Johanna Billing – 15 Years of You Don’t Love Me Yet

Informazioni Evento

Luogo
LAVERONICA ARTE CONTEMPORANEA
Via Clemente Grimaldi 93, Modica, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Tue-Sat
 | 10.00 - 13.00
 | 16.00 - 20.00



Vernissage
30/12/2017
Artisti
Johanna Billing
Generi
arte contemporanea, personale

La mostra ripensa al progetto nel quale le cover sono state utilizzate come stimolo per esplorare modi in cui l’originalità e l’integrità artistica sono rispettate sia ad un livello collettivo che individuale.

Comunicato stampa

Durante il live tour di You Don’t Love Me Yet (2002—2017) musicisti locali, in 26 diverse città sono stati invitati a realizzare la cover dell’omonima canzone d’amore del 1984 scritta dal canta-autore texano Roky Erickson. Attraverso diversi tipi d’interpretazione, ogni versione rifletteva lo stile personale dei partecipanti. Presso il Teatro Garibaldi di Modica nel pomeriggio del 30 Dicembre, Johanna Billing con la galleria Laveronica organizzerà un concerto che celebrerà i quindici anni del progetto con quindici nuove cover messe a punto da musicisti e cantanti locali che si avvicenderanno senza interruzione sul palco. La performance sarà accompagnata da una documentazione d’archivio dei precedenti eventi, ciò includerà circa 300 diverse cover che saranno in mostra presso la galleria Laveronica.

Laveronica Arte Contemporanea è lieta di presentare la mostra di Johanna Billing 15 Years of You Don’t Love Me Yet, 2002-2017. La mostra ripensa al progetto nel quale le cover sono state utilizzate come stimolo per esplorare modi in cui l’originalità e l’integrità artistica sono rispettate sia ad un livello collettivo che individuale. L’ambivalenza della canzone d’amore è stata utilizzata simultaneamente per analizzare l’incerta relazione tra musica e arte. La prima versione di You Don’t Love me Yet ha avuto luogo a Stoccolma nel 2002 presso Index– The Swedish Contemporary Art Foundation durante la quale sono state eseguite 21 diverse versioni, ciò si è trasformato in un micro-momento che si ripeteva e in un ritratto di tempo e spazio. Ciò che era iniziato come singolo evento locale è presto diventato un fenomeno internazionale che altre comunità musicali hanno voluto condividere.

L’evento della performance iniziale nasceva dal tentativo di articolare delle osservazioni che Johanna Billing aveva sulla società Svedese a quel tempo [laureandosi alla scuola d’arte alla fine degli anni novanta]. Uno stimolo verso l’individualismo e l’indipendenza avevano forgiato le norme sociali, le convenzioni e i desideri. L’ambivalenza dei temi che è fondata sulle relazioni, o sulla collaborazione è stata forse anche un rifiuto del collettivismo che ha caratterizzato probabilmente il recente passato sociale svedese. La stessa Billing proviene da una pratica artistica ibrida, fortemente coinvolta nella scena musicale indipendente come scrittrice, arrangiatrice, DJ avendo gestito nello stesso tempo la sua casa discografica make it happen (1998–2010). L’aspetto organizzativo del progetto, lavorare con i musicisti sulle parole della loro musica, è servito come chiave del lavoro ed ha innescato una risposta che riflette sul crescente interesse nel mondo dell’arte per le performance musicali alle inaugurazioni nelle gallerie e per movimentare il contesto istituzionale.

L’aspetto pratico del tour ha creato una collaborazione tra promotori di musica locale e istituzioni artistiche in maniera da investigare e mettere in questione le gerarchie dei diversi ambienti così come i loro rispettivi sistemi di produzione, valutazione e attese del “contenuto artistico”. Gli oltre quindici anni, la costante ripetizione e produzione, da Stoccolma a Toronto passando per Madrid, ha dimostrato un insaziabile appetito per la collettività, per le discussioni pubbliche che hanno incluso sia amatori che musicisti professionisti di tutte le età, mettendo in pratica il format della band in tour dove performance senza limiti sono le benvenute in disaccordo invece con il prestigio e la rarefazione spesso offerta dal contesto delle arte visive.

Per celebrare le molteplici vite del progetto, sarà lanciato, durante la mostra a Modica, un archivio online che renderà accessibile a tutti i video delle performance e sarà così un punto di riferimento.

Johanna Billing, è nata nel 1973 a Jönkoping, Svezia. Ha frequentato la Konstfack, International College of Arts, Crafts and Design, a Stoccolma dove ha vissuto e lavorato con video, film e performance dalla sua laurea nel 1999. Recenti mostre personali: Keeping Time, Villa Croce (2016), Pulheim Jam Session, Glasmoog, Cologne (2015), I’m Gonna Live Anyhow until I Die, The Mac, Belfast (2012). Billing ha partecipato a mostre di ricerca come The Off Biennale Budapest, (2017), 4th Auckland Triennial, Auckland (2010), Documenta 12, Kassel (2007); Singapore Biennale (2006), 9th Istanbul Biennial; 1st Moscow Biennale (2005) e la 50th Venice Biennale (2003).

Johanna Billing
15 Years of You Don’t Love Me Yet, 2002-2017

During the You Don’t Love Me Yet live tour (2002—2017) local musicians, in 26 different cities were invited to cover the eponymous 1984 love song penned by Texan singer-songwriter Roky Erickson. In a diverse range of interpretations, each version reflected the participants' own personal style. In Teatro Garibaldi in Modica, Billing with Laveronica will organise a concert celebrating fifteen years of the project with fifteen new cover versions performed by local musicians and singers in continuous repetition over an afternoon on December 30th. Accompanying the performance an archival presentation with documentation from previous events, including roughly 300 cover versions will be on display in an exhibition at Laveronica Gallery.

Laveronica Arte Contemporanea is delighted to present the exhibition 15 Years of You Don’t Love Me Yet, 2002-2017 by Johanna Billing. The exhibition looks back at the project where the cover version has been used as a catalyst to explore ways of maintaining originality as well as artistic integrity both on an individual and collective level. The ambivalence of the love song has been simultaneously used to explore the hesitant relationship between music and art. The first rendition of You Don’t Love me Yet took place at Index– The Swedish Contemporary Art Foundation in Stockholm in 2002 in which 21 acts each performed a version, in what turned out to become a very special repetitive micro-moment and portrait in time and place. What started as a local, and single event soon became an international phenomenon in which other musical communities wanted to share.

The initial performance event emerged from and sought to articulate observations that Johanna Billing held about Swedish society at the time [graduating from art school at the end the of 90s]. A drive towards individualism and independence had forged social norms, conventions and desires. The ambivalence towards themes grounded in relationships, or collaboration were also perhaps a rebuttal of the collectivism that had supposedly characterised Sweden’s recent social past. Billing herself emerged from a cross art form practice, heavily involved in the independent music scene as writer, arranger, DJ as well as running her own record label make it happen (1998–2010). The organisational aspect of the project, to work with musicians on music’s own terms, served as a key to the work and enacted a reflective response to the then growing interest in the art world in musical performances in galleries at openings and to ‘enliven’ the institutional context.

The practical aspect of the tour involved collaboration between music promoters from local venues and art institutions as a way to investigate and question the hierarchies between the different scenes as well as their respective modes of production, evaluation and expectations of ’artistic content’. Over 15 years, the constant repetition and production, from Stockholm to Toronto via Madrid, demonstrated an insatiable appetite for collectivism, for forums that included both amateurs and professional musicians alike from all ages, enacting the format of the band on tour where limitless performances can only be seen as desirable in opposition to the prestige and rarefication often on offer in the visual art context.

To celebrate the multitudinous life of the project, a free online video archive will be launched during the exhibition in Modica, making it an accessible as a point of reference for the first time.

Johanna Billing, born in 1973 in Jönkoping, Sweden attended Konstfack, International College of Arts, Crafts and Design, in Stockholm where she has lived and worked with video, film and performance since graduating in 1999. Recent solo exhibitions include, Keeping Time, Villa Croce (2016), Pulheim Jam Session, Glasmoog, Cologne (2015), I’m Gonna Live Anyhow until I Die, The Mac, Belfast (2012). She has participated in survey shows such as The Off Biennale Budapest, (2017), 4th Auckland Triennial, Auckland (2010), Documenta 12, Kassel (2007); Singapore Biennale (2006), 9th Istanbul Biennial; 1st Moscow Biennale (2005) and 50th Venice Biennale (2003).