaevič Benua (Benois). Marija Aleksandrovna nel 1880 aveva ricevuto dal padre la “Madonna con il fiore” come regalo di nozze, già parte dei beni del nonno paterno, tale Aleksandr Petrovič Sapožnikov, mercante in Astrachan’.
Nel novembre del 1913 la rivista Starye gody scriveva: “Tutti gli amanti dell’arte e
tutti gli interessati possono congratularsi per un evento felice della nostra vita
artistica: la Madonna Benois è stata acquistata dall’Ermitage Imperiale... Impossibile
non ricordare qui con gratitudine i sentimenti della proprietaria, Marija Aleksandrovna
Benois, per aver voluto rinunciare a una parte del prezzo di vendita per poter conservare il dipinto in Russia.”
Nonostante la leggenda sulla provenienza dell’opera, che per molto tempo
si ritenne fosse stata acquistata dal nonno di Marija Aleksandrovna da una
compagnia di attori girovaghi, il prezioso, piccolo dipinto (48 x 37 cm), come fu
chiarito alla fine degli anni Settanta, apparteneva in realtà alla splendida collezione
del generale Korsakov, il più antico proprietario finora conosciuto del
capolavoro leonardesco.
L’opera fu messa all’asta dal collezionista nel 1822; Sapožnikov attese pazientemente
che i prezzi scendessero e tra il 1823 e il 1824 comprò il dipinto,
già allora indicato come di Leonardo.
Nel registro dei quadri del nuovo proprietario compilato nel 1827, si legge
“Al n. 1 dell’elenco troviamo una “Madre di Dio con l’Eterno Infante sul braccio sinistro”.
Originariamente dipinta su tavola a causa della sua vetustà, nel 1824 era stata
trasportata su tela dall’accademico Korotkov. La parte alta è centinata: Autore,
Leonardo da Vinci. Il trasporto su tela ha rivelato un disegno a inchiostro, e anche
un Bambino con tre mani, da cui fu ricavato un disegno litografico.
Dalla collezione del generale Korsakov”.
Una giovane Marija Aleksandrovna Sapožnikova Benois
Tutti i proprietari dell’opera hanno sempre creduto nella paternità leonardesca
ma il mondo accademico non si era ancora espresso.
Bisognerà attendere un’esposizione del 1908 curata dalla rivista Starye gody
e la tenacia di Liphart, che nell’occasione approfittò di un suo articolo dedicato
alla sezione italiana per affermare: “Sul lato opposto del palco c’è una piccola
Madonna che io attribuisco con decisione a Leonardo da Vinci (1452-1519),
nonostante tutto il clamore che sarà provocato da questa mia affermazione...”

Di fatto le reazioni non mancarono, ma una volta superata una serie di dubbi e incertezze,
gli studiosi riconobbero la paternità di Leonardo che oggi risulta indiscutibile.

Come ricorda Tatiana Kustiodieva nel suo bellissimo saggio, Adolfo Venturi al tempo
scrisse: “Io sottoscritto con ciò confermo che il quadro della famiglia Benois raffigurante
una “Madonna col Bambino” e attribuita a Leonardo è inconfutabilmente una sua opera
giovanile. L’ho studiata attentamente in occasione del mio ultimo viaggio in Russia.
Il volto della Vergine col suo aspetto puro e infantile, così come la ricerca dell’essenza
delle forme, sono una dimostrazione chiarissima di questo genere di caratterizzazione.
Il Gesù Bambino, ancora di tipo verrocchiesco, per le sue grandi proporzioni
non corrisponde a una madre così giovane e così particolare: tutto questo parla di una data precoce della creazione di quest’opera. Qui si può riscontrare la confluenza tra antiche forme preconfezionate e una ricerca nuova, che con grande vivacità e freschezza si incontrano nell’originale volto della madre-bambina. Tutto questo insieme fa sì che
io, sottoscritto, affermi che questo lavoro debba essere considerato tra le rare
opere di un genio agli inizi. Anche i disegni giovanili di Leonardo, se paragonati alla
“Madonna Benois”, mi obbligano a considerare questo meraviglioso dipinto
un suo lavoro, e ammetto che meriti un posto in un qualunque museo d’Europa”
La sala dei Leonardo all'Ermitage
(immagine risalente agli anni immeditamente precedenti la Rivoluzione)
Quando nel 1913 Marija Nikolaevna Benois decise di mettere in vendita il dipinto
le fu offerta da un antiquario parigino una somma maggiore di quella che era in
grado di pagare il governo russo; la proprietaria voleva però che il quadro di Leonardo
rimanesse in Russia e concordò di cederlo, anche a rate, per il prezzo relativamente
modesto di 150000 rubli (rinunciando in questo modo a circa 37000 rubli).
L’opinione pubblica svolse un’ampia campagna a favore dell’acquisizione
del quadro da parte dell’Ermitage e finalmente nel 1914 l’opera varcò le soglie
del museo imperiale.

Anche “La Madonna Benois”, come pure altre opere leonardesche, è il risultato
di una lunga ricerca, come dimostrano alcuni disegni riconducibili al dipinto.
In essi l’artista cerca, sulla base di un oggetto unificante, la relazione più convincente
tra le figure, relazione che può essere un vaso di frutta, oppure un gatto che il bambino allontana o stringe a sé.

Ancora oggi, più si osserva il quadro, più risulta affascinante la spontaneità
e il fascino della madre bambina.

“La Madonna è scesa dal trono su cui gli artisti di Quattrocento l’avevano posta –
scrive Kustodieva - e si è andata a sedere su una panca, in una stanza di una casa
abitata. È rimasta la tradizionale tenda che scende dietro la schiena di Maria, che da
segno di un cerimoniale, oppure simbolo delle alte sfere, è diventato un tessuto ricoprente
lo schienale di una sedia. La stanza è descritta con grande parsimonia, ma Leonardo
rende omaggio al suo tempo considerando con l’attenzione di un quattrocentista
dettagli come i riccioli di Maria, la spilla, i fragili petali del fiore, le testine dei chiodi nella
cornice della finestra. Ciascun oggetto non esiste per se stesso e grazie alla luce
partecipa di un unico ambiente.”
A differenza dei suoi contemporanei Leonardo concentra l’attenzione su ciò che è
fondamentale, poiché: “Un buon pittore - annota Leonardo nel “Trattato della Pittura” -
deve dipingere due cose principali: l’uomo e la rappresentazione della sua anima.
Il primo è facile, il secondo è difficile, poiché deve essere rappresentato da gesti e
movimenti delle membra del corpo”.